Pagina:Zibaldone di pensieri II.djvu/67: differenze tra le versioni

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<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|544}}-->governo stesso, indipendentemente dalla considerazione de’ suoi ministri, né inerente alla natura dell’uomo, ancorché ridotto in società. Consideriamo. <section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|545}} Il governo monarchico assoluto e dispotico, ossia giustamente e con verità, ossia che l’uomo odia naturalmente la servitú, e soffre di miglior animo i mali della cattiva e sregolata libertà; o che questo è il peccato, il flagello, il difetto, la sventura dominante del nostro secolo, e de’ passati, dall’estinzione, possiamo dire, della libertà Romana, in poi: per qualunque ragione, è considerato come il piú imperfetto e barbaro e contrario al buon senso, alla retta ragione, alla natura, in somma per il peggiore di tutti i governi. Tale sarà oggidí; non mica in principio: anzi in principio, lo giudico e credo il piú perfetto, e posso dire il solo perfetto, e ragionevole e naturale. Cioè, posto che v’abbia ad essere un governo, io dico che questo, nello stato primitivo della società, non doveva né poteva esser altro che il monarchico assoluto; e non volendo questo, non c’era ragione di volere un governo.
<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|544}}-->governo stesso, indipendentemente dalla considerazione de’ suoi ministri, né inerente alla natura dell’uomo, ancorché ridotto in società. Consideriamo. <section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|545}}
Il governo monarchico assoluto e dispotico, ossia giustamente e con verità, ossia che l’uomo odia naturalmente la servitú, e soffre di miglior animo i mali della cattiva e sregolata libertà; o che questo è il peccato, il flagello, il difetto, la sventura dominante del nostro secolo, e de’ passati, dall’estinzione, possiamo dire, della libertà Romana, in poi: per qualunque ragione, è considerato come il piú imperfetto e barbaro e contrario al buon senso, alla retta ragione, alla natura, in somma per il peggiore di tutti i governi. Tale sarà oggidí; non mica in principio: anzi in principio, lo giudico e credo il piú perfetto, e posso dire il solo perfetto, e ragionevole e naturale. Cioè, posto che v’abbia ad essere un governo, io dico che questo, nello stato primitivo della società, non doveva né poteva esser altro che il monarchico assoluto; e non volendo questo, non c’era ragione di volere un governo.


L’uomo per natura è libero, e uguale a qualunque altro della sua specie. Ma nello <section end=2 /><section begin=3 />{{ZbPagina|546}} stato di società, non è cosí. La ragione, il principio, lo scopo della società, non è altro che il ben comune di coloro che la compongono e si uniscono in un corpo piú o meno esteso. Senza questo fine, la società manca della sua ragione. E siccome ella è non solamente irragionevole se non ha questo fine, ma è ancora non pure inutile ma dannosa all’uomo, se sussiste senza conseguirlo; perciò se il detto fine non si realizza, conviene sciorre la società, perché questa per se stessa, e indipendentemente dal detto fine, porta all’uomo piú nocumento che vantaggio, anzi solo nocumento.
L’uomo per natura è libero, e uguale a qualunque altro della sua specie. Ma nello <section end=2 /><section begin=3 />{{ZbPagina|546}} stato di società, non è cosí. La ragione, il principio, lo scopo della società, non è altro che il ben comune di coloro che la compongono e si uniscono in un corpo piú o meno esteso. Senza questo fine, la società manca della sua ragione. E siccome ella è non solamente irragionevole se non ha questo fine, ma è ancora non pure inutile ma dannosa all’uomo, se sussiste senza conseguirlo; perciò se il detto fine non si realizza, conviene sciorre la società, perché questa per se stessa, e indipendentemente dal detto fine, porta all’uomo piú nocumento che vantaggio, anzi solo nocumento.