Orlando furioso (1928)/Canto 5: differenze tra le versioni

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<small><<[[Autore:Ludovico Ariosto]]</small>
CANTO QUINTO<br><br><br>1<br>Tutti gli altri animai che sono in terra,<br>o che vivon quieti e stanno in pace,<br>o se vengono a rissa e si fan guerra,<br>alla femina il maschio non la face:<br>l'orsa con l'orso al bosco sicura erra,<br>la leonessa appresso il leon giace;<br>col lupo vive la lupa sicura,<br>né la iuvenca ha del torel paura.<br><br>2<br>Ch'abominevol peste, che Megera<br>è venuta a turbar gli umani petti?<br>che si sente il marito e la mogliera<br>sempre garrir d'ingiuriosi detti,<br>stracciar la faccia e far livida e nera,<br>bagnar di pianto i geniali letti;<br>e non di pianto sol, ma alcuna volta<br>di sangue gli ha bagnati l'ira stolta.<br><br>3<br>Parmi non sol gran mal, ma che l'uom faccia<br>contra natura e sia di Dio ribello,<br>che s'induce a percuotere la faccia<br>di bella donna, o romperle un capello:<br>ma chi le dà veneno, o chi le caccia<br>l'alma del corpo con laccio o coltello,<br>ch'uomo sia quel non crederò in eterno,<br>ma in vista umana uno spirto de l'inferno.<br><br>4<br>Cotali esser doveano i duo ladroni<br>che Rinaldo cacciò da la donzella,<br>da lor condotta in quei scuri valloni<br>perché non se n'udisse più novella.<br>Io lasciai ch'ella render le cagioni<br>s'apparechiava di sua sorte fella<br>al paladin, che le fu buono amico:<br>or, seguendo l'istoria, così dico.<br><br>5<br>La donna incominciò: - Tu intenderai<br>la maggior crudeltade e la più espressa,<br>ch'in Tebe e in Argo o ch'in Micene mai,<br>o in loco più crudel fosse commessa.<br>E se rotando il sole i chiari rai,<br>qui men ch'all'altre region s'appressa,<br>credo ch'a noi malvolentieri arrivi,<br>perché veder sì crudel gente schivi.<br><br>6<br>Ch'agli nemici gli uomini sien crudi,<br>in ogni età se n'è veduto esempio;<br>ma dar la morte a chi procuri e studi<br>il tuo ben sempre, è troppo ingiusto ed empio.<br>E acciò che meglio il vero io ti denudi,<br>perché costor volessero far scempio<br>degli anni verdi miei contra ragione,<br>ti dirò da principio ogni cagione.<br><br>7<br>Voglio che sappi, signor mio, ch'essendo<br>tenera ancora, alli servigi venni<br>de la figlia del re, con cui crescendo,<br>buon luogo in corte ed onorato tenni.<br>Crudele Amore, al mio stato invidendo,<br>fe' che seguace, ahi lassa! gli divenni:<br>fe' d'ogni cavallier, d'ogni donzello<br>parermi il duca d'Albania più bello.<br><br>8<br>Perché egli mostrò amarmi più che molto,<br>io ad amar lui con tutto il cor mi mossi.<br>Ben s'ode il ragionar, si vede il volto,<br>ma dentro il petto mal giudicar possi.<br>Credendo, amando, non cessai che tolto<br>l'ebbi nel letto, e non guardai ch'io fossi<br>di tutte le real camere in quella<br>che più secreta avea Ginevra bella;<br><br>9<br>dove tenea le sue cose più care,<br>e dove le più volte ella dormia.<br>Si può di quella in s'un verrone entrare,<br>che fuor del muro al discoperto uscìa.<br>Io facea il mio amator quivi montare;<br>e la scala di corde onde salia<br>io stessa dal verron giù gli mandai<br>qual volta meco aver lo desiai:<br><br>10<br>che tante volte ve lo fei venire,<br>quante Ginevra me ne diede l'agio,<br>che solea mutar letto, or per fuggire<br>il tempo ardente, or il brumal malvagio.<br>Non fu veduto d'alcun mai salire;<br>però che quella parte del palagio<br>risponde verso alcune case rotte,<br>dove nessun mai passa o giorno o notte.<br><br>11<br>Continuò per molti giorni e mesi<br>tra noi secreto l'amoroso gioco:<br>sempre crebbe l'amore; e sì m'accesi,<br>che tutta dentro io mi sentia di foco:<br>e cieca ne fui sì, ch'io non compresi<br>ch'egli fingeva molto, e amava poco;<br>ancor che li suo' inganni discoperti<br>esser doveanmi a mille segni certi.<br><br>12<br>Dopo alcun dì si mostrò nuovo amante<br>de la bella Ginevra. Io non so appunto<br>s'allora cominciasse, o pur inante<br>de l'amor mio, n'avesse il cor già punto.<br>Vedi s'in me venuto era arrogante,<br>s'imperio nel mio cor s'aveva assunto;<br>che mi scoperse, e non ebbe rossore<br>chiedermi aiuto in questo nuovo amore.<br><br>13<br>Ben mi dicea ch'uguale al mio non era,<br>né vero amor quel ch'egli avea a costei;<br>ma simulando esserne acceso, spera<br>celebrarne i legitimi imenei.<br>Dal re ottenerla fia cosa leggiera,<br>qualor vi sia la volontà di lei;<br>che di sangue e di stato in tutto il regno<br>non era, dopo il re, di lu' il più degno.<br><br>14<br>Mi persuade, se per opra mia<br>potesse al suo signor genero farsi<br>(che veder posso che se n'alzeria<br>a quanto presso al re possa uomo alzarsi),<br>che me n'avria buon merto, e non saria<br>mai tanto beneficio per scordarsi;<br>e ch'alla moglie e ch'ad ogni altro inante<br>mi porrebbe egli in sempre essermi amante.<br><br>15<br>Io, ch'era tutta a satisfargli intenta,<br>né seppi o volsi contradirgli mai,<br>e sol quei giorni io mi vidi contenta,<br>ch'averlo compiaciuto mi trovai;<br>piglio l'occasion che s'appresenta<br>di parlar d'esso e di lodarlo assai;<br>ed ogni industria adopro, ogni fatica,<br>per far del mio amator Ginevra amica.<br><br>16<br>Feci col core e con l'effetto tutto<br>quel che far si poteva, e sallo Idio;<br>né con Ginevra mai potei far frutto,<br>ch'io le ponessi in grazia il duca mio:<br>e questo, che ad amar ella avea indutto<br>tutto il pensiero e tutto il suo disio<br>un gentil cavallier, bello e cortese,<br>venuto in Scozia di lontan paese;<br><br>17<br>che con un suo fratel ben giovinetto<br>venne d'Italia a stare in questa corte;<br>si fe' ne l'arme poi tanto perfetto,<br>che la Bretagna non avea il più forte.<br>Il re l'amava, e ne mostrò l'effetto;<br>che gli donò di non picciola sorte<br>castella e ville e iurisdizioni,<br>e lo fe' grande al par dei gran baroni.<br><br>18<br>Grato era al re, più grato era alla figlia<br>quel cavallier chiamato Ariodante,<br>per esser valoroso a maraviglia;<br>ma più, ch'ella sapea che l'era amante.<br>Né Vesuvio, né il monte di Siciglia,<br>né Troia avampò mai di fiamme tante,<br>quanto ella conoscea che per suo amore<br>Ariodante ardea per tutto il core.<br><br>19<br>L'amar che dunque ella facea colui<br>con cor sincero e con perfetta fede,<br>fe' che pel duca male udita fui;<br>né mai risposta da sperar mi diede:<br>anzi quanto io pregava più per lui<br>e gli studiava d'impetrar mercede,<br>ella, biasmandol sempre e dispregiando,<br>se gli venìa più sempre inimicando.<br><br>20<br>Io confortai l'amator mio sovente,<br>che volesse lasciar la vana impresa;<br>né si sperasse mai volger la mente<br>di costei, troppo ad altro amore intesa:<br>e gli feci conoscer chiaramente,<br>come era sì d'Ariodante accesa,<br>che quanta acqua è nel mar, piccola dramma<br>non spegneria de la sua immensa fiamma.<br><br>21<br>Questo da me più volte Polinesso<br>(che così nome ha il duca) avendo udito,<br>e ben compreso e visto per se stesso<br>che molto male era il suo amor gradito;<br>non pur di tanto amor si fu rimesso,<br>ma di vedersi un altro preferito,<br>come superbo, così mal sofferse,<br>che tutto in ira e in odio si converse.<br><br>22<br>E tra Ginevra e l'amator suo pensa<br>tanta discordia e tanta lite porre,<br>e farvi inimicizia così intensa,<br>che mai più non si possino comporre;<br>e por Ginevra in ignominia immensa,<br>donde non s'abbia o viva o morta a torre:<br>né de l'iniquo suo disegno meco<br>volse o con altri ragionar, che seco.<br><br>23<br>Fatto il pensier: - Dalinda mia, - mi dice<br>(che così son nomata) - saper dèi,<br>che come suol tornar da la radice<br>arbor che tronchi e quattro volte e sei;<br>così la pertinacia mia infelice,<br>ben che sia tronca dai successi rei,<br>di germogliar non resta; che venire<br>pur vorria a fin di questo suo desire.<br><br>24<br>E non lo bramo tanto per diletto,<br>quanto perché vorrei vincer la pruova;<br>e non possendo farlo con effetto,<br>s'io lo fo imaginando, anco mi giuova.<br>Voglio, qual volta tu mi dài ricetto,<br>quando allora Ginevra si ritruova<br>nuda nel letto, che pigli ogni vesta<br>ch'ella posta abbia, e tutta te ne vesta.<br><br>25<br>Come ella s'orna e come il crin dispone<br>studia imitarla, e cerca il più che sai<br>di parer dessa, e poi sopra il verrone<br>a mandar giù la scala ne verrai.<br>Io verrò a te con imaginazione<br>che quella sii, di cui tu i panni avrai:<br>e così spero, me stesso ingannando,<br>venir in breve il mio desir sciemando. -<br><br>26<br>Così disse egli. Io che divisa e sevra<br>e lungi era da me, non posi mente<br>che questo in che pregando egli persevra,<br>era una fraude pur troppo evidente;<br>e dal verron, coi panni di Ginevra,<br>mandai la scala onde salì sovente;<br>e non m'accorsi prima de l'inganno,<br>che n'era già tutto accaduto il danno.<br><br>27<br>Fatto in quel tempo con Ariodante<br>il duca avea queste parole o tali<br>(che grandi amici erano stati inante<br>che per Ginevra si fesson rivali):<br>- Mi maraviglio (incominciò il mio amante)<br>ch'avendoti io fra tutti li mie' uguali<br>sempre avuto in rispetto e sempre amato,<br>ch'io sia da te sì mal rimunerato.<br><br>28<br>Io son ben certo che comprendi e sai<br>di Ginevra e di me l'antiquo amore;<br>e per sposa legittima oggimai<br>per impetrarla son dal mio signore.<br>Perché mi turbi tu? perché pur vai<br>senza frutto in costei ponendo il core?<br>Io ben a te rispetto avrei, per Dio,<br>s'io nel tuo grado fossi, e tu nel mio. -<br><br>29<br>- Ed io (rispose Ariodante a lui)<br>di te mi maraviglio maggiormente;<br>che di lei prima inamorato fui,<br>che tu l'avessi vista solamente:<br>e so che sai quanto è l'amor tra nui,<br>ch'esser non può di quel che sia, più ardente;<br>e sol d'essermi moglie intende e brama:<br>e so che certo sai ch'ella non t'ama.<br><br>30<br>Perché non hai tu dunque a me il rispetto<br>per l'amicizia nostra, che domande<br>ch'a te aver debba, e ch'io t'avre' in effetto,<br>se tu fossi con lei di me più grande?<br>Né men di te per moglie averla aspetto,<br>se ben tu sei più ricco in queste bande:<br>io non son meno al re, che tu sia, grato,<br>ma più di te da la sua figlia amato. -<br><br>31<br>- Oh (disse il duca a lui), grande è cotesto<br>errore a che t'ha il folle amor condutto!<br>Tu credi esser più amato; io credo questo<br>medesmo: ma si può veder al frutto.<br>Tu fammi ciò ch'hai seco, manifesto,<br>ed io il secreto mio t'aprirò tutto;<br>e quel di noi che manco aver si veggia,<br>ceda a chi vince, e d'altro si provveggia.<br><br>32<br>E sarò pronto, se tu vuoi ch'io giuri<br>di non dir cosa mai che mi riveli:<br>così voglio ch'ancor tu m'assicuri<br>che quel ch'io ti dirò, sempre mi celi. -<br>Venner dunque d'accordo alli scongiuri,<br>e poser le man sugli Evangeli:<br>e poi che di tacer fede si diero,<br>Ariodante incominciò primiero.<br><br>33<br>E disse per lo giusto e per lo dritto<br>come tra sé e Ginevra era la cosa;<br>ch'ella gli avea giurato e a bocca e in scritto,<br>che mai non saria ad altri, ch'a lui, sposa;<br>e se dal re le venìa contraditto,<br>gli promettea di sempre esser ritrosa<br>da tutti gli altri maritaggi poi,<br>e viver sola in tutti i giorni suoi:<br><br>34<br>e ch'esso era in speranza pel valore<br>ch'avea mostrato in arme a più d'un segno,<br>ed era per mostrare a laude, a onore,<br>a beneficio del re e del suo regno,<br>di crescer tanto in grazia al suo signore,<br>che sarebbe da lui stimato degno<br>che la figliuola sua per moglie avesse,<br>poi che piacer a lei così intendesse.<br><br>35<br>Poi disse: - A questo termine son io,<br>né credo già ch'alcun mi venga appresso:<br>né cerco più di questo, né desio<br>de l'amor d'essa aver segno più espresso;<br>né più vorrei, se non quanto da Dio<br>per connubio legitimo è concesso:<br>e saria invano il domandar più inanzi;<br>che di bontà so come ogn'altra avanzi. -<br><br>36<br>Poi ch'ebbe il vero Ariodante esposto<br>de la mercé ch'aspetta a sua fatica,<br>Polinesso, che già s'avea proposto<br>di far Ginevra al suo amator nemica,<br>cominciò: - Sei da me molto discosto,<br>e vo' che di tua bocca anco tu 'l dica;<br>e del mio ben veduta la radice,<br>che confessi me solo esser felice.<br><br>37<br>Finge ella teco, né t'ama né prezza;<br>che ti pasce di speme e di parole:<br>oltra questo, il tuo amor sempre a sciochezza,<br>quando meco ragiona, imputar suole.<br>Io ben d'esserle caro altra certezza<br>veduta n'ho, che di promesse e fole;<br>e tel dirò sotto la fé in secreto,<br>ben che farei più il debito a star cheto.<br><br>38<br>Non passa mese, che tre, quattro e sei<br>e talor diece notti io non mi truovi<br>nudo abbracciato in quel piacer con lei,<br>ch'all'amoroso ardor par che sì giovi:<br>sì che tu puoi veder s'a' piacer miei<br>son d'aguagliar le ciance che tu pruovi.<br>Cedimi dunque e d'altro ti provedi,<br>poi che sì inferior di me ti vedi. -<br><br>39<br>- Non ti vo' creder questo (gli rispose<br>Ariodante), e certo so che menti;<br>e composto fra te t'hai queste cose,<br>acciò che da l'impresa io mi spaventi:<br>ma perché a lei son troppo ingiuriose,<br>questo c'hai detto sostener convienti;<br>che non bugiardo sol, ma voglio ancora<br>che tu sei traditor mostrarti or ora. -<br><br>40<br>Soggiunse il duca: - Non sarebbe onesto<br>che noi volessen la battaglia torre<br>di quel che t'offerisco manifesto,<br>quando ti piaccia, inanzi agli occhi porre. -<br>Resta smarrito Ariodante a questo,<br>e per l'ossa un tremor freddo gli scorre;<br>e se creduto ben gli avesse a pieno,<br>venìa sua vita allora allora meno.<br><br>41<br>Con cor trafitto e con pallida faccia,<br>e con voce tremante e bocca amara<br>rispose: - Quando sia che tu mi faccia<br>veder quest'aventura tua sì rara,<br>prometto di costei lasciar la traccia,<br>a te sì liberale, a me sì avara:<br>ma ch'io tel voglia creder non far stima,<br>s'io non lo veggio con questi occhi prima. -<br><br>42<br>- Quando ne sarà il tempo, avisarotti, -<br>soggiunse Polinesso, e dipartisse.<br>Non credo che passar più di due notti,<br>ch'ordine fu che 'l duca a me venisse.<br>Per scoccar dunque i lacci che condotti<br>avea sì cheti, andò al rivale, e disse<br>che s'ascondesse la notte seguente<br>tra quelle case ove non sta mai gente:<br><br>43<br>e dimostrogli un luogo a dirimpetto<br>di quel verrone ove solea salire.<br>Ariodante avea preso sospetto<br>che lo cercasse far quivi venire,<br>come in un luogo dove avesse eletto<br>di por gli aguati, e farvelo morire,<br>sotto questa finzion, che vuol mostrargli<br>quel di Ginevra, ch'impossibil pargli.<br><br>44<br>Di volervi venir prese partito,<br>ma in guisa che di lui non sia men forte;<br>perché accadendo che fosse assalito,<br>si truovi sì, che non tema di morte.<br>Un suo fratello avea saggio ed ardito,<br>iI più famoso in arme de la corte,<br>detto Lurcanio; e avea più cor con esso,<br>che se dieci altri avesse avuto appresso.<br><br>45<br>Seco chiamollo, e volse che prendesse<br>l'arme; e la notte lo menò con lui:<br>non che 'l secreto suo già gli dicesse;<br>né l'avria detto ad esso, né ad altrui.<br>Da sé lontano un trar di pietra il messe:<br>- Se mi senti chiamar, vien (disse) a nui;<br>ma se non senti, prima ch'io ti chiami,<br>non ti partir di qui, frate, se m'ami. -<br><br>46<br>- Va pur, non dubitar, - disse il fratello:<br>e così venne Ariodanle cheto,<br>e si celò nel solitario ostello<br>ch'era d'incontro al mio verron secreto.<br>Vien d'altra parte il fraudolente e fello,<br>che d'infamar Ginevra era sì lieto;<br>e fa il segno, tra noi solito inante,<br>a me che de l'inganno era ignorante.<br><br>47<br>Ed io con veste candida, e fregiata<br>per mezzo a liste d'oro e d'ogn'intorno,<br>e con rete pur d'or, tutta adombrata<br>di bei fiocchi vermigli al capo intorno<br>(foggia che sol fu da Ginevra usata,<br>non d'alcun'altra), udito il segno, torno<br>sopra il verron, ch'in modo era locato,<br>che mi scopria dinanzi e d'ogni lato.<br><br>48<br>Lurcanio in questo mezzo dubitando<br>che 'l fratello a pericolo non vada,<br>o come è pur commun disio, cercando<br>di spiar sempre ciò che ad altri accada;<br>l'era pian pian venuto seguitando,<br>tenendo l'ombre e la più oscura strada:<br>e a men di dieci passi a lui discosto,<br>nel medesimo ostel s'era riposto.<br><br>49<br>Non sappiendo io di questo cosa alcuna,<br>venni al verron ne l'abito c'ho detto,<br>sì come già venuta era più d'una<br>e più di due fiate a buono effetto.<br>Le veste si vedean chiare alla luna;<br>né dissimile essendo anch'io d'aspetto<br>né di persona da Ginevra molto,<br>fece parere un per un altro il volto:<br><br>50<br>e tanto più, ch'era gran spazio in mezzo<br>fra dove io venni a quelle inculte case<br>ai dui fratelli, che stavano al rezzo,<br>il duca agevolmente persuase<br>quel ch'era falso. Or pensa in che ribrezzo<br>Ariodante, in che dolor rimase.<br>Vien Polinesso, e alla scala s'appoggia<br>che giù manda'gli, e monta in su la loggia.<br><br>51<br>A prima giunta io gli getto le braccia<br>al collo, ch'io non penso esser veduta;<br>lo bacio in bocca e per tutta la faccia,<br>come far soglio ad ogni sua venuta.<br>Egli più de l'usato si procaccia<br>d'accarezzarmi, e la sua fraude aiuta.<br>Quell'altro al rio spettacolo condutto,<br>misero sta lontano, e vede il tutto.<br><br>52<br>Cade in tanto dolor, che si dispone<br>allora allora di voler morire:<br>e il pome de la spada in terra pone,<br>che su la punta si volea ferire.<br>Lurcanio che con grande ammirazione<br>avea veduto il duca a me salire,<br>ma non già conosciuto chi si fosse,<br>scorgendo l'atto del fratel, si mosse;<br><br>53<br>e gli vietò che con la propria mano<br>non si passasse in quel furore il petto.<br>S'era più tardo o poco più lontano,<br>non giugnea a tempo, e non faceva effetto.<br>- Ah misero fratel, fratello insano<br>(gridò), perc'hai perduto l'intelletto,<br>ch'una femina a morte trar ti debbia?<br>ch'ir possan tutte come al vento nebbia!<br><br>54<br>Cerca far morir lei, che morir merta,<br>e serva a più tuo onor tu la tua morte.<br>Fu d'amar lei, quando non t'era aperta<br>la fraude sua: or è da odiar ben forte,<br>poi che con gli occhi tuoi tu vedi certa,<br>quanto sia meretrice, e di che sorte.<br>Serbi quest'arme che volti in te stesso,<br>a far dinanzi al re tal fallo espresso. -<br><br>55<br>Quando si vede Ariodante giunto<br>sopra il fratel, la dura impresa lascia;<br>ma la sua intenzion da quel ch'assunto<br>avea già di morir, poco s'accascia.<br>Quindi si leva, e porta non che punto,<br>ma trapassato il cor d'estrema ambascia;<br>pur finge col fratel, che quel furore<br>non abbia più, che dianzi avea nel core.<br><br>56<br>Il seguente matin, senza far motto<br>al suo fratello o ad altri, in via si messe<br>da la mortal disperazion condotto;<br>né di lui per più dì fu chi sapesse.<br>Fuor che 'l duca e il fratello, ogn'altro indotto<br>era chi mosso al dipartir l'avesse.<br>Ne la casa del re di lui diversi<br>ragionamenti e in tutta Scozia fersi.<br><br>57<br>In capo d'otto o di più giorni in corte<br>venne inanzi a Ginevra un viandante,<br>e novelle arrecò di mala sorte:<br>che s'era in mar summerso Ariodante<br>di volontaria sua libera morte,<br>non per colpa di borea o di levante.<br>D'un sasso che sul mar sporgea molt'alto<br>avea col capo in giù preso un gran salto.<br><br>58<br>Colui dicea: - Pria che venisse a questo,<br>a me che a caso riscontrò per via,<br>disse: - Vien meco, acciò che manifesto<br>per te a Ginevra il mio successo sia;<br>e dille poi, che la cagion del resto<br>che tu vedrai di me, ch'or ora fia,<br>è stato sol perc'ho troppo veduto:<br>felice, se senza occhi io fussi suto! -<br><br>59<br>Eramo a caso sopra Capobasso,<br>che verso Irlanda alquanto sporge in mare.<br>Così dicendo, di cima d'un sasso<br>lo vidi a capo in giù sott'acqua andare.<br>Io lo lasciai nel mare, ed a gran passo<br>ti son venuto la nuova a portare. -<br>Ginevra, sbigottita e in viso smorta,<br>rimase a quello annunzio mezza morta.<br><br>60<br>Oh Dio, che disse e fece, poi che sola<br>si ritrovò nel suo fidato letto!<br>percosse il seno, e si stracciò la stola,<br>e fece all'aureo crin danno e dispetto;<br>ripetendo sovente la parola<br>ch'Ariodante avea in estremo detto:<br>che la cagion del suo caso empio e tristo<br>tutta venìa per aver troppo visto.<br><br>61<br>Il rumor scorse di costui per tutto,<br>che per dolor s'avea dato la morte.<br>Di questo il re non tenne il viso asciutto,<br>né cavallier né donna de la corte.<br>Di tutti il suo fratel mostrò più lutto;<br>e si sommerse nel dolor sì forte,<br>ch'ad esempio di lui, contra se stesso<br>voltò quasi la man per irgli appresso.<br><br>62<br>E molte volte ripetendo seco,<br>che fu Ginevra che 'l fratel gli estinse,<br>e che non fu se non quell'atto bieco<br>che di lei vide, ch'a morir lo spinse;<br>di voler vendicarsene sì cieco<br>venne, e sì l'ira e sì il dolor lo vinse,<br>che di perder la grazia vilipese,<br>ed aver l'odio del re e del paese.<br><br>63<br>E inanzi al re, quando era più di gente<br>la sala piena, se ne venne, e disse:<br>- Sappi, signor, che di levar la mente<br>al mio fratel, sì ch'a morir ne gisse,<br>stata è la figlia tua sola nocente;<br>ch'a lui tanto dolor l'alma trafisse<br>d'aver veduta lei poco pudica,<br>che più che vita ebbe la morte amica.<br><br>64<br>Erane amante, e perché le sue voglie<br>disoneste non fur, nol vo' coprire:<br>per virtù meritarla aver per moglie<br>da te sperava e per fedel servire;<br>ma mentre il lasso ad odorar le foglie<br>stava lontano, altrui vide salire,<br>salir su l'arbor riserbato, e tutto<br>essergli tolto il disiato frutto. -<br><br>65<br>E seguitò, come egli avea veduto<br>venir Ginevra sul verrone, e come<br>mandò la scala, onde era a lei venuto<br>un drudo suo, di chi egli non sa il nome,<br>che s'avea, per non esser conosciuto,<br>cambiati i panni e nascose le chiome.<br>Soggiunse che con l'arme egli volea<br>provar tutto esser ver ciò che dicea.<br><br>66<br>Tu puoi pensar se 'l padre addolorato<br>riman, quando accusar sente la figlia;<br>sì perché ode di lei quel che pensato<br>mai non avrebbe, e n'ha gran maraviglia;<br>sì perché sa che fia necessitato<br>(se la difesa alcun guerrier non piglia,<br>il qual Lurcanio possa far mentire)<br>di condannarla e di farla morire.<br><br>67<br>Io non credo, signor, che ti sia nuova<br>la legge nostra che condanna a morte<br>ogni donna e donzella, che si pruova<br>di sé far copia altrui ch'al suo consorte.<br>Morta ne vien, s'in un mese non truova<br>in sua difesa un cavallier sì forte,<br>che contra il falso accusator sostegna<br>che sia innocente e di morire indegna.<br><br>68<br>Ha fatto il re bandir, per liberarla<br>(che pur gli par ch'a torto sia accusata),<br>che vuol per moglie e con gran dote darla<br>a chi torrà l'infamia che l'è data.<br>Chi per lei comparisca non si parla<br>guerriero ancora, anzi l'un l'altro guata;<br>che quel Lurcanio in arme è così fiero,<br>che par che di lui tema ogni guerriero.<br><br>69<br>Atteso ha l'empia sorte, che Zerbino,<br>fratel di lei, nel regno non si truove;<br>che va già molti mesi peregrino,<br>mostrando di sé in arme inclite pruove:<br>che quando si trovasse più vicino<br>quel cavallier gagliardo, o in luogo dove<br>potesse avere a tempo la novella,<br>non mancheria d'aiuto alla sorella.<br><br>70<br>Il re, ch'intanto cerca di sapere<br>per altra pruova, che per arme, ancora,<br>se sono queste accuse o false o vere,<br>se dritto o torto è che sua figlia mora;<br>ha fatto prender certe cameriere<br>che lo dovrian saper, se vero fôra:<br>ond'io previdi, che se presa era io,<br>troppo periglio era del duca e mio.<br><br>71<br>E la notte medesima mi trassi<br>fuor de la corte, e al duca mi condussi;<br>e gli feci veder quanto importassi<br>al capo d'amendua, se presa io fussi.<br>Lodommi, e disse ch'io non dubitassi:<br>a' suoi conforti poi venir m'indussi<br>ad una sua fortezza ch'è qui presso,<br>in compagnia di dui che mi diede esso.<br><br>72<br>Hai sentito, signor, con quanti effetti<br>de l'amor mio fei Polinesso certo;<br>e s'era debitor per tai rispetti<br>d'avermi cara o no, tu 'l vedi aperto.<br>Or senti il guidardon che io ricevetti,<br>vedi la gran mercé del mio gran merto;<br>vedi se deve, per amare assai,<br>donna sperar d'essere amata mai:<br><br>73<br>che questo ingrato, perfido e crudele,<br>de la mia fede ha preso dubbio al fine:<br>venuto è in sospizion ch'io non rivele<br>a lungo andar le fraudi sue volpine.<br>Ha finto, acciò che m'allontane e cele<br>fin che l'ira e il furor del re decline,<br>voler mandarmi ad un suo luogo forte;<br>e mi volea mandar dritto alla morte:<br><br>74<br>che di secreto ha commesso alla guida,<br>che come m'abbia in queste selve tratta,<br>per degno premio di mia fé m'uccida.<br>Così l'intenzion gli venìa fatta,<br>se tu non eri appresso alle mia grida.<br>Ve' come Amor ben chi lui segue, tratta! -<br>Così narrò Dalinda al paladino<br>seguendo tuttavolta il lor camino.<br><br>75<br>A cui fu sopra ogn'aventura, grata<br>questa, d'aver trovata la donzella<br>che gli avea tutta l'istoria narrata<br>de l'innocenza di Ginevra bella.<br>E se sperato avea, quando accusata<br>ancor fosse a ragion, d'aiutar quella,<br>via con maggior baldanza or viene in prova,<br>poi che evidente la calunnia truova.<br><br>76<br>E verso la città di Santo Andrea,<br>dove era il re con tutta la famiglia,<br>e la battaglia singular dovea<br>esser de la querela de la figlia,<br>andò Rinaldo quanto andar potea,<br>fin che vicino giunse a poche miglia;<br>alla città vicino giunse, dove<br>trovò un scudier ch'avea più fresche nuove:<br><br>77<br>ch'un cavallier istrano era venuto,<br>ch'a difender Ginevra s'avea tolto,<br>con non usate insegne, e sconosciuto,<br>però che sempre ascoso andava molto;<br>e che dopo che v'era, ancor veduto<br>non gli avea alcuno al discoperto il volto;<br>e che 'l proprio scudier che gli servia,<br>dicea giurando: - Io non so dir chi sia. -<br><br>78<br>Non cavalcaro molto, ch'alle mura<br>si trovar de la terra e in su la porta.<br>Dalinda andar più inanzi avea paura;<br>pur va, poi che Rinaldo la conforta.<br>La porta è chiusa, ed a chi n'avea cura<br>Rinaldo domandò: - Questo ch'importa?<br>E fugli detto: perché 'l popol tutto<br>a veder la battaglia era ridutto,<br><br>79<br>che tra Lurcanio e un cavallier istrano<br>si fa ne l'altro capo de la terra,<br>ove era un prato spazioso e piano;<br>e che già cominciata hanno la guerra.<br>Aperto fu al signor di Montealbano,<br>e tosto il portinar dietro gli serra.<br>Per la vota città Rinaldo passa;<br>ma la donzella al primo albergo lassa:<br><br>80<br>e dice che sicura ivi si stia<br>fin che ritorni a lei, che sarà tosto;<br>e verso il campo poi ratto s'invia,<br>dove li dui guerrier dato e risposto<br>molto s'aveano, e davan tuttavia.<br>Stava Lurcanio di mal cor disposto<br>contra Ginevra; e l'altro in sua difesa<br>ben sostenea la favorita impresa.<br><br>81<br>Sei cavallier con lor ne lo steccato<br>erano a piedi, armati di corazza,<br>col duca d'Albania, ch'era montato<br>s'un possente corsier di buona razza.<br>Come a gran contestabile, a lui dato<br>la guardia fu del campo e de la piazza:<br>e di veder Ginevra in gran periglio<br>avea il cor lieto, ed orgoglioso il ciglio.<br><br>82<br>Rinaldo se ne va tra gente e gente;<br>fassi far largo il buon destrier Baiardo:<br>chi la tempesta del suo venir sente,<br>a dargli via non par zoppo né tardo.<br>Rinaldo vi compar sopra eminente,<br>e ben rassembra il fior d'ogni gagliardo;<br>poi si ferma all'incontro ove il re siede:<br>ognun s'accosta per udir che chiede.<br><br>83<br>Rinaldo disse al re: - Magno signore,<br>non lasciar la battaglia più seguire;<br>perché di questi dua qualunche more,<br>sappi ch'a torto tu 'l lasci morire.<br>L'un crede aver ragione, ed è in errore,<br>e dice il falso, e non sa di mentire;<br>ma quel medesmo error che 'l suo germano<br>a morir trasse, a lui pon l'arme in mano.<br><br>84<br>L'altro non sa se s'abbia dritto o torto;<br>ma sol per gentilezza e per bontade<br>in pericol si è posto d'esser morto,<br>per non lasciar morir tanta beltade.<br>Io la salute all'innocenza porto;<br>porto il contrario a chi usa falsitade.<br>Ma, per Dio, questa pugna prima parti,<br>poi mi dà audienza a quel ch'io vo' narrarti. -<br><br>85<br>Fu da l'autorità d'un uom sì degno,<br>come Rinaldo gli parea al sembiante,<br>sì mosso il re, che disse e fece segno<br>che non andasse più la pugna inante;<br>al quale insieme ed ai baron del regno<br>e ai cavallieri e all'altre turbe tante<br>Rinaldo fe' l'inganno tutto espresso,<br>ch'avea ordito a Ginevra Polinesso.<br><br>86<br>Indi s'offerse di voler provare<br>coll'arme, ch'era ver quel ch'avea detto.<br>Chiamasi Polinesso; ed ei compare,<br>ma tutto conturbato ne l'aspetto:<br>pur con audacia cominciò a negare.<br>Disse Rinaldo: - Or noi vedrem l'effetto. -<br>L'uno e l'altro era armato, il campo fatto,<br>sì che senza indugiar vengono al fatto.<br><br>87<br>Oh quanto ha il re, quanto ha il suo popul caro<br>che Ginevra a provar s'abbi innocente!<br>tutti han speranza che Dio mostri chiaro<br>ch'impudica era detta ingiustamente.<br>Crudel superbo e riputato avaro<br>fu Polinesso, iniquo e fraudolente;<br>sì che ad alcun miracolo non fia<br>che l'inganno da lui tramato sia.<br><br>88<br>Sta Polinesso con la faccia mesta,<br>col cor tremante e con pallida guancia;<br>e al terzo suon mette la lancia in resta.<br>Così Rinaldo inverso lui si lancia,<br>che disioso di finir la festa,<br>mira a passargli il petto con la lancia:<br>né discorde al disir seguì l'effetto;<br>ché mezza l'asta gli cacciò nel petto.<br><br>89<br>Fisso nel tronco lo trasporta in terra,<br>lontan dal suo destrier più di sei braccia.<br>Rinaldo smonta subito, e gli afferra<br>l'elmo, pria che si levi, e gli lo slaccia:<br>ma quel, che non può far più troppa guerra,<br>gli domanda mercé con umil faccia,<br>e gli confessa, udendo il re e la corte,<br>la fraude sua che l'ha condutto a morte.<br><br>90<br>Non finì il tutto, e in mezzo la parola<br>e la voce e la vita l'abandona.<br>Il re, che liberata la figliuola<br>vede da morte e da fama non buona,<br>più s'allegra, gioisce e raconsola,<br>che, s'avendo perduta la corona,<br>ripor se la vedesse allora allora;<br>sì che Rinaldo unicamente onora.<br><br>91<br>E poi ch'al trar dell'elmo conosciuto<br>l'ebbe, perch'altre volte l'avea visto,<br>levò le mani a Dio, che d'un aiuto<br>come era quel, gli avea sì ben provisto.<br>Quell'altro cavallier che, sconosciuto,<br>soccorso avea Ginevra al caso tristo,<br>ed armato per lei s'era condutto,<br>stato da parte era a vedere il tutto.<br><br>92<br>Dal re pregato fu di dire il nome,<br>o di lasciarsi almen veder scoperto,<br>acciò da lui fosse premiato, come<br>di sua buona intenzion chiedeva il merto.<br>Quel, dopo lunghi preghi, da le chiome<br>si levò l'elmo, e fe' palese e certo<br>quel che ne l'altro canto ho da seguire,<br>se grata vi sarà l'istoria udire.<br>
{{Orlando Furioso}}
</font>
 
'''1'''<br />
 
Tutti gli altri animai che sono in terra,<br />
Torna: [[Orlando Furioso]]
o che vivon quieti e stanno in pace,<br />
o se vengono a rissa e si fan guerra,<br />
alla femina il maschio non la face:<br />
l'orsa con l'orso al bosco sicura erra,<br />
la leonessa appresso il leon giace;<br />
col lupo vive la lupa sicura,<br />
né la iuvenca ha del torel paura.<br />
'''2'''<br />
Ch'abominevol peste, che Megera<br />
è venuta a turbar gli umani petti?<br />
che si sente il marito e la mogliera<br />
sempre garrir d'ingiuriosi detti,<br />
stracciar la faccia e far livida e nera,<br />
bagnar di pianto i geniali letti;<br />
e non di pianto sol, ma alcuna volta<br />
di sangue gli ha bagnati l'ira stolta.<br />
'''3'''<br />
Parmi non sol gran mal, ma che l'uom faccia<br />
contra natura e sia di Dio ribello,<br />
che s'induce a percuotere la faccia<br />
di bella donna, o romperle un capello:<br />
ma chi le dà veneno, o chi le caccia<br />
l'alma del corpo con laccio o coltello,<br />
ch'uomo sia quel non crederò in eterno,<br />
ma in vista umana uno spirto de l'inferno.<br />
'''4'''<br />
Cotali esser doveano i duo ladroni<br />
che Rinaldo cacciò da la donzella,<br />
da lor condotta in quei scuri valloni<br />
perché non se n'udisse più novella.<br />
Io lasciai ch'ella render le cagioni<br />
s'apparechiava di sua sorte fella<br />
al paladin, che le fu buono amico:<br />
or, seguendo l'istoria, così dico.<br />
'''5'''<br />
La donna incominciò: - Tu intenderai<br />
la maggior crudeltade e la più espressa,<br />
ch'in Tebe e in Argo o ch'in Micene mai,<br />
o in loco più crudel fosse commessa.<br />
E se rotando il sole i chiari rai,<br />
qui men ch'all'altre region s'appressa,<br />
credo ch'a noi malvolentieri arrivi,<br />
perché veder sì crudel gente schivi.<br />
'''6'''<br />
Ch'agli nemici gli uomini sien crudi,<br />
in ogni età se n'è veduto esempio;<br />
ma dar la morte a chi procuri e studi<br />
il tuo ben sempre, è troppo ingiusto ed empio.<br />
E acciò che meglio il vero io ti denudi,<br />
perché costor volessero far scempio<br />
degli anni verdi miei contra ragione,<br />
ti dirò da principio ogni cagione.<br />
'''7'''<br />
Voglio che sappi, signor mio, ch'essendo<br />
tenera ancora, alli servigi venni<br />
de la figlia del re, con cui crescendo,<br />
buon luogo in corte ed onorato tenni.<br />
Crudele Amore, al mio stato invidendo,<br />
fe' che seguace, ahi lassa! gli divenni:<br />
fe' d'ogni cavallier, d'ogni donzello<br />
parermi il duca d'Albania più bello.<br />
'''8'''<br />
Perché egli mostrò amarmi più che molto,<br />
io ad amar lui con tutto il cor mi mossi.<br />
Ben s'ode il ragionar, si vede il volto,<br />
ma dentro il petto mal giudicar possi.<br />
Credendo, amando, non cessai che tolto<br />
l'ebbi nel letto, e non guardai ch'io fossi<br />
di tutte le real camere in quella<br />
che più secreta avea Ginevra bella;<br />
'''9'''<br />
dove tenea le sue cose più care,<br />
e dove le più volte ella dormia.<br />
Si può di quella in s'un verrone entrare,<br />
che fuor del muro al discoperto uscìa.<br />
Io facea il mio amator quivi montare;<br />
e la scala di corde onde salia<br />
io stessa dal verron giù gli mandai<br />
qual volta meco aver lo desiai:<br />
'''10'''<br />
che tante volte ve lo fei venire,<br />
quante Ginevra me ne diede l'agio,<br />
che solea mutar letto, or per fuggire<br />
il tempo ardente, or il brumal malvagio.<br />
Non fu veduto d'alcun mai salire;<br />
però che quella parte del palagio<br />
risponde verso alcune case rotte,<br />
dove nessun mai passa o giorno o notte.<br />
'''11'''<br />
Continuò per molti giorni e mesi<br />
tra noi secreto l'amoroso gioco:<br />
sempre crebbe l'amore; e sì m'accesi,<br />
che tutta dentro io mi sentia di foco:<br />
e cieca ne fui sì, ch'io non compresi<br />
ch'egli fingeva molto, e amava poco;<br />
ancor che li suo' inganni discoperti<br />
esser doveanmi a mille segni certi.<br />
'''12'''<br />
Dopo alcun dì si mostrò nuovo amante<br />
de la bella Ginevra. Io non so appunto<br />
s'allora cominciasse, o pur inante<br />
de l'amor mio, n'avesse il cor già punto.<br />
Vedi s'in me venuto era arrogante,<br />
s'imperio nel mio cor s'aveva assunto;<br />
che mi scoperse, e non ebbe rossore<br />
chiedermi aiuto in questo nuovo amore.<br />
'''13'''<br />
Ben mi dicea ch'uguale al mio non era,<br />
né vero amor quel ch'egli avea a costei;<br />
ma simulando esserne acceso, spera<br />
celebrarne i legitimi imenei.<br />
Dal re ottenerla fia cosa leggiera,<br />
qualor vi sia la volontà di lei;<br />
che di sangue e di stato in tutto il regno<br />
non era, dopo il re, di lu' il più degno.<br />
'''14'''<br />
Mi persuade, se per opra mia<br />
potesse al suo signor genero farsi<br />
(che veder posso che se n'alzeria<br />
a quanto presso al re possa uomo alzarsi),<br />
che me n'avria buon merto, e non saria<br />
mai tanto beneficio per scordarsi;<br />
e ch'alla moglie e ch'ad ogni altro inante<br />
mi porrebbe egli in sempre essermi amante.<br />
'''15'''<br />
Io, ch'era tutta a satisfargli intenta,<br />
né seppi o volsi contradirgli mai,<br />
e sol quei giorni io mi vidi contenta,<br />
ch'averlo compiaciuto mi trovai;<br />
piglio l'occasion che s'appresenta<br />
di parlar d'esso e di lodarlo assai;<br />
ed ogni industria adopro, ogni fatica,<br />
per far del mio amator Ginevra amica.<br />
'''16'''<br />
Feci col core e con l'effetto tutto<br />
quel che far si poteva, e sallo Idio;<br />
né con Ginevra mai potei far frutto,<br />
ch'io le ponessi in grazia il duca mio:<br />
e questo, che ad amar ella avea indutto<br />
tutto il pensiero e tutto il suo disio<br />
un gentil cavallier, bello e cortese,<br />
venuto in Scozia di lontan paese;<br />
'''17'''<br />
che con un suo fratel ben giovinetto<br />
venne d'Italia a stare in questa corte;<br />
si fe' ne l'arme poi tanto perfetto,<br />
che la Bretagna non avea il più forte.<br />
Il re l'amava, e ne mostrò l'effetto;<br />
che gli donò di non picciola sorte<br />
castella e ville e iurisdizioni,<br />
e lo fe' grande al par dei gran baroni.<br />
'''18'''<br />
Grato era al re, più grato era alla figlia<br />
quel cavallier chiamato Ariodante,<br />
per esser valoroso a maraviglia;<br />
ma più, ch'ella sapea che l'era amante.<br />
Né Vesuvio, né il monte di Siciglia,<br />
né Troia avampò mai di fiamme tante,<br />
quanto ella conoscea che per suo amore<br />
Ariodante ardea per tutto il core.<br />
'''19'''<br />
L'amar che dunque ella facea colui<br />
con cor sincero e con perfetta fede,<br />
fe' che pel duca male udita fui;<br />
né mai risposta da sperar mi diede:<br />
anzi quanto io pregava più per lui<br />
e gli studiava d'impetrar mercede,<br />
ella, biasmandol sempre e dispregiando,<br />
se gli venìa più sempre inimicando.<br />
'''20'''<br />
Io confortai l'amator mio sovente,<br />
che volesse lasciar la vana impresa;<br />
né si sperasse mai volger la mente<br />
di costei, troppo ad altro amore intesa:<br />
e gli feci conoscer chiaramente,<br />
come era sì d'Ariodante accesa,<br />
che quanta acqua è nel mar, piccola dramma<br />
non spegneria de la sua immensa fiamma.<br />
'''21'''<br />
Questo da me più volte Polinesso<br />
(che così nome ha il duca) avendo udito,<br />
e ben compreso e visto per se stesso<br />
che molto male era il suo amor gradito;<br />
non pur di tanto amor si fu rimesso,<br />
ma di vedersi un altro preferito,<br />
come superbo, così mal sofferse,<br />
che tutto in ira e in odio si converse.<br />
'''22'''<br />
E tra Ginevra e l'amator suo pensa<br />
tanta discordia e tanta lite porre,<br />
e farvi inimicizia così intensa,<br />
che mai più non si possino comporre;<br />
e por Ginevra in ignominia immensa,<br />
donde non s'abbia o viva o morta a torre:<br />
né de l'iniquo suo disegno meco<br />
volse o con altri ragionar, che seco.<br />
'''23'''<br />
Fatto il pensier: - Dalinda mia, - mi dice<br />
(che così son nomata) - saper dèi,<br />
che come suol tornar da la radice<br />
arbor che tronchi e quattro volte e sei;<br />
così la pertinacia mia infelice,<br />
ben che sia tronca dai successi rei,<br />
di germogliar non resta; che venire<br />
pur vorria a fin di questo suo desire.<br />
'''24'''<br />
E non lo bramo tanto per diletto,<br />
quanto perché vorrei vincer la pruova;<br />
e non possendo farlo con effetto,<br />
s'io lo fo imaginando, anco mi giuova.<br />
Voglio, qual volta tu mi dài ricetto,<br />
quando allora Ginevra si ritruova<br />
nuda nel letto, che pigli ogni vesta<br />
ch'ella posta abbia, e tutta te ne vesta.<br />
'''25'''<br />
Come ella s'orna e come il crin dispone<br />
studia imitarla, e cerca il più che sai<br />
di parer dessa, e poi sopra il verrone<br />
a mandar giù la scala ne verrai.<br />
Io verrò a te con imaginazione<br />
che quella sii, di cui tu i panni avrai:<br />
e così spero, me stesso ingannando,<br />
venir in breve il mio desir sciemando. -<br />
'''26'''<br />
Così disse egli. Io che divisa e sevra<br />
e lungi era da me, non posi mente<br />
che questo in che pregando egli persevra,<br />
era una fraude pur troppo evidente;<br />
e dal verron, coi panni di Ginevra,<br />
mandai la scala onde salì sovente;<br />
e non m'accorsi prima de l'inganno,<br />
che n'era già tutto accaduto il danno.<br />
'''27'''<br />
Fatto in quel tempo con Ariodante<br />
il duca avea queste parole o tali<br />
(che grandi amici erano stati inante<br />
che per Ginevra si fesson rivali):<br />
- Mi maraviglio (incominciò il mio amante)<br />
ch'avendoti io fra tutti li mie' uguali<br />
sempre avuto in rispetto e sempre amato,<br />
ch'io sia da te sì mal rimunerato.<br />
'''28'''<br />
Io son ben certo che comprendi e sai<br />
di Ginevra e di me l'antiquo amore;<br />
e per sposa legittima oggimai<br />
per impetrarla son dal mio signore.<br />
Perché mi turbi tu? perché pur vai<br />
senza frutto in costei ponendo il core?<br />
Io ben a te rispetto avrei, per Dio,<br />
s'io nel tuo grado fossi, e tu nel mio. -<br />
'''29'''<br />
- Ed io (rispose Ariodante a lui)<br />
di te mi maraviglio maggiormente;<br />
che di lei prima inamorato fui,<br />
che tu l'avessi vista solamente:<br />
e so che sai quanto è l'amor tra nui,<br />
ch'esser non può di quel che sia, più ardente;<br />
e sol d'essermi moglie intende e brama:<br />
e so che certo sai ch'ella non t'ama.<br />
'''30'''<br />
Perché non hai tu dunque a me il rispetto<br />
per l'amicizia nostra, che domande<br />
ch'a te aver debba, e ch'io t'avre' in effetto,<br />
se tu fossi con lei di me più grande?<br />
Né men di te per moglie averla aspetto,<br />
se ben tu sei più ricco in queste bande:<br />
io non son meno al re, che tu sia, grato,<br />
ma più di te da la sua figlia amato. -<br />
'''31'''<br />
- Oh (disse il duca a lui), grande è cotesto<br />
errore a che t'ha il folle amor condutto!<br />
Tu credi esser più amato; io credo questo<br />
medesmo: ma si può veder al frutto.<br />
Tu fammi ciò ch'hai seco, manifesto,<br />
ed io il secreto mio t'aprirò tutto;<br />
e quel di noi che manco aver si veggia,<br />
ceda a chi vince, e d'altro si provveggia.<br />
'''32'''<br />
E sarò pronto, se tu vuoi ch'io giuri<br />
di non dir cosa mai che mi riveli:<br />
così voglio ch'ancor tu m'assicuri<br />
che quel ch'io ti dirò, sempre mi celi. -<br />
Venner dunque d'accordo alli scongiuri,<br />
e poser le man sugli Evangeli:<br />
e poi che di tacer fede si diero,<br />
Ariodante incominciò primiero.<br />
'''33'''<br />
E disse per lo giusto e per lo dritto<br />
come tra sé e Ginevra era la cosa;<br />
ch'ella gli avea giurato e a bocca e in scritto,<br />
che mai non saria ad altri, ch'a lui, sposa;<br />
e se dal re le venìa contraditto,<br />
gli promettea di sempre esser ritrosa<br />
da tutti gli altri maritaggi poi,<br />
e viver sola in tutti i giorni suoi:<br />
'''34'''<br />
e ch'esso era in speranza pel valore<br />
ch'avea mostrato in arme a più d'un segno,<br />
ed era per mostrare a laude, a onore,<br />
a beneficio del re e del suo regno,<br />
di crescer tanto in grazia al suo signore,<br />
che sarebbe da lui stimato degno<br />
che la figliuola sua per moglie avesse,<br />
poi che piacer a lei così intendesse.<br />
'''35'''<br />
Poi disse: - A questo termine son io,<br />
né credo già ch'alcun mi venga appresso:<br />
né cerco più di questo, né desio<br />
de l'amor d'essa aver segno più espresso;<br />
né più vorrei, se non quanto da Dio<br />
per connubio legitimo è concesso:<br />
e saria invano il domandar più inanzi;<br />
che di bontà so come ogn'altra avanzi. -<br />
'''36'''<br />
Poi ch'ebbe il vero Ariodante esposto<br />
de la mercé ch'aspetta a sua fatica,<br />
Polinesso, che già s'avea proposto<br />
di far Ginevra al suo amator nemica,<br />
cominciò: - Sei da me molto discosto,<br />
e vo' che di tua bocca anco tu 'l dica;<br />
e del mio ben veduta la radice,<br />
che confessi me solo esser felice.<br />
'''37'''<br />
Finge ella teco, né t'ama né prezza;<br />
che ti pasce di speme e di parole:<br />
oltra questo, il tuo amor sempre a sciochezza,<br />
quando meco ragiona, imputar suole.<br />
Io ben d'esserle caro altra certezza<br />
veduta n'ho, che di promesse e fole;<br />
e tel dirò sotto la fé in secreto,<br />
ben che farei più il debito a star cheto.<br />
'''38'''<br />
Non passa mese, che tre, quattro e sei<br />
e talor diece notti io non mi truovi<br />
nudo abbracciato in quel piacer con lei,<br />
ch'all'amoroso ardor par che sì giovi:<br />
sì che tu puoi veder s'a' piacer miei<br />
son d'aguagliar le ciance che tu pruovi.<br />
Cedimi dunque e d'altro ti provedi,<br />
poi che sì inferior di me ti vedi. -<br />
'''39'''<br />
- Non ti vo' creder questo (gli rispose<br />
Ariodante), e certo so che menti;<br />
e composto fra te t'hai queste cose,<br />
acciò che da l'impresa io mi spaventi:<br />
ma perché a lei son troppo ingiuriose,<br />
questo c'hai detto sostener convienti;<br />
che non bugiardo sol, ma voglio ancora<br />
che tu sei traditor mostrarti or ora. -<br />
'''40'''<br />
Soggiunse il duca: - Non sarebbe onesto<br />
che noi volessen la battaglia torre<br />
di quel che t'offerisco manifesto,<br />
quando ti piaccia, inanzi agli occhi porre. -<br />
Resta smarrito Ariodante a questo,<br />
e per l'ossa un tremor freddo gli scorre;<br />
e se creduto ben gli avesse a pieno,<br />
venìa sua vita allora allora meno.<br />
'''41'''<br />
Con cor trafitto e con pallida faccia,<br />
e con voce tremante e bocca amara<br />
rispose: - Quando sia che tu mi faccia<br />
veder quest'aventura tua sì rara,<br />
prometto di costei lasciar la traccia,<br />
a te sì liberale, a me sì avara:<br />
ma ch'io tel voglia creder non far stima,<br />
s'io non lo veggio con questi occhi prima. -<br />
'''42'''<br />
- Quando ne sarà il tempo, avisarotti, -<br />
soggiunse Polinesso, e dipartisse.<br />
Non credo che passar più di due notti,<br />
ch'ordine fu che 'l duca a me venisse.<br />
Per scoccar dunque i lacci che condotti<br />
avea sì cheti, andò al rivale, e disse<br />
che s'ascondesse la notte seguente<br />
tra quelle case ove non sta mai gente:<br />
'''43'''<br />
e dimostrogli un luogo a dirimpetto<br />
di quel verrone ove solea salire.<br />
Ariodante avea preso sospetto<br />
che lo cercasse far quivi venire,<br />
come in un luogo dove avesse eletto<br />
di por gli aguati, e farvelo morire,<br />
sotto questa finzion, che vuol mostrargli<br />
quel di Ginevra, ch'impossibil pargli.<br />
'''44'''<br />
Di volervi venir prese partito,<br />
ma in guisa che di lui non sia men forte;<br />
perché accadendo che fosse assalito,<br />
si truovi sì, che non tema di morte.<br />
Un suo fratello avea saggio ed ardito,<br />
iI più famoso in arme de la corte,<br />
detto Lurcanio; e avea più cor con esso,<br />
che se dieci altri avesse avuto appresso.<br />
'''45'''<br />
Seco chiamollo, e volse che prendesse<br />
l'arme; e la notte lo menò con lui:<br />
non che 'l secreto suo già gli dicesse;<br />
né l'avria detto ad esso, né ad altrui.<br />
Da sé lontano un trar di pietra il messe:<br />
- Se mi senti chiamar, vien (disse) a nui;<br />
ma se non senti, prima ch'io ti chiami,<br />
non ti partir di qui, frate, se m'ami. -<br />
'''46'''<br />
- Va pur, non dubitar, - disse il fratello:<br />
e così venne Ariodanle cheto,<br />
e si celò nel solitario ostello<br />
ch'era d'incontro al mio verron secreto.<br />
Vien d'altra parte il fraudolente e fello,<br />
che d'infamar Ginevra era sì lieto;<br />
e fa il segno, tra noi solito inante,<br />
a me che de l'inganno era ignorante.<br />
'''47'''<br />
Ed io con veste candida, e fregiata<br />
per mezzo a liste d'oro e d'ogn'intorno,<br />
e con rete pur d'or, tutta adombrata<br />
di bei fiocchi vermigli al capo intorno<br />
(foggia che sol fu da Ginevra usata,<br />
non d'alcun'altra), udito il segno, torno<br />
sopra il verron, ch'in modo era locato,<br />
che mi scopria dinanzi e d'ogni lato.<br />
'''48'''<br />
Lurcanio in questo mezzo dubitando<br />
che 'l fratello a pericolo non vada,<br />
o come è pur commun disio, cercando<br />
di spiar sempre ciò che ad altri accada;<br />
l'era pian pian venuto seguitando,<br />
tenendo l'ombre e la più oscura strada:<br />
e a men di dieci passi a lui discosto,<br />
nel medesimo ostel s'era riposto.<br />
'''49'''<br />
Non sappiendo io di questo cosa alcuna,<br />
venni al verron ne l'abito c'ho detto,<br />
sì come già venuta era più d'una<br />
e più di due fiate a buono effetto.<br />
Le veste si vedean chiare alla luna;<br />
né dissimile essendo anch'io d'aspetto<br />
né di persona da Ginevra molto,<br />
fece parere un per un altro il volto:<br />
'''50'''<br />
e tanto più, ch'era gran spazio in mezzo<br />
fra dove io venni a quelle inculte case<br />
ai dui fratelli, che stavano al rezzo,<br />
il duca agevolmente persuase<br />
quel ch'era falso. Or pensa in che ribrezzo<br />
Ariodante, in che dolor rimase.<br />
Vien Polinesso, e alla scala s'appoggia<br />
che giù manda'gli, e monta in su la loggia.<br />
'''51'''<br />
A prima giunta io gli getto le braccia<br />
al collo, ch'io non penso esser veduta;<br />
lo bacio in bocca e per tutta la faccia,<br />
come far soglio ad ogni sua venuta.<br />
Egli più de l'usato si procaccia<br />
d'accarezzarmi, e la sua fraude aiuta.<br />
Quell'altro al rio spettacolo condutto,<br />
misero sta lontano, e vede il tutto.<br />
'''52'''<br />
Cade in tanto dolor, che si dispone<br />
allora allora di voler morire:<br />
e il pome de la spada in terra pone,<br />
che su la punta si volea ferire.<br />
Lurcanio che con grande ammirazione<br />
avea veduto il duca a me salire,<br />
ma non già conosciuto chi si fosse,<br />
scorgendo l'atto del fratel, si mosse;<br />
'''53'''<br />
e gli vietò che con la propria mano<br />
non si passasse in quel furore il petto.<br />
S'era più tardo o poco più lontano,<br />
non giugnea a tempo, e non faceva effetto.<br />
- Ah misero fratel, fratello insano<br />
(gridò), perc'hai perduto l'intelletto,<br />
ch'una femina a morte trar ti debbia?<br />
ch'ir possan tutte come al vento nebbia!<br />
'''54'''<br />
Cerca far morir lei, che morir merta,<br />
e serva a più tuo onor tu la tua morte.<br />
Fu d'amar lei, quando non t'era aperta<br />
la fraude sua: or è da odiar ben forte,<br />
poi che con gli occhi tuoi tu vedi certa,<br />
quanto sia meretrice, e di che sorte.<br />
Serbi quest'arme che volti in te stesso,<br />
a far dinanzi al re tal fallo espresso. -<br />
'''55'''<br />
Quando si vede Ariodante giunto<br />
sopra il fratel, la dura impresa lascia;<br />
ma la sua intenzion da quel ch'assunto<br />
avea già di morir, poco s'accascia.<br />
Quindi si leva, e porta non che punto,<br />
ma trapassato il cor d'estrema ambascia;<br />
pur finge col fratel, che quel furore<br />
non abbia più, che dianzi avea nel core.<br />
'''56'''<br />
Il seguente matin, senza far motto<br />
al suo fratello o ad altri, in via si messe<br />
da la mortal disperazion condotto;<br />
né di lui per più dì fu chi sapesse.<br />
Fuor che 'l duca e il fratello, ogn'altro indotto<br />
era chi mosso al dipartir l'avesse.<br />
Ne la casa del re di lui diversi<br />
ragionamenti e in tutta Scozia fersi.<br />
'''57'''<br />
In capo d'otto o di più giorni in corte<br />
venne inanzi a Ginevra un viandante,<br />
e novelle arrecò di mala sorte:<br />
che s'era in mar summerso Ariodante<br />
di volontaria sua libera morte,<br />
non per colpa di borea o di levante.<br />
D'un sasso che sul mar sporgea molt'alto<br />
avea col capo in giù preso un gran salto.<br />
'''58'''<br />
Colui dicea: - Pria che venisse a questo,<br />
a me che a caso riscontrò per via,<br />
disse: - Vien meco, acciò che manifesto<br />
per te a Ginevra il mio successo sia;<br />
e dille poi, che la cagion del resto<br />
che tu vedrai di me, ch'or ora fia,<br />
è stato sol perc'ho troppo veduto:<br />
felice, se senza occhi io fussi suto! -<br />
'''59'''<br />
Eramo a caso sopra Capobasso,<br />
che verso Irlanda alquanto sporge in mare.<br />
Così dicendo, di cima d'un sasso<br />
lo vidi a capo in giù sott'acqua andare.<br />
Io lo lasciai nel mare, ed a gran passo<br />
ti son venuto la nuova a portare. -<br />
Ginevra, sbigottita e in viso smorta,<br />
rimase a quello annunzio mezza morta.<br />
'''60'''<br />
Oh Dio, che disse e fece, poi che sola<br />
si ritrovò nel suo fidato letto!<br />
percosse il seno, e si stracciò la stola,<br />
e fece all'aureo crin danno e dispetto;<br />
ripetendo sovente la parola<br />
ch'Ariodante avea in estremo detto:<br />
che la cagion del suo caso empio e tristo<br />
tutta venìa per aver troppo visto.<br />
'''61'''<br />
Il rumor scorse di costui per tutto,<br />
che per dolor s'avea dato la morte.<br />
Di questo il re non tenne il viso asciutto,<br />
né cavallier né donna de la corte.<br />
Di tutti il suo fratel mostrò più lutto;<br />
e si sommerse nel dolor sì forte,<br />
ch'ad esempio di lui, contra se stesso<br />
voltò quasi la man per irgli appresso.<br />
'''62'''<br />
E molte volte ripetendo seco,<br />
che fu Ginevra che 'l fratel gli estinse,<br />
e che non fu se non quell'atto bieco<br />
che di lei vide, ch'a morir lo spinse;<br />
di voler vendicarsene sì cieco<br />
venne, e sì l'ira e sì il dolor lo vinse,<br />
che di perder la grazia vilipese,<br />
ed aver l'odio del re e del paese.<br />
'''63'''<br />
E inanzi al re, quando era più di gente<br />
la sala piena, se ne venne, e disse:<br />
- Sappi, signor, che di levar la mente<br />
al mio fratel, sì ch'a morir ne gisse,<br />
stata è la figlia tua sola nocente;<br />
ch'a lui tanto dolor l'alma trafisse<br />
d'aver veduta lei poco pudica,<br />
che più che vita ebbe la morte amica.<br />
'''64'''<br />
Erane amante, e perché le sue voglie<br />
disoneste non fur, nol vo' coprire:<br />
per virtù meritarla aver per moglie<br />
da te sperava e per fedel servire;<br />
ma mentre il lasso ad odorar le foglie<br />
stava lontano, altrui vide salire,<br />
salir su l'arbor riserbato, e tutto<br />
essergli tolto il disiato frutto. -<br />
'''65'''<br />
E seguitò, come egli avea veduto<br />
venir Ginevra sul verrone, e come<br />
mandò la scala, onde era a lei venuto<br />
un drudo suo, di chi egli non sa il nome,<br />
che s'avea, per non esser conosciuto,<br />
cambiati i panni e nascose le chiome.<br />
Soggiunse che con l'arme egli volea<br />
provar tutto esser ver ciò che dicea.<br />
'''66'''<br />
Tu puoi pensar se 'l padre addolorato<br />
riman, quando accusar sente la figlia;<br />
sì perché ode di lei quel che pensato<br />
mai non avrebbe, e n'ha gran maraviglia;<br />
sì perché sa che fia necessitato<br />
(se la difesa alcun guerrier non piglia,<br />
il qual Lurcanio possa far mentire)<br />
di condannarla e di farla morire.<br />
'''67'''<br />
Io non credo, signor, che ti sia nuova<br />
la legge nostra che condanna a morte<br />
ogni donna e donzella, che si pruova<br />
di sé far copia altrui ch'al suo consorte.<br />
Morta ne vien, s'in un mese non truova<br />
in sua difesa un cavallier sì forte,<br />
che contra il falso accusator sostegna<br />
che sia innocente e di morire indegna.<br />
'''68'''<br />
Ha fatto il re bandir, per liberarla<br />
(che pur gli par ch'a torto sia accusata),<br />
che vuol per moglie e con gran dote darla<br />
a chi torrà l'infamia che l'è data.<br />
Chi per lei comparisca non si parla<br />
guerriero ancora, anzi l'un l'altro guata;<br />
che quel Lurcanio in arme è così fiero,<br />
che par che di lui tema ogni guerriero.<br />
'''69'''<br />
Atteso ha l'empia sorte, che Zerbino,<br />
fratel di lei, nel regno non si truove;<br />
che va già molti mesi peregrino,<br />
mostrando di sé in arme inclite pruove:<br />
che quando si trovasse più vicino<br />
quel cavallier gagliardo, o in luogo dove<br />
potesse avere a tempo la novella,<br />
non mancheria d'aiuto alla sorella.<br />
'''70'''<br />
Il re, ch'intanto cerca di sapere<br />
per altra pruova, che per arme, ancora,<br />
se sono queste accuse o false o vere,<br />
se dritto o torto è che sua figlia mora;<br />
ha fatto prender certe cameriere<br />
che lo dovrian saper, se vero fôra:<br />
ond'io previdi, che se presa era io,<br />
troppo periglio era del duca e mio.<br />
'''71'''<br />
E la notte medesima mi trassi<br />
fuor de la corte, e al duca mi condussi;<br />
e gli feci veder quanto importassi<br />
al capo d'amendua, se presa io fussi.<br />
Lodommi, e disse ch'io non dubitassi:<br />
a' suoi conforti poi venir m'indussi<br />
ad una sua fortezza ch'è qui presso,<br />
in compagnia di dui che mi diede esso.<br />
'''72'''<br />
Hai sentito, signor, con quanti effetti<br />
de l'amor mio fei Polinesso certo;<br />
e s'era debitor per tai rispetti<br />
d'avermi cara o no, tu 'l vedi aperto.<br />
Or senti il guidardon che io ricevetti,<br />
vedi la gran mercé del mio gran merto;<br />
vedi se deve, per amare assai,<br />
donna sperar d'essere amata mai:<br />
'''73'''<br />
che questo ingrato, perfido e crudele,<br />
de la mia fede ha preso dubbio al fine:<br />
venuto è in sospizion ch'io non rivele<br />
a lungo andar le fraudi sue volpine.<br />
Ha finto, acciò che m'allontane e cele<br />
fin che l'ira e il furor del re decline,<br />
voler mandarmi ad un suo luogo forte;<br />
e mi volea mandar dritto alla morte:<br />
'''74'''<br />
che di secreto ha commesso alla guida,<br />
che come m'abbia in queste selve tratta,<br />
per degno premio di mia fé m'uccida.<br />
Così l'intenzion gli venìa fatta,<br />
se tu non eri appresso alle mia grida.<br />
Ve' come Amor ben chi lui segue, tratta! -<br />
Così narrò Dalinda al paladino<br />
seguendo tuttavolta il lor camino.<br />
'''75'''<br />
A cui fu sopra ogn'aventura, grata<br />
questa, d'aver trovata la donzella<br />
che gli avea tutta l'istoria narrata<br />
de l'innocenza di Ginevra bella.<br />
E se sperato avea, quando accusata<br />
ancor fosse a ragion, d'aiutar quella,<br />
via con maggior baldanza or viene in prova,<br />
poi che evidente la calunnia truova.<br />
'''76'''<br />
E verso la città di Santo Andrea,<br />
dove era il re con tutta la famiglia,<br />
e la battaglia singular dovea<br />
esser de la querela de la figlia,<br />
andò Rinaldo quanto andar potea,<br />
fin che vicino giunse a poche miglia;<br />
alla città vicino giunse, dove<br />
trovò un scudier ch'avea più fresche nuove:<br />
'''77'''<br />
ch'un cavallier istrano era venuto,<br />
ch'a difender Ginevra s'avea tolto,<br />
con non usate insegne, e sconosciuto,<br />
però che sempre ascoso andava molto;<br />
e che dopo che v'era, ancor veduto<br />
non gli avea alcuno al discoperto il volto;<br />
e che 'l proprio scudier che gli servia,<br />
dicea giurando: - Io non so dir chi sia. -<br />
'''78'''<br />
Non cavalcaro molto, ch'alle mura<br />
si trovar de la terra e in su la porta.<br />
Dalinda andar più inanzi avea paura;<br />
pur va, poi che Rinaldo la conforta.<br />
La porta è chiusa, ed a chi n'avea cura<br />
Rinaldo domandò: - Questo ch'importa?<br />
E fugli detto: perché 'l popol tutto<br />
a veder la battaglia era ridutto,<br />
'''79'''<br />
che tra Lurcanio e un cavallier istrano<br />
si fa ne l'altro capo de la terra,<br />
ove era un prato spazioso e piano;<br />
e che già cominciata hanno la guerra.<br />
Aperto fu al signor di Montealbano,<br />
e tosto il portinar dietro gli serra.<br />
Per la vota città Rinaldo passa;<br />
ma la donzella al primo albergo lassa:<br />
'''80'''<br />
e dice che sicura ivi si stia<br />
fin che ritorni a lei, che sarà tosto;<br />
e verso il campo poi ratto s'invia,<br />
dove li dui guerrier dato e risposto<br />
molto s'aveano, e davan tuttavia.<br />
Stava Lurcanio di mal cor disposto<br />
contra Ginevra; e l'altro in sua difesa<br />
ben sostenea la favorita impresa.<br />
'''81'''<br />
Sei cavallier con lor ne lo steccato<br />
erano a piedi, armati di corazza,<br />
col duca d'Albania, ch'era montato<br />
s'un possente corsier di buona razza.<br />
Come a gran contestabile, a lui dato<br />
la guardia fu del campo e de la piazza:<br />
e di veder Ginevra in gran periglio<br />
avea il cor lieto, ed orgoglioso il ciglio.<br />
'''82'''<br />
Rinaldo se ne va tra gente e gente;<br />
fassi far largo il buon destrier Baiardo:<br />
chi la tempesta del suo venir sente,<br />
a dargli via non par zoppo né tardo.<br />
Rinaldo vi compar sopra eminente,<br />
e ben rassembra il fior d'ogni gagliardo;<br />
poi si ferma all'incontro ove il re siede:<br />
ognun s'accosta per udir che chiede.<br />
'''83'''<br />
Rinaldo disse al re: - Magno signore,<br />
non lasciar la battaglia più seguire;<br />
perché di questi dua qualunche more,<br />
sappi ch'a torto tu 'l lasci morire.<br />
L'un crede aver ragione, ed è in errore,<br />
e dice il falso, e non sa di mentire;<br />
ma quel medesmo error che 'l suo germano<br />
a morir trasse, a lui pon l'arme in mano.<br />
'''84'''<br />
L'altro non sa se s'abbia dritto o torto;<br />
ma sol per gentilezza e per bontade<br />
in pericol si è posto d'esser morto,<br />
per non lasciar morir tanta beltade.<br />
Io la salute all'innocenza porto;<br />
porto il contrario a chi usa falsitade.<br />
Ma, per Dio, questa pugna prima parti,<br />
poi mi dà audienza a quel ch'io vo' narrarti. -<br />
'''85'''<br />
Fu da l'autorità d'un uom sì degno,<br />
come Rinaldo gli parea al sembiante,<br />
sì mosso il re, che disse e fece segno<br />
che non andasse più la pugna inante;<br />
al quale insieme ed ai baron del regno<br />
e ai cavallieri e all'altre turbe tante<br />
Rinaldo fe' l'inganno tutto espresso,<br />
ch'avea ordito a Ginevra Polinesso.<br />
'''86'''<br />
Indi s'offerse di voler provare<br />
coll'arme, ch'era ver quel ch'avea detto.<br />
Chiamasi Polinesso; ed ei compare,<br />
ma tutto conturbato ne l'aspetto:<br />
pur con audacia cominciò a negare.<br />
Disse Rinaldo: - Or noi vedrem l'effetto. -<br />
L'uno e l'altro era armato, il campo fatto,<br />
sì che senza indugiar vengono al fatto.<br />
'''87'''<br />
Oh quanto ha il re, quanto ha il suo popul caro<br />
che Ginevra a provar s'abbi innocente!<br />
tutti han speranza che Dio mostri chiaro<br />
ch'impudica era detta ingiustamente.<br />
Crudel superbo e riputato avaro<br />
fu Polinesso, iniquo e fraudolente;<br />
sì che ad alcun miracolo non fia<br />
che l'inganno da lui tramato sia.<br />
'''88'''<br />
Sta Polinesso con la faccia mesta,<br />
col cor tremante e con pallida guancia;<br />
e al terzo suon mette la lancia in resta.<br />
Così Rinaldo inverso lui si lancia,<br />
che disioso di finir la festa,<br />
mira a passargli il petto con la lancia:<br />
né discorde al disir seguì l'effetto;<br />
ché mezza l'asta gli cacciò nel petto.<br />
'''89'''<br />
Fisso nel tronco lo trasporta in terra,<br />
lontan dal suo destrier più di sei braccia.<br />
Rinaldo smonta subito, e gli afferra<br />
l'elmo, pria che si levi, e gli lo slaccia:<br />
ma quel, che non può far più troppa guerra,<br />
gli domanda mercé con umil faccia,<br />
e gli confessa, udendo il re e la corte,<br />
la fraude sua che l'ha condutto a morte.<br />
'''90'''<br />
Non finì il tutto, e in mezzo la parola<br />
e la voce e la vita l'abandona.<br />
Il re, che liberata la figliuola<br />
vede da morte e da fama non buona,<br />
più s'allegra, gioisce e raconsola,<br />
che, s'avendo perduta la corona,<br />
ripor se la vedesse allora allora;<br />
sì che Rinaldo unicamente onora.<br />
'''91'''<br />
E poi ch'al trar dell'elmo conosciuto<br />
l'ebbe, perch'altre volte l'avea visto,<br />
levò le mani a Dio, che d'un aiuto<br />
come era quel, gli avea sì ben provisto.<br />
Quell'altro cavallier che, sconosciuto,<br />
soccorso avea Ginevra al caso tristo,<br />
ed armato per lei s'era condutto,<br />
stato da parte era a vedere il tutto.<br />
'''92'''<br />
Dal re pregato fu di dire il nome,<br />
o di lasciarsi almen veder scoperto,<br />
acciò da lui fosse premiato, come<br />
di sua buona intenzion chiedeva il merto.<br />
Quel, dopo lunghi preghi, da le chiome<br />
si levò l'elmo, e fe' palese e certo<br />
quel che ne l'altro canto ho da seguire,<br />
se grata vi sarà l'istoria udire.<br />