Vita di Dante/Libro II/Capitolo IX: differenze tra le versioni

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E Dante, poc'anzi, tra i desiderii della discesa e il timore che non s'effettuasse, aveva scritte le sue imprecazioni poetiche ai predecessori quasi ammonizioni ad Arrigo, ora poi esprimeva la gioja sua e dei compagni d'esilio in una lettera che abbiamo senza data, ma che si vede dover essere del tempo che Arrigo era sulle mosse, e perciò d'intorno alla metà di quest'anno 1310. Scritta, come le altre in latino, ma anticamente volgarizzata, ella è diretta "a tucti, et ad ciascuno re d'Ytalia, et a' sanatori di Roma, et duchi, marchesi, conti, et a tucti i popoli, lo humile Ytaliano Dante Allighieri di Firenze, et confinato non meritevolmente, priega pace". Ambiziosa direzione, per vero dire, e che fa credere fose questa epistola, come quella che vedemmo ''ai principi della terra'' dopo la morte di Beatrice, non più che uno sfogo, forse non pubblicato allora, de' suoi pensieri; non più che una finzione letteraria e quasi poetica della propria fantasia. Certo, ella è piena di tali erudizioni e dotti argomenti, ch'erano bensì nel gusto dell'età, ma certo mal atte a muovere o il buono e rozzo imperadore, o i suoi non dissimili Tedeschi. Incomincia con espressioni bibliche della gioja dello scrittore; poi segue alquanto più precisamente:"Rallegrati oggimai, Italia, di cui si dee avere misericordia; la quale incontanente parrai per tutto il mondo essere invidiata eziandio da'Saracini; perocchè 'l tuo sposo ch'è letizia del secolo e gloria della tua plebe, il pietosissimo Arrigo, chiaro accrescitore e Cesare, alle tue nozze di venire s'affretta. Asciuga, o bellissima, le tue lagrime, e gli andamenti della tristizia disfà; imperocch'egli è presso colui che ti libererà della carcere de'malvagi, il quale percuotendo i perpetratori delle fellonie, gli dannerà nel taglio della spada, e la vigna sua allogherà ad altri lavoratori, i quali venderanno il frutto della giustizia nel tempo che si miete.
Ma non avrà egli misericordia d'alcuno? Anzi, a tutti quelli perdonerà, che misericordia chiederanno; perciocchè egli è Cesare, e la sua pietà scende dal fonte della pieta; il giudicio del quale ogni crudelità avrà in odio, e toccando sempre di qua dal mezzo, oltre alla metà meritando, si ferma. Or dunque, inchinerallo frodolentemente alcun malvagio uomo? ovvero egli, dolce e piano, apparecchierà beveraggi presuntuosi? No! ipmerocch'egli è accrescitore; e s'egli è Augusto, non rivendicherà i peccati dei ravveduti, ed insino in Tessaglia perseguirà Tessaglia, ma perseguiralla di finale dilezione.
Ma non avrà egli misericordia d'alcuno?
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