Vita di Dante/Libro II/Capitolo IX: differenze tra le versioni

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D'Arrigo imperadore abbiamo il vivo ritratto dal nostro Dino. Era "huomo savio, di nobile sangue, giusto e famoso, di gran lealtà, pro' d'arme e di nobile schiatta; huomo di grande ingegno e di gran temperanza; d'età d'anni quaranta, mezzano di persona, bel parlatore, e ben fazionato, un poco guercio.... Parte guelfa e ghibellina non voleva udire ricordare. La falsa fama l'accusava a torto. I Ghibellini diceano:''E' non vuol vedere se non Guelfi''. E i Guelfi dicevano:''E' non accoglie se non i Ghibellini''"<ref>{{AutoreCitato|Dino Compagni|Din.Comp.}}, pp. 524,525.</ref>. Vedesi, che se fosse stato possibile ancora un imperadore pacificatore d'Italia, questo certo sarebbe stato. Ma già era sogno.
 
Venne a Losanna nella state del 1310, con poca gente, e dimoròvvi più mesi ad aspettarvi il suo sforzo, e ricevere le ambascerie delle città italiane. E vennervi di quasi tutte, o tutte, tranne Firenze; dove i reggitori, sempre più Guelfi Neri, temeano il ritorno de' fuorusciti. "L'imperadore domandò, ''perchè non v'erano?'' fu risposto, che ''i Fiorentini avean sospetto di lui''. All'hora disse lo imperadore:''Male hanno fatto; che nostro intendimento era di volere i Fiorentini tutti, e non partiti, e buoni fedeli; e di quella città fare nostra camera,e la migliore di nostro imperio''.
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