Pagina:Zibaldone di pensieri I.djvu/412: differenze tra le versioni

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{{ZbPensiero|312/1}}Alla p.58. pensiero penultimo. Aggiungete che il<section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|313}} tempo di Giuliano era tutto sofistico, e tale egli è in tutte le altre sue opere, tali sono Libanio, Temistio ec. suoi piú famosi scrittori contemporanei. Ma nessuno è sofista quando parla di se stesso e per se stesso, e in un’occasione che mette in vero movimento l’animo suo.
{{ZbPensiero|312/1}}Alla p. 58. pensiero penultimo. Aggiungete che il<section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|313}} tempo di Giuliano era tutto sofistico, e tale egli è in tutte le altre sue opere, tali sono Libanio, Temistio ec. suoi piú famosi scrittori contemporanei. Ma nessuno è sofista quando parla di se stesso e per se stesso, e in un’occasione che mette in vero movimento l’animo suo.




{{ZbPensiero|313/1}}Come la forza della natura giovanile, forza che non può esser vinta in fatto da nessuna ragionevolezza, studio, filosofia, precoce maturità di pensare ec. fa che il giovane s’inebbri facilmente della felicità, cosí anche dell’infelicità, quando questa è tanto grave che superi la naturale inclinazione del giovane all’allegrezza, al divagarsi, a sperare, a noncurare il male. E perciò il giovane è incapace d’altra consolazione che della morte, come ho detto p.302. Né religione, né ragione, né altro che sia, non è sufficiente a consolare il giovane sommamente sventurato, s’egli ha una certa forza d’animo, la quale tutta s’impiega in consolidare, e fargli sentire profondamente e ostinatamente il suo male.
{{ZbPensiero|313/1}}Come la forza della natura giovanile, forza che non può esser vinta in fatto da nessuna ragionevolezza, studio, filosofia, precoce maturità di pensare ec. fa che il giovane s’inebbri facilmente della felicità, cosí anche dell’infelicità, quando questa è tanto grave che superi la naturale inclinazione del giovane all’allegrezza, al divagarsi, a sperare, a noncurare il male. E perciò il giovane è incapace d’altra consolazione che della morte, come ho detto p. 302. Né religione, né ragione, né altro che sia, non è sufficiente a consolare il giovane sommamente sventurato, s’egli ha una certa forza d’animo, la quale tutta s’impiega in consolidare, e fargli sentire profondamente e ostinatamente il suo male.