Divina Commedia/Paradiso/Canto IV: differenze tra le versioni

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{{opera
{{paradiso}}
|NomeCognome=Dante Alighieri
'''Paradiso - CANTO IV'''
|TitoloOpera=Divina Commedia
----
|NomePaginaOpera=Divina Commedia
''Canto IV, dove in quello medesimo cielo due veritadi si manifestano da Beatrice: l'una è del luogo de' beati, e l'altra si è de la voluntate mista e de la obsuluta; e propone terza questione del voto e se si puote satisfare al voto rotto e non osservato.''
|AnnoPubblicazione=
|TitoloSezione=[[Divina Commedia/Paradiso|Paradiso]]<br /><br />Canto quarto
}}
Intra due cibi, distanti e moventi <br>
{{capitolo
d'un modo, prima si morria di fame, <br>
|CapitoloPrecedente=Canto terzo
che liber' omo l'un recasse ai denti; <br>
|NomePaginaCapitoloPrecedente=Divina Commedia/Paradiso/Canto III
sì si starebbe un agno intra due brame <br>
|CapitoloSuccessivo=Canto quinto
di fieri lupi, igualmente temendo; <br>
|NomePaginaCapitoloSuccessivo=Divina Commedia/Paradiso/Canto V
sì si starebbe un cane intra due dame: <br>
}}
per che, s'i' mi tacea, me non riprendo, <br>
''Canto IV, dove in quello medesimo cielo due veritadi si manifestano da Beatrice: l'una è del luogo de' beati, e l'altra si è de la voluntate mista e de la absuluta; e propone terza questione del voto e se si puote satisfare al voto rotto.''
da li miei dubbi d'un modo sospinto, <br>
 
poi ch'era necessario, né commendo. <br>
<poem>
Io mi tacea, ma 'l mio disir dipinto <br>
Intra due cibi, distanti e moventi
m'era nel viso, e 'l dimandar con ello, <br>
d'un modo, prima si morria di fame,
più caldo assai che per parlar distinto. <br>
che liber'omo l'un recasse ai denti; {{r|3}}
Fé sì Beatrice qual fé Danïello, <br>
 
Nabuccodonosor levando d'ira, <br>
sì si starebbe un agno intra due brame
che l'avea fatto ingiustamente fello; <br>
di fieri lupi, igualmente temendo;
e disse: «Io veggio ben come ti tira <br>
sì si starebbe un cane intra due dame: {{r|6}}
uno e altro disio, sì che tua cura <br>
 
sé stessa lega sì che fuor non spira. <br>
per che, s'i' mi tacea, me non riprendo,
Tu argomenti: "Se 'l buon voler dura, <br>
da li miei dubbi d'un modo sospinto,
la vïolenza altrui per qual ragione <br>
poi ch'era necessario, né commendo. {{r|9}}
di meritar mi scema la misura?". <br>
 
Ancor di dubitar ti dà cagione <br>
Io mi tacea, ma 'l mio disir dipinto
parer tornarsi l'anime a le stelle, <br>
m'era nel viso, e 'l dimandar con ello,
secondo la sentenza di Platone. <br>
più caldo assai che per parlar distinto. {{r|12}}
Queste son le question che nel tuo velle <br>
 
pontano igualmente; e però pria <br>
Fé sì Beatrice qual fé Danïello,
tratterò quella che più ha di felle. <br>
Nabuccodonosor levando d'ira,
D'i Serafin colui che più s'india, <br>
che l'avea fatto ingiustamente fello; {{r|15}}
Moïsè, Samuel, e quel Giovanni <br>
 
che prender vuoli, io dico, non Maria, <br>
e disse: "Io veggio ben come ti tira
non hanno in altro cielo i loro scanni <br>
uno e altro disio, sì che tua cura
che questi spirti che mo t'appariro, <br>
sé stessa lega sì che fuor non spira. {{r|18}}
né hanno a l'esser lor più o meno anni; <br>
 
ma tutti fanno bello il primo giro, <br>
Tu argomenti: "Se 'l buon voler dura,
e differentemente han dolce vita <br>
la vïolenza altrui per qual ragione
per sentir più e men l'etterno spiro. <br>
di meritar mi scema la misura?". {{r|21}}
Qui si mostraro, non perché sortita <br>
 
sia questa spera lor, ma per far segno <br>
Ancor di dubitar ti dà cagione
de la celestïal c'ha men salita. <br>
parer tornarsi l'anime a le stelle,
Così parlar conviensi al vostro ingegno, <br>
secondo la sentenza di Platone. {{r|24}}
però che solo da sensato apprende <br>
 
ciò che fa poscia d'intelletto degno. <br>
Queste son le question che nel tuo velle
Per questo la Scrittura condescende <br>
pontano igualmente; e però pria
a vostra facultate, e piedi e mano <br>
tratterò quella che più ha di felle. {{r|27}}
attribuisce a Dio e altro intende; <br>
 
e Santa Chiesa con aspetto umano <br>
D'i Serafin colui che più s'india,
Gabrïel e Michel vi rappresenta, <br>
Moïsè, Samuel, e quel Giovanni
e l'altro che Tobia rifece sano. <br>
che prender vuoli, io dico, non Maria, {{r|30}}
Quel che Timeo de l'anime argomenta <br>
 
non è simile a ciò che qui si vede, <br>
non hanno in altro cielo i loro scanni
però che, come dice, par che senta. <br>
che questi spirti che mo t'appariro,
Dice che l'alma a la sua stella riede, <br>
né hanno a l'esser lor più o meno anni; {{r|33}}
credendo quella quindi esser decisa <br>
 
quando natura per forma la diede; <br>
ma tutti fanno bello il primo giro,
e forse sua sentenza è d'altra guisa <br>
e differentemente han dolce vita
che la voce non suona, ed esser puote <br>
per sentir più e men l'etterno spiro. {{r|36}}
con intenzion da non esser derisa. <br>
 
S'elli intende tornare a queste ruote <br>
Qui si mostraro, non perché sortita
l'onor de la influenza e 'l biasmo, forse <br>
sia questa spera lor, ma per far segno
in alcun vero suo arco percuote. <br>
de la celestïal c' ha men salita. {{r|39}}
Questo principio, male inteso, torse <br>
 
già tutto il mondo quasi, sì che Giove, <br>
Così parlar conviensi al vostro ingegno,
Mercurio e Marte a nominar trascorse. <br>
però che solo da sensato apprende
L'altra dubitazion che ti commove <br>
ciò che fa poscia d'intelletto degno. {{r|42}}
ha men velen, però che sua malizia <br>
 
non ti poria menar da me altrove. <br>
Per questo la Scrittura condescende
Parere ingiusta la nostra giustizia <br>
a vostra facultate, e piedi e mano
ne li occhi d'i mortali, è argomento <br>
attribuisce a Dio e altro intende; {{r|45}}
di fede e non d'eretica nequizia. <br>
 
Ma perché puote vostro accorgimento <br>
e Santa Chiesa con aspetto umano
ben penetrare a questa veritate, <br>
Gabrïel e Michel vi rappresenta,
come disiri, ti farò contento. <br>
e l'altro che Tobia rifece sano. {{r|48}}
Se vïolenza è quando quel che pate <br>
 
nïente conferisce a quel che sforza, <br>
Quel che Timeo de l'anime argomenta
non fuor quest' alme per essa scusate: <br>
non è simile a ciò che qui si vede,
ché volontà, se non vuol, non s'ammorza, <br>
maperò fache, come naturadice, facepar inche foco,senta. <br>{{r|51}}
 
se mille volte vïolenza il torza. <br>
PerDice che, sl'ellaalma sia piegala assaisua ostella pocoriede, <br>
credendo quella quindi esser decisa
segue la forza; e così queste fero <br>
quando natura per forma la diede; {{r|54}}
possendo rifuggir nel santo loco. <br>
 
Se fosse stato lor volere intero, <br>
e forse sua sentenza è d'altra guisa
come tenne Lorenzo in su la grada, <br>
che la voce non suona, ed esser puote
e fece Muzio a la sua man severo, <br>
con intenzion da non esser derisa. {{r|57}}
così l'avria ripinte per la strada <br>
 
ond' eran tratte, come fuoro sciolte; <br>
S'elli intende tornare a queste ruote
ma così salda voglia è troppo rada. <br>
l'onor de la influenza e 'l biasmo, forse
E per queste parole, se ricolte <br>
in alcun vero suo arco percuote. {{r|60}}
l'hai come dei, è l'argomento casso <br>
 
che t'avria fatto noia ancor più volte. <br>
Questo principio, male inteso, torse
Ma or ti s'attraversa un altro passo <br>
già tutto il mondo quasi, sì che Giove,
dinanzi a li occhi, tal che per te stesso <br>
Mercurio e Marte a nominar trascorse. {{r|63}}
non usciresti: pria saresti lasso. <br>
 
Io t'ho per certo ne la mente messo <br>
L'altra dubitazion che ti commove
ch'alma beata non poria mentire, <br>
ha men velen, però che sua malizia
però ch'è sempre al primo vero appresso; <br>
non ti poria menar da me altrove. {{r|66}}
e poi potesti da Piccarda udire <br>
 
che l'affezion del vel Costanza tenne; <br>
Parere ingiusta la nostra giustizia
sì ch'ella par qui meco contradire. <br>
ne li occhi d'i mortali, è argomento
Molte fïate già, frate, addivenne <br>
di fede e non d'eretica nequizia. {{r|69}}
che, per fuggir periglio, contra grato <br>
 
si fé di quel che far non si convenne; <br>
Ma perché puote vostro accorgimento
come Almeone, che, di ciò pregato <br>
ben penetrare a questa veritate,
dal padre suo, la propria madre spense, <br>
come disiri, ti farò contento. {{r|72}}
per non perder pietà si fé spietato. <br>
 
A questo punto voglio che tu pense <br>
Se vïolenza è quando quel che pate
che la forza al voler si mischia, e fanno <br>
nïente conferisce a quel che sforza,
sì che scusar non si posson l'offense. <br>
non fuor quest'alme per essa scusate: {{r|75}}
Voglia assoluta non consente al danno; <br>
 
ma consentevi in tanto in quanto teme, <br>
ché volontà, se non vuol, non s'ammorza,
se si ritrae, cadere in più affanno. <br>
ma fa come natura face in foco,
Però, quando Piccarda quello spreme, <br>
se mille volte vïolenza il torza. {{r|78}}
de la voglia assoluta intende, e io <br>
 
de l'altra; sì che ver diciamo insieme». <br>
Per che, s'ella si piega assai o poco,
Cotal fu l'ondeggiar del santo rio <br>
segue la forza; e così queste fero
ch'uscì del fonte ond' ogne ver deriva; <br>
possendo rifuggir nel santo loco. {{r|81}}
tal puose in pace uno e altro disio. <br>
 
«O amanza del primo amante, o diva», <br>
Se fosse stato lor volere intero,
diss' io appresso, «il cui parlar m'inonda <br>
come tenne Lorenzo in su la grada,
e scalda sì, che più e più m'avviva, <br>
e fece Muzio a la sua man severo, {{r|84}}
non è l'affezion mia tanto profonda, <br>
 
che basti a render voi grazia per grazia; <br>
così l'avria ripinte per la strada
ma quei che vede e puote a ciò risponda. <br>
ond'eran tratte, come fuoro sciolte;
Io veggio ben che già mai non si sazia <br>
ma così salda voglia è troppo rada. {{r|87}}
nostro intelletto, se 'l ver non lo illustra <br>
 
di fuor dal qual nessun vero si spazia. <br>
E per queste parole, se ricolte
Posasi in esso, come fera in lustra, <br>
l' hai come dei, è l'argomento casso
tosto che giunto l'ha; e giugner puollo: <br>
che t'avria fatto noia ancor più volte. {{r|90}}
se non, ciascun disio sarebbe frustra. <br>
 
Nasce per quello, a guisa di rampollo, <br>
Ma or ti s'attraversa un altro passo
a piè del vero il dubbio; ed è natura <br>
dinanzi a li occhi, tal che per te stesso
ch'al sommo pinge noi di collo in collo. <br>
non usciresti: pria saresti lasso. {{r|93}}
Questo m'invita, questo m'assicura <br>
 
con reverenza, donna, a dimandarvi <br>
Io t' ho per certo ne la mente messo
d'un'altra verità che m'è oscura. <br>
ch'alma beata non poria mentire,
Io vo' saper se l'uom può sodisfarvi <br>
però ch'è sempre al primo vero appresso; {{r|96}}
ai voti manchi sì con altri beni, <br>
 
ch'a la vostra statera non sien parvi». <br>
e poi potesti da Piccarda udire
Beatrice mi guardò con li occhi pieni <br>
che l'affezion del vel Costanza tenne;
di faville d'amor così divini, <br>
sì ch'ella par qui meco contradire. {{r|99}}
che, vinta, mia virtute diè le reni, <br>
 
Molte fïate già, frate, addivenne
che, per fuggir periglio, contra grato
si fé di quel che far non si convenne; {{r|102}}
 
come Almeone, che, di ciò pregato
dal padre suo, la propria madre spense,
per non perder pietà si fé spietato. {{r|105}}
 
A questo punto voglio che tu pense
che la forza al voler si mischia, e fanno
sì che scusar non si posson l'offense. {{r|108}}
 
Voglia assoluta non consente al danno;
ma consentevi in tanto in quanto teme,
se si ritrae, cadere in più affanno. {{r|111}}
 
Però, quando Piccarda quello spreme,
de la voglia assoluta intende, e io
de l'altra; sì che ver diciamo insieme". {{r|114}}
 
Cotal fu l'ondeggiar del santo rio
ch'uscì del fonte ond'ogne ver deriva;
tal puose in pace uno e altro disio. {{r|117}}
 
"O amanza del primo amante, o diva",
diss'io appresso, "il cui parlar m'inonda
e scalda sì, che più e più m'avviva, {{r|120}}
 
non è l'affezion mia tanto profonda,
che basti a render voi grazia per grazia;
ma quei che vede e puote a ciò risponda. {{r|123}}
 
Io veggio ben che già mai non si sazia
nostro intelletto, se 'l ver non lo illustra
di fuor dal qual nessun vero si spazia. {{r|126}}
 
Posasi in esso, come fera in lustra,
tosto che giunto l' ha; e giugner puollo:
se non, ciascun disio sarebbe frustra. {{r|129}}
 
Nasce per quello, a guisa di rampollo,
a piè del vero il dubbio; ed è natura
ch'al sommo pinge noi di collo in collo. {{r|132}}
 
Questo m'invita, questo m'assicura
con reverenza, donna, a dimandarvi
d'un'altra verità che m'è oscura. {{r|135}}
 
Io vo' saper se l'uom può sodisfarvi
ai voti manchi sì con altri beni,
ch'a la vostra statera non sien parvi". {{r|138}}
 
Beatrice mi guardò con li occhi pieni
di faville d'amor così divini,
che, vinta, mia virtute diè le reni, {{r|141}}
 
e quasi mi perdei con li occhi chini.
</poem>
 
 
===== Voci correlate =====
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|CapitoloPrecedente=Canto terzo
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[[en:The Divine Comedy/Paradiso/Canto IV]]
[[fr:La Divine Comédie : L’Enfer - Chant IV]]
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