Pagina:Zibaldone di pensieri I.djvu/254: differenze tra le versioni
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quando inclinarono alla barbarie, cioè a tempo della tirannia. E {{ZbPagina|115}} parimente negli anni che la precedettero, i romani aveano fatti infiniti progressi nella filosofia e nella cognizione delle cose, ch'era nuova per loro. Dal che si deduce un altro corollario, che la salvaguardia della libertà delle nazioni non è la filosofia né la ragione, come ora si pretende che queste debbano rigenerare le cose pubbliche, ma le virtú, le illusioni, l'entusiasmo, in somma la natura, dalla quale siamo lontanissimi. E un popolo di filosofi sarebbe il piú piccolo e codardo del mondo. Perciò la nostra rigenerazione dipende da una, per cosí dire, ultrafilosofia, che conoscendo l'intiero e l'intimo delle cose, ci ravvicini alla natura. E questo dovrebb'essere il frutto dei lumi straordinari di questo secolo (7 giugno 1820). |
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{{ZbPensiero|115/1}}<section end=2 /><section begin=3 />{{ZbPagina|116}} La superiorità della natura sulla ragione si dimostra anche in questo che non si fa mai cosa con<section end=3 /> |