Epistolario di Renato Serra/A Emilio Lovarini - 14 settembre 1904: differenze tra le versioni

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Io voglio dimostrare invece che il P. li pensò e lavorò con l'intendimento di fareun'opera, che nel volg. avesse nobiltà e dignità classica; che tiene quel posto, nel secondo periodo della sua vita letteraria, che ebbe l'Africa nel primo.
 
E' noto: I: ch'egli la adornò con i più cari "fiori" della sua anteriore produzione artisticaa (che fino ad ora aveva tenuto ben da più che la volgare: ''poesis, carmina, versus''; ''fragm.'', rime); in vero egli prende all'Africa la gemma dell'episodio di Masinissa e Sofonisba; ma anche dal l.VI tutta la ''myrtea silva'' degli amanti; e dal l.II (come notò {{AutoreCitato|Bonaventura Zumbini|Zumbini}}) tutta la concezione morale dei Trionfi - il Tempo che tr. delle cose mondane, l'Eternità del Tempo - e imagini e altro; così dal l. ''Rerum memorandarum'' etc.
 
II: egli prese la sua materia dalla tradizione letteraria più eletta e più nobile delle nuove genti; intendo la concezione della storia del mondo, ordinata all'efficacia dell'amore; idea tutta provenzale. Inoltre, - ciò che ne spiega la popolartà immensa; molti più codici dei Tr. che del Canzoniere (Appel) - le forme di quel poema allegorico, che fa servire gli episodi e ornamenti eruditi a un insegnamento morale. Ma che "materia arida" e "morta erudizione"! Non c'era nulla, allora, di più vivace e interessante; (e qui mi valgo brevemente della materia dello studio altra
 
{{Sezione note}}