Pensieri (Leopardi)/LIV: differenze tra le versioni

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|Nome e cognome dell'autore=Giacomo Leopardi
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|Secolo di pubblicazione=XIX secolo
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Abbiasi per assioma generale che, salvo per tempo corto, l'uomo, non ostante qualunque certezza ed evidenza delle cose contrarie, non lascia mai tra se e se, ed anche nascondendo ciò a tutti gli altri, di creder vere quelle cose, la credenza delle quali gli è necessaria alla tranquillità dell'animo, e, per dir così, a poter vivere. Il vecchio, massime se egli usa nel mondo, mai fino all'estremo non lascia di credere nel segreto della sua mente, benché ad ogni occasione protesti il contrario, di potere, per un'eccezione singolarissima dalla regola universale, in qualche modo ignoto e inesplicabile a lui medesimo, fare ancora un poco d'impressione alle donne: perché il suo stato sarebbe troppo misero, se egli fosse persuaso compiutamente di essere escluso in tutto e per sempre da quel bene in cui finalmente l'uomo civile, ora a un modo ora a un altro, e quando più quando meno aggirandosi, viene a riporre l'utilità della vita. La donna licenziosa, benché vegga tutto giorno mille segni dell'opinione pubblica intorno a se, crede costantemente di essere tenuta dalla generalità per donna onesta; e che solo un piccolo numero di suoi confidenti antichi e nuovi (dico piccolo a rispetto del pubblico) sappiano, e tengano celato al mondo, ed anche gli uni di loro agli altri, il vero dell'esser suo. L'uomo di portamenti vili, e, per la stessa sua viltà e per poco ardire, sollecito dei giudizi altrui, crede che le sue azioni sieno interpretate nel miglior modo, e che i veri motivi di esse non sieno compresi. Similmente nelle cose materiali, il-Buffon osserva che il malato in punto di morte non dà vera fede né a medici né ad amici, ma solo all'intima sua speranza, che gli promette scampo dal pericolo presente. Lascio la stupenda credulità e incredulità de' mariti circa le mogli, materia di novelle, di scene, di motteggi e di riso eterno a quelle nazioni appresso le quali il matrimonio è irrevocabile. E così discorrendo, non è cosa al mondo tanto falsa né tanto assurda, che non sia tenuta vera dagli uomini più sensati, ogni volta che l'animo non trova modo di accomodarsi alla cosa contraria, e di darsene pace. Non tralascerò che i vecchi sono meno disposti che i giovani a rimuoversi dal credere ciò che fa per loro, e ad abbracciare quelle credenze che gli offendono: perché i giovani hanno più animo di levare gli occhi incontro ai mali, e più attitudine o a sostenerne la coscienza o a perirne.
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