Pagina:Zibaldone di pensieri II.djvu/245: differenze tra le versioni

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questi tali mestieri, ancorché usualissimi, e comunissimi, e riputati necessari alla vita, non saranno barbari, essendo manifestamente contro natura? E quella vita che li richiede e li suppone, ancorché comoda, e stimata civilissima, non verrà dunque ella pure ad essere evidentemente contro natura? Non sarà dunque barbara? (30 marzo 1821).
<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|871}}-->questi tali mestieri, ancorché usualissimi, e comunissimi, e riputati necessari alla vita, non saranno barbari, essendo manifestamente contro natura? E quella vita che li richiede e li suppone, ancorché comoda, e stimata civilissima, non verrà dunque ella pure ad essere evidentemente contro natura? Non sarà dunque barbara? (30 marzo 1821).




{{ZbPensiero|871/1}} Alla p. 499. fine. A quello che ho detto della derivazione di ''favellare'' ec. da ''fabulari'' ec. aggiungete lo spagnuolo ''hablar, habla'' ec. cioè ''fablar'', {{ZbPagina|872}} ''fabla ''ec. da ''fabula'' ec. secondo il costume spagnuolo di scambiare la ''f'' nell’''h'', come in ''herir'' per ''ferir'', in ''hembra'' per ''fembra'', in ''hazer'' o ''hacer'' per ''facer'', e mille altre parole (30 marzo 1821).
{{ZbPensiero|871/1}} Alla p. 499. fine. A quello che ho detto della derivazione di ''favellare'' ec. da ''fabulari'' ec. aggiungete lo spagnuolo ''hablar, habla'' ec. cioè ''fablar'', <section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|872}} ''fabla ''ec. da ''fabula'' ec. secondo il costume spagnuolo di scambiare la ''f'' nell’''h'', come in ''herir'' per ''ferir'', in ''hembra'' per ''fembra'', in ''hazer'' o ''hacer'' per ''facer'', e mille altre parole (30 marzo 1821).




{{ZbPensiero|872/1}} L’amor proprio dell’uomo, e di qualunque individuo di qualunque specie, è un amore di preferenza. Cioè l’individuo amandosi naturalmente quanto può amarsi, si preferisce dunque agli altri, dunque cerca di soverchiarli in quanto può, dunque effettivamente l’individuo odia l’altro individuo, e l’odio degli altri è una conseguenza necessaria ed immediata dell’amore di se stesso, il quale essendo innato, anche l’odio degli altri viene ad essere innato in ogni vivente. Vedi p. 926. capoverso 1.
{{ZbPensiero|872/1}} L’amor proprio dell’uomo, e di qualunque individuo di qualunque specie, è un amore di preferenza. Cioè l’individuo amandosi naturalmente quanto può amarsi, si preferisce dunque agli altri, dunque cerca di soverchiarli in quanto può, dunque effettivamente l’individuo odia l’altro individuo, e l’odio degli altri è una conseguenza necessaria ed immediata dell’amore di se stesso, il quale essendo innato, anche l’odio degli altri viene ad essere innato in ogni vivente. Vedi p. 926. capoverso 1.


Dal che segue per primo corollario, che dunque nessun vivente, è destinato precisamente alla società, il cui scopo non può essere se non il ben comune degl’individui che la compongono: cosa opposta all’amore esclusivo e di preferenza, che ciascuno inseparabilmente {{ZbPagina|873}} ed essenzialmente porta a se stesso, ed all’odio degli altri, che ne deriva immediatamente, e che distrugge per essenza la società. Cosí che la natura non può nel suo primitivo disegno aver considerata, né ordinata altra società nella specie umana, se non simile piú o meno a quella che ha posta in altre {{pt|spe-|specie, }}
Dal che segue per primo corollario, che dunque nessun vivente, è destinato precisamente alla società, il cui scopo non può essere se non il ben comune degl’individui che la compongono: cosa opposta all’amore esclusivo e di preferenza, che ciascuno inseparabilmente <section end=2 /><section begin=3 />{{ZbPagina|873}} ed essenzialmente porta a se stesso, ed all’odio degli altri, che ne deriva immediatamente, e che distrugge per essenza la società. Cosí che la natura non può nel suo primitivo disegno aver considerata, né ordinata altra società nella specie umana, se non simile piú o meno a quella che ha posta in altre {{pt|spe-|specie, }}<section end=3 />