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{{Qualità|avz=75%|data= luglio 2009|arg=Saggi}}
<onlyinclude>{{Intestazione
| Nome e cognome dell'autore =Silvio Gallio
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| Iniziale del titolo =O
| Anno di pubblicazione =2009
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| Lingua originale del testo =italiano
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| Anno di traduzione =
| Progetto =letteratura
| Argomento =Saggi
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<center>'''Silvio GALLIO'''</center>
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Nel 1845 il conte Ilarione Petitti di Roreto, ''Consigliere di Stato ordinario di S.M. Sarda e Socio di varie Accademie,'' si arrotolò metaforiche maniche ed esplose il suo “''Delle strade ferrate italiane e del miglior ordinamento di esse, Cinque Discorsi” <ref>''Delle strade ferrate italiane e del miglior ordinamento di esse. Cinque Discorsi di Carlo Ilarione Petitti''”, Capolago, Tipografia e Libreria Elvetica, 1845.</ref> ''un corposo testo di 652 pagine, fondamentale per lo studio economico e politico delle linee ferroviarie del nostro Paese di cui all’epoca si parlava come possibili, probabili anzi certe. I “Cinque Discorsi” di Petitti prendevano in osservazione i vari aspetti della progettazione, della costruzione e della gestione delle linee ferroviarie. Da una Torino isolata dal resto della Penisola dalla politica degli Asburgo, Petitti indicava “quali” erano le linee da costruire in Italia. In un’Italia ideale, senza confini. Questo non poteva essere accettato da una comunità di staterelli la cui politica era eterodiretta da Francia e Austria.
E infatti le reazioni ci furono, oscillanti fra l’apprezzamento, ma ironico e pieno di “distinguo”, in “''../{../{
Non era (solo) patriottismo imperiale; uno degli obiettivi era il leggendario collegamento “La Valigia delle Indie” che doveva unire Londra con le sue colonie indiane. Il solo passare per qualche città ne doveva, nell’immaginario della rurale Italia dell’epoca, arricchire come ''nawab'' i fortunati abitanti, lambiti dalle dovizie del misterioso Oriente.
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