Pagina:Zibaldone di pensieri I.djvu/399: differenze tra le versioni

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{{ZbPagina|291}} Cirillo abbia opinato che la morte abbia un non so che di dilettevole. Nel che sono interamente con lui, e non dubito che l’uomo (e qualunque animale) non provi un certo conforto, e un tal qual piacere nella morte. Non già che le cagioni di lei, e perciò i momenti piú lontani da lei, siano dilettevoli; ma sibbene i momenti che la precedono immediatamente, e quello stesso punto o spazio impercettibile, e insensibile, in cui ella consiste. E ciò in qualunque malattia, anche nelle acutissime, nelle quali il Buffon pare che convenga che la morte possa esser dolorosa. Anzi il torpore della morte dev’esser tanto piú dilettevole, quanto maggiori sono le pene che lo precedono, e da cui esso per conseguenza ci libera. E però generalmente e sempre, il torpore della morte dev’essere piú grato di quello del sonno, perché succede a molto maggior travaglio. Il qual sonno come ho detto non è mai penoso, quando anche sia cagionato da pene, anche da angoscie vive, come da febbre ardente ec. Quanto alle malattie dove l’uomo si estingue appoco appoco, e con piena conoscenza fino all’ultimo, è certo che non v’é momento cosí immediatamente vicino alla morte, dove l’uomo anche il meno illuso non si prometta un’ora almeno di vita, come si dice de’ vecchi ec. E cosí la morte non è mai troppo vicina al pensiero del moribondo, per la solita misericordia della natura. Vedi p.599. capoverso 2. Io bene spesso trovandomi in gravi travagli o corporali o morali, ho desiderato non solamente il riposo, ma la mia anima senza sforzo, e senza eroismo, si compiaceva{{ZbPagina|292}} naturalmente nell’idea di un’insensibilità illimitata e perpetua, di un riposo, di una continua inazione dell’anima e del corpo, la qual cosa desiderata in quei momenti dalla mia natura, mi era nominata dalla ragione col nome espresso di morte, né mi spaventava punto. E moltissimi malati non eroi, né coraggiosi anzi timidissimi, hanno desiderato e desiderano la morte in mezzo ai grandi dolori, e sentono un riposo in quell’idea, il quale sarebbe molto maggiore, se l’idea della morte non fosse accompagnata dai timori del futuro, e da cento altre cose estranee, e d’altro genere. Del resto il riposo ch’io desiderava allora mi piaceva piú che dovesse esser perpetuo, acciò non avessi dovuto ripigliare svegliandomi gli stessi travagli de’ quali era cosí stanco.
grato di quello del sonno, perché succede a molto maggior travaglio. Il qual sonno come ho detto non è mai penoso, quando anche sia cagionato da pene, anche da angoscie vive, come da febbre ardente ec. Quanto alle malattie dove l’uomo si estingue appoco appoco, e con piena conoscenza fino all’ultimo, è certo che non v’é momento cosí immediatamente vicino alla morte, dove l’uomo anche il meno illuso non si prometta un’ora almeno di vita, come si dice de’ vecchi ec. E cosí la morte non è mai troppo vicina al pensiero del moribondo, per la solita misericordia della natura. Vedi p.599. capoverso 2. Io bene spesso trovandomi in gravi travagli o corporali o morali, ho desiderato non solamente il riposo, ma la mia anima senza sforzo, e senza eroismo, si compiaceva {{ZbPagina|292}} naturalmente nell’idea di un’insensibilità illimitata e perpetua, di un riposo, di una continua inazione dell’anima e del corpo, la qual cosa desiderata in quei momenti dalla mia natura, mi era nominata dalla ragione col nome espresso di morte, né mi spaventava punto. E moltissimi malati non eroi, né coraggiosi anzi timidissimi, hanno desiderato e desiderano la morte in mezzo ai grandi dolori, e sentono un riposo in quell’idea, il quale sarebbe molto maggiore, se l’idea della morte non fosse accompagnata dai timori del futuro, e da cento altre cose estranee, e d’altro genere. Del resto il riposo ch’io desiderava allora mi piaceva piú che dovesse esser perpetuo, acciò non avessi dovuto ripigliare svegliandomi gli stessi travagli de’ quali era cosí stanco.




{{ZbPensiero|292/1}}Se la morte e il sonno siano un punto o uno spazio, non si ricerca riguardo a quei momenti nei quali l’uomo conserva ancora una cognizione di se, che va scemando a poco a poco, giacché questo non si dubita che non sia uno spazio progressivo, ma riguardo al tempo non sensibile, né conoscibile, né ricordabile. Il quale pare che debba essere istantaneo, giacché il passaggio dal conoscere al non conoscere,{{ZbPagina|293}} dall’essere al non essere, dalla cosa quantunque menoma al nulla, non ammette gradazione, ma si fa necessariamente per salto, e istantaneamente (21 ottobre 1820).
{{ZbPensiero|292/1}}Se la morte e il sonno siano un punto o uno spazio, non si ricerca riguardo a quei momenti nei quali l’uomo conserva ancora una cognizione di se, che va scemando a poco a poco, giacché questo non si dubita che non sia uno spazio progressivo, ma riguardo al tempo non sensibile, né conoscibile, né ricordabile. Il quale pare che debba essere istantaneo, giacché il passaggio dal conoscere al non conoscere, {{ZbPagina|293}} dall’essere al non essere, dalla cosa quantunque menoma al nulla, non ammette gradazione, ma si fa necessariamente per salto, e istantaneamente (21 ottobre 1820).




{{ZbPensiero|293/1}}Ho detto altrove (p. {{ZbLink|55}}) domandate piacere ad uno, che non vi si possa fare senza incorrere nell’odio
{{ZbPensiero|293/1}}Ho detto altrove; (p.55.) domandate piacere ad uno, che non vi si possa fare senza incorrere nell’odio di un altro ec. La cagione di questo è che l’odio è passione, la gratitudine ragione e dovere, eccetto il caso che il benefizio produca l’amore passione, giacché questa non si può dubitare che spesso non sia piú efficace ed attiva dell’odio e di tutte le altre. Ma la semplice gratitudine è tutta relativa ad altrui, laddove l’amore passione, benché sembri, non è tale, ma è fondata sommamente nell’amor proprio, giacché si ama quell’oggetto come cosa che c’interessa, ci piace, e la nostra persona entra in questo affetto per grandissima parte. Ma la ragione non è mai efficace come la passione. Sentite i filosofi. Bisogna fare che l’uomo si muova per la ragione come, anzi piú assai che per la passione, anzi si muova per la sola ragione e dovere. Bubbole. La natura degli uomini e delle cose, può ben
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