Pagina:Zibaldone di pensieri I.djvu/343: differenze tra le versioni

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{{ZbPagina|212}} Giacché la loro fantasia ha gran facilità di staccarsi subito da un oggetto per attaccarsi a un altro. Eccetto alcuni fanciulli d’immaginazione destinata a grandi cose, e a fargli infelici quando saranno maturi, la profondità della quale li fissa fortemente in questa o in quella idea, ordinariamente una maggiore irritabilità e dilicatezza del palato, fibre {{ZbPagina|213}} ec. rende piú suscettibili e di piú fino discernimento rispetto a questi irritamenti corporali, cosí nella grazia riguardo allo spirito. V. se vuoi {{Ac|Montesquieu}} l. piú volte cit. ''De la délicatesse''. Che se l’effetto rispettivo della grazia de’ due sessi è molto maggiore di un irritamento, la cagione non è la sola grazia, come non la sola bellezza negli stessi casi. Ma la grazia irrita allora una parte sensibilissima dell’uomo, che è l’inclinazione scambievole all’uno de’ due sessi, la quale svegliata e infiammata produce effetti che la grazia per se, ed in qualunque altro caso non produrrebbe, quando anche fosse in molto maggior grado. Cosí nella pittura farà molto piú effetto la grazia di una donna ec. che di un uomo, la grazia anche di un uomo, che quella di un bel cavallo, perché sempre la inclinazione che abbiamo ai nostri simili viene ad essere stuzzicata naturalmente piú da quello che da questo oggetto. Lo stesso dite di una pianta rispetto a un cavallo dipinto o scolpito, o di un edifizio dipinto, sebbene in questo caso agisce molto la considerazione in cui noi prendiamo quell’oggetto, cioè di opera umana, e perciò forse piú efficace in noi. Del resto tutto il medesimo accade in materia del bello (17 agosto 1820).
<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|211}}--><section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|212}} Giacché la loro fantasia ha gran facilità di staccarsi subito da un oggetto per attaccarsi a un altro. Eccetto alcuni fanciulli d’immaginazione destinata a grandi cose, e a fargli infelici quando saranno maturi, la profondità della quale li fissa fortemente in questa o in quella idea, ordinariamente una maggiore irritabilità e dilicatezza del palato, fibre <section end=2 /><section begin=3 />{{ZbPagina|213}} ec. rende piú suscettibili e di piú fino discernimento rispetto a questi irritamenti corporali, cosí nella grazia riguardo allo spirito. V. se vuoi {{Ac|Montesquieu}} l. piú volte cit. ''De la délicatesse''. Che se l’effetto rispettivo della grazia de’ due sessi è molto maggiore di un irritamento, la cagione non è la sola grazia, come non la sola bellezza negli stessi casi. Ma la grazia irrita allora una parte sensibilissima dell’uomo, che è l’inclinazione scambievole all’uno de’ due sessi, la quale svegliata e infiammata produce effetti che la grazia per se, ed in qualunque altro caso non produrrebbe, quando anche fosse in molto maggior grado. Cosí nella pittura farà molto piú effetto la grazia di una donna ec. che di un uomo, la grazia anche di un uomo, che quella di un bel cavallo, perché sempre la inclinazione che abbiamo ai nostri simili viene ad essere stuzzicata naturalmente piú da quello che da questo oggetto. Lo stesso dite di una pianta rispetto a un cavallo dipinto o scolpito, o di un edifizio dipinto, sebbene in questo caso agisce molto la considerazione in cui noi prendiamo quell’oggetto, cioè di opera umana, e perciò forse piú efficace in noi. Del resto tutto il medesimo accade in materia del bello (17 agosto 1820).




Le illusioni per quanto sieno illanguidite e smascherate dalla ragione, tuttavia restano ancora nel mondo, e compongono la massima parte della nostra vita. E non basta conoscer tutto per perderle, ancorché sapute vane. E perdute una volta, né si perdono in modo che non ne resti {{ZbPagina|214}} una radice vigorosissima, e continuando a vivere, tornano a rifiorire in dispetto di tutta l’esperienza, e certezza acquistata. Io ho veduto persone savissime, espertissime, piene di cognizioni di sapere e di filosofia, infelicissime, perdere tutte le illusioni, e desiderar la morte come
Le illusioni per quanto sieno illanguidite e smascherate dalla ragione, tuttavia restano ancora nel mondo, e compongono la massima parte della nostra vita. E non basta conoscer tutto per perderle, ancorché sapute vane. E perdute una volta, né si perdono in modo che non ne resti <section end=3 /><section begin=4 />{{ZbPagina|214}} una radice vigorosissima, e continuando a vivere, tornano a rifiorire in dispetto di tutta l’esperienza, e certezza acquistata. Io ho veduto persone savissime, espertissime, piene di cognizioni di sapere e di filosofia, infelicissime, perdere tutte le illusioni, e desiderar la morte come<section end=4 />