Pagina:Sotto il velame.djvu/173: differenze tra le versioni
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la ''preda'' a spargere sangue, e avaramente (cupidamente) seguire i guadagni". Ecco la lupa di Dante, ed e sì avarizia e sì è peccato d'incontinenza, perchè ruba e depreda e uccide; e chi ruba e depreda e uccide è reo di malizia. Ma, nel cerchio |
la ''preda'' a spargere sangue, e avaramente (cupidamente) seguire i guadagni". Ecco la lupa di Dante, ed e sì avarizia e sì è peccato d'incontinenza, perchè ruba e depreda e uccide; e chi ruba e depreda e uccide è reo di malizia. Ma, nel cerchio quarto del Purgatorio, il Poeta con le parole di Ezechiele dice<ref>{{TestoCitato|Divina Commedia/Purgatorio/Canto XX#9|Purg. XX 10}} segg.</ref>: |
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{{ms|font=0.7pc}}<poem> |
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quarto del Purgatorio, il Poeta con le parole di Eze- |
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chiele dice: (i) |
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Maledetta sie tu, antira lupa, |
Maledetta sie tu, antira lupa, |
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che |
che più che tutte l'altre bestie ''hai preda''...</poem></div> |
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restando semplice mal tenere, pecca quasi contro il |
restando semplice mal tenere, pecca quasi contro il |
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prossimo, |
prossimo, cioè fa quasi ingiuria, ed è perciò mezza incontinenza e mezza malizia. |
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incontinenza e mezza malizia. |
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E questo è il pensiero di Dante. Qual è il peccato per cui l'uomo comincia a distogliersi appena appena dal suo corpo, e a desiderare e fare il male altrui? L'avarizia, la quale essendo pure un'incontinenza e una dismisura, non è senza mal del prossimo. Ma il male lo fa, dirò così, senza intenzione; che il mal tenere non è peccato di vera malizia. Qual è il peccato in cui comincia ad avvertirsi una cupidità di cose esterne alla propria carne? E' avarizia; sebbene quelle cose esterne possano considerarsi un che di corporale. Ora se il male del prossimo è preso per fine? se questa cupidità si esercita su cose affatto esterne, affatto spirituali, come, più o meno, "podere, grazia, onore e fama"?<ref>{{TestoCitato|Divina Commedia/Purgatorio/Canto XVII#18|Purg. XVII 18}}</ref> Ecco l'avarizia divenir malizia: ecco apparir la lupa |
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E questo e il pensiero di Dante. Qual e il pec- |
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cato per cui 1'uomo comincia a distogliersi appena |
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appena dal suo corpo, e a desiderare e fare il male |
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altrui? L' avarizia, la quale essendo pure un' incon- |
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tinenza e una dismisura, non e senza mal del pros- |
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simo. Ma il male lo fa, diro cosl, senza intenzione; |
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che il mal tenere non e peccato di vera malizia. |
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Qual e il peccato in cui comincia ad avvertirsi una |
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cupidita di cose esterne alia propria carne? E ava- |
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rizia; sebbene quelle cose esterne possano conside- |
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rarsi un che di corporale. Ora se il male del pros- |
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simo e preso per fine? se questa cupidita si eser- |
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cita su cose affatto esterne, affatto spirituali, come, |
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piii o meno, " podere, grazia, onore e fama ? (2) |
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Ecco 1' avarizia divenir malizia: ecco apparir la lupa |
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(i) Pur>?. XX 10 sejr. - (2) Purtf. XVII Il8. |