Fiore di virtù/XV: differenze tra le versioni

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Prudenza, ovvero discrezione, secondo che dice {{AutoreCitato|Marco Tullio Cicerone|Tullio}}, è di tre parti. La prima si è memoria a ricordarsi delle cose passate: la seconda si è intelligenza a discernere le cose che l'uomo ha a fare, il vero dal falso, il bene dal male, per forma di ragione: la terza si è provvidenza a provvedersi per innanzi a' suoi fatti: e queste tre virtù si formano per due altri modi, cioè consiglio e sollecitudine. {{AutoreCitato|Aristotele|Aristotile}} dice: Consiglio è certa inquisizione che procede d'una cosa in altra: sollecitudine è fare tosto quello che si dee fare per altrui. E puossi assomigliare la virtù della prudenza alla formica, la quale è sollecita la state a trovare quello di che ha a vivere l'inverno, ricordandosi del tempo passato, e conoscendo il presente, cioè la state, che allora trova quello che le fa mestiero, provvedendosi pel tempo avvenire; e ripone ogni biada, e la governa e la fende per mezzo, acciocchè non nasca al tempo del verno: e questo fa ella quasi per uno naturale consiglio. {{AutoreCitato|Marco Tullio Cicerone|Tullio}} dice: Chi non è savio, dice: Questo non pensava io che potesse avvenire: e 'l savio non dubita, ma aspetta; e non sospira, ma guardasi. Salomone dice: Meglio è la sapienza che tutte le ricchezze del mondo: nè è cosa al mondo che si desideri, che le si possi assimigliare. Jesus Sirac dice: Il vino e gli stromenti allegrano il cuore degli uomini, ma soprattutto la sapienza. Ancora: Il servo savio sappia servire liberamente. Ancora: Nella tua gioventù impara scienza e non ristare infino agli capelli canuti. Ancora dice: Ogni sapienza viene da Dio. Tolomeo dice: Chi è savio, non mai muore. David dice: Principio di sapienza è temere Dio. Tolomeo dice: Il savio non può mai sostenere povertà. {{AutoreCitato|Lucio Anneo Seneca|Seneca}} dice: S'io avessi un piè nella fossa, ancora vorrei studiare. Orosio dice: Questo mondo e l'altro può sostenere chi è savio. {{AutoreCitato|Aulo Persio Flacco|Persio}} dice: Il cuore del savio uomo è siccome la nave che affonda, che molti seco n'affonda. Socrate dice: La scienza si è da scrivere nel cuore, e non nella carta. {{AutoreCitato|Aristotele|Aristotile}} dice: Il savio pensando porta l'arme contra ogni uomo. Ancora: È matto, chi crede che la ventura dia bene e male; ma la sapienza lo dà bene. Braschio dice: La chiave della certezza si è il pensiero, e imperò il breve pensamento fa molti errare. Alessandro dice: La notte fu fatta per pensare quello che l'uomo debba fare il dì. {{AutoreCitato|Aristotele|Aristotile}} dice: Gli fatti ben pensati dànno certi ammaestramenti da parte dell'intelligenza. {{AutoreCitato|Lucio Anneo Seneca|Seneca}} dice: Più leggiera cosa è a contrastare al cominciamento che alla fine. Il Decreto dice: Chi ha malo cominciamento non può mai avere buon fine. {{AutoreCitato|Marco Valerio Marziale|Marziale}} dice: Quando l'erba è tenera, si sveglie facilmente; ma s'ella è ferma in sulla radice, non si sveglie senza fatica. {{AutoreCitato|Marco Porcio Catone|Cato}} dice: Guarda quello che della cosa ti può avvenire, che poi non leggermente ti dannificherà quello che dinanzi hai provveduto. Salomone dice: Farai tutte le cose con consiglio, e non ti pentirai mai. Pittagora dice: Nessuno consiglio è più leale, nè migliore, che quello che si dà intra le navi che sono in pericolo. Socrate dice : Aspettare si può tosto la rovina di cosa che si regge per consiglio di giovani. Ancora: Tre cose sono contrarie al consiglio: fretta, ira e cupidità. Ancora: Il tardare si è odiosa cosa; ma e' fa l'uomo savio. {{AutoreCitato|Decimo Giunio Giovenale|Giovenale}} dice: Non mostrare mai la tua volontà a cui tu vai a domandare consiglio; chè generalmente ciascuno consiglia quello che crede che piaccia al domandatore: e però non durano i tiranni, perchè altri non gli consiglia se non quello che crede che piaccia loro. {{AutoreCitato|Lucio Anneo Seneca|Seneca}} dice: Quando tu vai a domandare consiglio ad altrui, guarda innanzi com'egli si regge per sè: e se i pensieri tuoi si distruggono nel ricevere il consiglio, però guarda a molti consigli; imperciocchè ne' molti consigli s'affermano i cuori degli uomini. Alessandro dice: Le cose si raffermano per consiglio. {{AutoreCitato|Aristotele|Aristotile}} dice della sollecitudine: Lo studiare mi ha fatto ingegnoso, e la scienza casto. Ancora: Nelle cose consigliate l'uomo dee essere sollecito, e nel consiglio tardo. Brasco dice: Nessuna cosa è dura alla sollecitudine. Santo Sisto dice: L'acqua che corre non porta veleno. {{AutoreCitato|Platone|Plato}} dice: La sapienza senza sollecitudine d'esperienza a poco vale. Della prudenza si legge nelle Storie Romane che cavalcando un dì lo Imperadore Zenone per un bosco, si trovò un filosofo solo, e si lo fece chiamare, ed egli non rispose; sicch'egli stesso lo chiamò, e quegli niente non rispondea. E veggendo ciò, si andò a lui, e domandò quello che faceva: allora il filosofo disse: io imparo sapienza. Disse lo Imperadore: insegnamene un poco: e il filosofo tolse una penna e scrisse questo: ''Ciò che tu vuoi fare, pensa che te ne può incontrare''. E allora l'Imperadore tolse questa scritta, e tornossi a Roma, e félla conficcare nella porta del suo palagio. Sicchè stando uno tempo, gli suoi baroni si fermarono d'ucciderlo, e si promisono una grande quantità di danari a uno barbiero, perchè egli gli segasse la gola quando lo radesse; e questi baroni che avevano ordinato il tradimento si promisono al barbiero di scamparlo. E un dì, quando questo barbiero andava per radere lo 'mperadore, e per fargli quello ch'era ordinato, guardò alla porta del palagio, e vide quella scritta che dicea: ''Ciò che tu vuoi fare, pensa che te ne può incontrare''. E incontanente si smarrì, e pensò che lo Imperadore l'avesse fatta mettere, perchè sapesse quello ch'eglino aveano ordinato di fare, e incontanente andò, e gittossi a' piedi dello Imperadore, e domandò perdonanza, e manifestò tutta la crudeltà allo Imperadore, ed egli non sapea niente di questo fatto: e udendo ciò, si mandò per tutti gli suoi baroni ch'erano nel trattato della sua morte, e fecegli tutti morire, e perdonò al barbiero, e poi si mandò per lo filosofo che gli avea dato la scritta, e da poi non lo lasciò partire da lui.
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