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l'alpestre rocce, Po, di che tu labi.</poem></div> |
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− | pure corregge Dante: Si: ira fu la loro; ma la pas- |
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− | sione non genero che orgoglio ; non fortezza. " Nes- |
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+ | pure corregge Dante: Sì: ira fu la loro; ma la passione non generò che orgoglio; non fortezza. " Nessun altro affetto è più cupido ''vindicandi'', che l'ira, e per ciò stesso inabile ''ad vindicandum'', troppo avventato e pazzo; come ogni cupidità impaccia sè stessa nel suo fine<ref>Sen. ''de ira'' 1 12, 5.</ref>. E questo è il fatto del Minotauro che, correndo alla vendetta (''vindicare'' non è vendicare; ma tant'è), "gir non sa"<ref>Inf. XII 24, 15, 27.</ref>. E' l'ira che lo fiacca e lo fa morder sè stesso e poi lo manda |
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− | sun altro affetto e piu cupido vindicandi, che 1'ira, |
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− | e per cib stesso inabile ad vindicandum, troppo av- |
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− | ventato e pazzo; come ogni cupidita impaccia se |
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− | stessa nel suo fine . (4) E questo e il fatto del Mi- |
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− | notauro che, correndo alia vendetta (vindicare non |
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− | e vendicare; ma tant'e), " gir non sa . (5) E 1'ira |
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− | che lo fiacca e lo fa morder se stesso e poi lo manda |
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− | (i) Sen. de ira ib. 17, 2. - (2) id. ib. n. I n, 2. Calcar rir- |
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− | tulis trovava Dante ivi III 3, i. - (3) Par. VI 49 segg. - (4) Sen. |
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− | de ira I 12, 5. - (5) Inf. XII 24, 15, 27. |