Sulla lingua italiana. Discorsi sei/Prefazione: differenze tra le versioni

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Molti hanno scritto intorno alle doti che distinguono la lingua italiana da tutte le antiche e moderne. Pochi, per quanto sappiamo, ne hanno trattato con critica, in guisa da far discernere come e quanto essa lingua sia stata fin ad oggi applicata all'eloquenza, alla poesia ed alla letteratura in generale degl'Italiani. Finalmente nessuno ha considerato filosoficamente le origini, le epoche e la formazione di essa, affine di conoscere per via d'analogia i principj, i progressi oscurissimi delle formazioni e trasformazioni di tante altre lingue. Infatti, chi potesse rintracciare siffatte trasformazioni saprebbe quando la terra fu gradualmente popolata, e come il genere umano fu diviso e suddiviso in differenti nazioni. I patti reciprochi delle società umane si creano e mantengono unicamente per mezzo della parola; e gli uomini, che a cagione della diversità delle loro lingue non si possono intendere fra di loro, si dividono naturalmente sotto leggi diverse. Alcune nazioni che, abitando opposti climi ed emisferi con leggi e governi tutti proprj e differenti, parlano ad ogni modo la stessa lingua, sono colonie recentissime di altri popoli; ma tardi o tosto la lingua della Madre Patria dovrà necessariamente alterarsi in guisa che divenga, se non un'altra lingua, certamente un altro dialetto. Il che appare evidentemente nell'immenso tratto d'Europa dove si parla la lingua illirica e dove i Russi, i Boemi e i Dalmati, originarj dello stesso suolo, e serbando pur tuttavia le radici di uno stesso idioma, non possono intendersi senza interprete. Così verrà tempo in cui le vicissitudini della terra e le continue alterazioni delle lingue faranno che i Dizionari dell'Inghilterra e dell'America settentrionale offriranno la differenza stessa di suoni e di significati che oggi si trova nella lingua italiana e nella francese, che pur sono evidentissimi dialetti del latino, già inteso e parlato in tutti i paesi ove i Romani stabilirono e mantennero per più secoli le loro conquiste. Le alterazioni nondimeno e la metamorfosi di una in un'altra lingua succedono per così minimi gradi, e insieme con tanta velocità, che riescì sempre oltremodo difficile di tracciare il processo del cambiamento; e finchè le lingue sono più popolari che letterarie e più parlate che scritte, le loro mutazioni trascorrono impercettibili dalla bocca dell'avo e del padre a quella del nipote e del figlio; quindi il poco che noi sappiamo dell'origine della lingua greca è sì destituto di fatti positivi, che la questione, dopo anni infiniti e volumi di dispute, rimanesi tuttavia fra' termini delle speculazioni metafisiche, per la ragione che la lingua o le lingue da cui derivò la greca ci sono del tutto ignote. Bensì sull'origine della lingua latina abbiamo maggiori nozioni non solo dalla quantità immensa di radici e vocaboli greci, ma ben anche dalle terminazioni; così dalle lettere e suoni dell'alfabeto, dal sistema metrico e dalla prosodia comune a' Greci ed a' Latini. Pure, mentre sappiamo come il latino si perfezionò continuamente imitando il greco, ignoriamo tuttavia in quali guise il greco cominciò a trasformarsi in latino.
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