Epistolario di Renato Serra/A Emilio Lovarini - 14 settembre 1904: differenze tra le versioni

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Qui dunque è significato l'intendimento di fare, in volgare e su materia amorosa (la musa giovanile) non più ''fragmenta''; ma un'opera grande regolare seguita; classica in somma e degna di un dotto. Saranno i {{TestoCitato|Trionfi}}. I quali, prima non sono inclusi nella ediz. definitiva che il P. fece, vivo, delle sue rime (cod. vat. 3195 a); poi, sono nominati, separatamente dal Canzoniere, da contemporanei, poco tempo dopo la morte del P. - Se bene poi editori e critici li abbiano considerati come un'appendice, o parte III del {{TestoCitato|Canzoniere (Rerum vulgarium fragmenta)|Canzoniere.}}
 
I critici moderni dal {{AutoreCitato|Giacomo Leopardi|Leopardi}} in poi hanno visto nei Tr. un ritorno alle ispirazioni amorose giovanili, una ripresa a freddo di vecchi motivi; un'opera mortificata dalla fredda erudizione medievale, avvivata qua e là di lampi lirici.
 
Io voglio dimostrare invece che il P. li pensò e lavorò con l'intendimento di fareun'opera, che nel volg. avesse nobiltà e dignità classica; che tiene quel posto, nel secondo periodo della sua vita letteraria, che ebbe l'Africa nel primo.
 
E' noto: I: ch'egli la adornò con i più cari "fiori" della sua anteriore produzione artisticaa (che fino ad ora aveva tenuto ben da più che la volgare: ''poesis, carmina, versus''; ''fragm.'', rime); in vero egli prende all'Africa la gemma dell'episodio di Masinissa e Sofonisba; ma anche dal l.VI tutta la ''myrtea silva'' degli amanti; e dal l.II (come notò Zumbini) tutta la concezione morale dei Trionfi - il Tempo che tr. delle cose mondane, l'Eternità del Tempo - e imagini e altro; così dal l. ''Rerum memorandarum'' etc.
 
{{Sezione note}}