Epistolario di Renato Serra/A Emilio Lovarini - 14 settembre 1904: differenze tra le versioni

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Da D. dunque prende la terzina, il disegno del Tr. d'Amore, le determinazioni astronomiche in principio dei canti (diverso dal Canz.) e molti ricordi dissimulati qua e là nei versi - che io raccordo, come mi pare, quasi tutti - e anche in certe rime nuovamente usate, che paion proprio un ricordo della Com. (l'abitudine delle rime è la stessa sì nel Canz. sì nei Tr., ma certe novità sembrano eco di Dante).
 
Poi istituisco un cfr. a bastanza minuto col Boccaccio; ambedue trattarono la stessa materia, ma quanta distanza! La cultura e la rappresentazione nel Bocc. è tutta medievale, a cominciar dai nomi latini in -usse; nel P. invece è classica. E mi si apre la via alla parte III [poi ''cancellato''].
 
III: il P. pose la novità dell'opera sua, in confronto a D., al Boccaccio, al Canzoniere, nella imitazione materiale e formale, dei grandi poeti latini (in una ep. egli nega ogni imitazione nelle rime volgari; non già nelle op. latine, di cui, secondo le teoriche del tempo, la dottrina e la imitazione classica costituiscono il maggior pregio. - Nei Tr. ''imita'' scopertamente).
 
E valendomi specialmente del {{AutoreCitato|Lodovico Catelvetro|Castelvetro}} e delle note dell'Appel, che raccoglie anche i più moderni, noto le imitazioni: da Lattanzio che ricorda un Tr. Cupidinis - e che è nel I Canto del Tr.d'Am. tradotto ''ad literam'', da Prudenzio - battaglia della Pudicizia
{{Sezione note}}