Pagina:Zibaldone di pensieri V.djvu/309: differenze tra le versioni

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superano, ordinariamente parlando, gli uomini, gli antichi, i selvaggi, i villani e cosí discorrendo. Conforme appunto alle cose dette nelle succitate pagine.
<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|3297}}-->superano, ordinariamente parlando, gli uomini, gli antichi, i selvaggi, i villani e cosí discorrendo. Conforme appunto alle cose dette nelle succitate pagine.


Ond’é che le donne in quanto piú deboli e bisognose d’altrui, sieno meno misericordiose e benefiche degli uomini; in quanto di corpo e d’animo piú delicate, al contrario. Ma in ciò quelle qualità, cioè la debolezza e il bisogno, credo che ordinariamente prevagliano e sieno di maggiore e piú notabile effetto che queste, cioè la delicatezza e simili. Onde, tutto insieme compensato, le donne sieno in verità, generalmente e per natura, piú egoiste, e quindi meno misericordiose (massime in quanto alla compassione efficace) e meno benefiche degli uomini. Perocché molto maggior parte ha nella beneficenza, nella disposizione e nell’atto del sacrificar se stesso, e nell’esclusione dell’egoismo, l’intensità, la forza, l’abbondanza della vita, e quindi dell’amor proprio, che la delicatezza e raffinatezza dell’animo disgiunte dalla forza ed energia ed attività ed interna vivace vita del medesimo. E ciò non pur negli uomini rispetto {{ZbPagina|3298}} alle donne, ma generalmente in chi che sia, rispetto a chi che sia.<ref name="ftn86">Secondo questi discorsi una donna vecchia, massime vivuta nella gran società, dev’essere la piú egoista persona umana (pag. natura, e regolarmente parlando) che possa concepirsi.</ref> (28. Agos. 1823). Vedi p. {{ZbLink|3314}}.
Ond’é che le donne in quanto piú deboli e bisognose d’altrui, sieno meno misericordiose e benefiche degli uomini; in quanto di corpo e d’animo piú delicate, al contrario. Ma in ciò quelle qualità, cioè la debolezza e il bisogno, credo che ordinariamente prevagliano e sieno di maggiore e piú notabile effetto che queste, cioè la delicatezza e simili. Onde, tutto insieme compensato, le donne sieno in verità, generalmente e per natura, piú egoiste, e quindi meno misericordiose (massime in quanto alla compassione efficace) e meno benefiche degli uomini. Perocché molto maggior parte ha nella beneficenza, nella disposizione e nell’atto del sacrificar se stesso, e nell’esclusione dell’egoismo, l’intensità, la forza, l’abbondanza della vita, e quindi dell’amor proprio, che la delicatezza e raffinatezza dell’animo disgiunte dalla forza ed energia ed attività ed interna vivace vita del medesimo. E ciò non pur negli uomini rispetto <section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|3298}} alle donne, ma generalmente in chi che sia, rispetto a chi che sia.<ref name="ftn86">Secondo questi discorsi una donna vecchia, massime vivuta nella gran società, dev’essere la piú egoista persona umana (pag. natura, e regolarmente parlando) che possa concepirsi.</ref> (28. Agos. 1823). Vedi p. {{ZbLink|3314}}.




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{{ZbPensiero|3298/2}} ''Distito'' da ''disto'', dimostrerebbe il suo participio ''distatus'' o il supino ''distatum'', se però quel continuativo o frequentativo è vero. Il supino ''statum'' di ''sto'' è noto. Del resto veggasi la p. 3849 (29. Agos. 1823).
{{ZbPensiero|3298/2}} ''Distito'' da ''disto'', dimostrerebbe il suo participio ''distatus'' o il supino ''distatum'', se però quel continuativo o frequentativo è vero. Il supino ''statum'' di ''sto'' è noto. Del resto veggasi la p. 3849 (29. Agos. 1823).<section end=2 />