Pagina:Zibaldone di pensieri I.djvu/437: differenze tra le versioni

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a sentire e prevedere la febbre divorante e consuntiva della ragione, e della filosofia; la distruzione di tutto il bello il buono il grande, e di tutta la vita; l’opera micidiale e le stragi di quella ragione e filosofia che aveva avuto il primo impulso, e cominciò la sua trista devastazione in Germania, patria del pensiero, (come la chiama la Staël) non inducendo gli uomini da principio se non ad esaminar la religione, e negarne alcuni punti, per poi condurli alla scoperta di tutte le verità piú dannose, e all’abbandono di tutti gli errori piú vitali e necessari. I lumi cagionati dal risorgimento delle lettere, erano appunto allora giunti a quel grado che bastava per cominciare l’infelicità e il tormento di un popolo, al quale la natura era stata meno larga dei mezzi di felicità, che sono l’immaginazione ricca e varia, e le illusioni. Ne avevano naturalmente quanto bastava (e cosí gl’inglesi ai tempi di Ossian, come gli stessi germani ai tempi de’ Bardi e di Tacito), ma non tanti, né tanto forti da resistere ai lumi cosí lungamente, come i paesi meridionali, e soprattutto (la Spagna e) l’Italia, dove anche oggidí si vive poco, è vero, perché manca il corpo e il pascolo materiale e sociale delle illusioni, ma si pensa anche ben poco. (23 novembre 1820).
a sentire e prevedere la febbre divorante e consuntiva della ragione, e della filosofia; la distruzione di tutto il bello il buono il grande, e di tutta la vita; l’opera micidiale e le stragi di quella ragione e filosofia che aveva avuto il primo impulso, e cominciò la sua trista devastazione in Germania, patria del pensiero, (come la chiama la Staël) non inducendo gli uomini da principio se non ad esaminar la religione, e negarne alcuni punti, per poi condurli alla scoperta di tutte le verità piú dannose, e all’abbandono di tutti gli errori piú vitali e necessari. I lumi cagionati dal risorgimento delle lettere, erano appunto allora giunti a quel grado che bastava per cominciare l’infelicità e il tormento di un popolo, al quale la natura era stata meno larga dei mezzi di felicità, che sono l’immaginazione ricca e varia, e le illusioni. Ne avevano naturalmente quanto bastava (e cosí gl’inglesi ai tempi di Ossian, come gli stessi germani ai tempi de’ Bardi e di Tacito), ma non tanti, né tanto forti da resistere ai lumi cosí lungamente, come i paesi meridionali, e soprattutto (la Spagna e) l’Italia, dove anche oggidí si vive poco, è vero, perché manca il corpo e il pascolo materiale e sociale delle illusioni, ma si pensa anche ben poco. (23 novembre 1820).


La Spagna s’é trovata finora nello stesso caso. Il suo clima, e la situazione geografica, e il governo ec. <section end=2 /><section begin=3 />{{ZbPagina|351}}
La Spagna s’é trovata finora nello stesso caso. Il suo clima, e la situazione geografica, e il governo ec. <section end=2 /> <section begin=3 />{{ZbPagina|351}}
proteggevano le illusioni come in Italia, senza però lasciarnela profittare, né proccurarsene punto di vita, massime esterna e sociale.
proteggevano le illusioni come in Italia, senza però lasciarnela profittare, né proccurarsene punto di vita, massime esterna e sociale.