Osservazioni alle Ricerche sul progetto di una strada di ferro da Milano a Venezia colle relative risposte: differenze tra le versioni

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Nell'annotazione finale all'articolo inserito nel fascicolo di Giugno p. p. degli Annali universali di Statistica, ed intitolato — Ricerche sul progetto di una strada ili ferro da Milano a Venezia — s'invitò chiunque avesse fatto nota di qualche pensiero su questo importante oggetto a darne comunicazione al sig. Compilatore dell’anzidetto scritto periodico. Le presenti considerazioni sulla materia in quistione corrispondono a tale invito.
 
Chi scrive non intende seguire il precennato articolo in tutti i suoi ''dettaglj'', ma consegnare soltanto nel presente delle osservazioni generali su quegli principi che formano nel primo la base al ragionamento, e sulle principali conseguenze derivate dai medesimi. :

''Osservazione'' 1. Al paragrafo 3.° si stabilisce, che il massimo trasporto di persone e di merci si otterrà più sicuramente e prontamente passando nei luoghi ove le persone e le merci si trovano già raccolte in maggior copia, o possono più facilmente raccogliersi. Questa è una verità, ma non è intiera. Il massimo trasporto sarà inoltrato e particolarmente ottenuto 1.° dalla ''maggior possibile velocità'' e per conseguenza mediante la linea la più corta; 2.° dalla ''maggior possibile diminuzione della mercede di trasporto'', e per conseguenza da quella delle spese dell’impresa. Ambedue queste cause principali, che devono essere considerate come i ''cardini dell'opera'', agiranno come il più efficace allettamento all’affluenza dei passaggieri e delle merci.
 
''Risposta''. Supposto vero che nella linea delle 6 città la distanza tra i punti estremi, cioè Milano e Venezia, si accresce di 2 miglia sopra 134 miglia astratte; ossia di 1 1/2 per 100; la differenza però potrebbe fors'anche rimanere elisa nel pratico adattamento della linea ferrata agli accidenti del terreno, come sembra dover risultare dalle modificazioni che si sono introdotte nell’ultima carta litografica distribuita ai soscrittori. In ogni modo si diminuisce enormemente la distanza tra i detti punti estremi e i punti intermedj o fra tutti i punti intermedj. Cosicché ''la massa'' dei movimenti ne viene ''incomparabilmente accelerata''.
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''Oss''. IV. Al paragrafo 8.° viene fatta l'osservazione seguente: “La strada ferrata non è per sua natura capace di ricevere afflusso di viandanti ad ogni tratto ed alla spicciolata, ma bisogna che si radunino a certe stazioni”. Non si può negare la giustezza di questa asserzione. La cennata radunanza può non solo avere luogo nelle città, ma ugualmente sui punti di intersezione dei tronchi colla linea retta. I viaggiatori di Brescia, di Verona, di Vicenza e di Padova vi ''arriveranno raccolti assieme'' e saranno accolti nello stesso modo.
 
''Risp''. Si nega che la "''cennata radunanza''" possa aver luogo nei punti d'intersezione egualmente come nelle città; perché in città la gente si trova senz’altro radunata. E appunto perché sarà necessario che i viaggiatori di BrecciaBrescia, Verona, Vicenza e Padova "''arrivino raccolti insieme''", si è dimostrato al § 25 delle ''Ricerche'' che i bracci addizionali riescirebbero quasi inservibili.
 
''Oss''. V. Al paragrafo 10.° ''viene esternato il dubbio'' sull'affluenza de' milioni necessarj all'impresa, se non si levano dove stanno. Questo riflesso sembrando destinato ad insinuare l’apprensione della mancanza de' capitali requisiti, qualora le persone danarose a Brescia, Verona e Vicenza <ref>Padova non è mentovata perché la linea retta passerebbe quasi radente vicino a detta città.</ref>, si rifiutassero a contribuirvi per la ragione della preferenza che si avrebbe data alla linea retta, giova mettere in confronto l'assioma incontestabile, che i capitalisti delle dette città, come quelli delle altre che si ritrovano nella monarchia austriaca, impiegheranno i loro fondi nella impresa in questione, se vi ritrovano un evidente utile, senza rinunciarvi per alcun altro riflesso secondario. Nell’ipotesi di abbandonare la linea retta, si potrebbe ugualmente inferire che i capitalisti di Milano riterrebbero i loro fondi, poiché si toglierebbe a questa città il vantaggio della maggior possibile velocità con quello della minor possibile mercede di trasporto.