Vita di Dante/Libro II/Capitolo IX: differenze tra le versioni

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Venne a Losanna nella state del 1310, con poca gente, e dimoròvvi più mesi ad aspettarvi il suo sforzo, e ricevere le ambascerie delle città italiane. E vennervi di quasi tutte, o tutte, tranne Firenze; dove i reggitori, sempre più Guelfi Neri, temeano il ritorno de' fuorusciti. "L'imperadore domandò, ''perchè non v'erano?'' fu risposto, che ''i Fiorentini avean sospetto di lui''. All'hora disse lo imperadore:''Male hanno fatto; che nostro intendimento era di volere i Fiorentini tutti, e non partiti, e buoni fedeli; e di quella città fare nostra camera,e la migliore di nostro imperio''. E di certo si seppe, da gente che erano appresso a lui, che egli era infino all'hora con puro animo"<ref>Villani, p.447.</ref>.
 
Di Losanna, per le terre del conte di Savoja, ei varcò Moncenisio, scese a Susa e fermòssi a Torino nell'ottobre di quell'anno 1310. Accorsevi Guelfi e Ghibellini, signoreggianti e cacciati, con sèguito e soli; non attendendo a una provvisione fatta da molte città guelfe, per impedire questo ingrossamento dell'oste imperiale: che niun cittadino potesse uscire dal proprio territorio, o, come dicevasi ancor allora, dal proprio ''comitato'', o contado. Consigliavano molti degli Italiani accorsi, che niun ripatriamento di fuorusciti si facessero prima dell'incoronamento; ma gli oltramontani più imparziali consigliavan l'opposto. E così fece via via il buon Tedesco, il quale s'era prefissi e incominciò subito per ogni dove due provvedimenti: far rientrare i fuorusciti d'ogni parte
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