Pagina:Zibaldone di pensieri I.djvu/337: differenze tra le versioni

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In proposito di quello che ho detto, p. {{ZbLink|68}}. nel pensiero ''Dimandate'', Chilone, dice il {{AutoreCitato|Diogene Laerzio|Laerzio}}, προσέταττε... λέγοντα μὴ κινεῖν τὴν χεῖρα μανικὸν γάρ. Vedi la nota d’Is. Casaubono al Laerzio, ''Vit. Polemon.'' l. IV, segm.16.
{{ZbPagina|208}} Esempio ne può essere Omero, secondo quello che si racconta della sua vita, viaggi ec. Di Cicerone che tanto incredibilmente affaticò la mente e la penna, e che nacque di quell’ingegno e natura unica che ognun sa, niun dice che fosse di corpo, non che infermiccio, ma gracile, le quali qualità oggi s’hanno per segni caratteristici, e condizioni indispensabili de’ talenti non pur sommi ma notabili, e massime di chi avesse coltivato e occupato tanto la mente negli studi letterari e nello scrivere, come Cicerone anzi per una metà. Quel che dico di Cicerone può dirsi di Platone, e di quasi tutti i grandissimi ingegni e laboriosissimi letterati e scrittori antichi. V. però Plutarco Vita di Cic (11 agosto 1820).. Vedi p.233. capoverso 3.
La grazia appena io credo che possa esser concepita dai francesi con idea vera. Certo i loro scrittori non la conoscono. Lo confessa pienamente Thomas Essai sur les Éloges ch.9. Infatti manca loro ''cette sensibilité tendre et pure'', cioè inaffettata e naturale (l’avrebbero per natura, ma la società non vuole che la conservino: l’avevano i loro antichi scrittori) e ''cet instrument facile et souple'' vale a dire una lingua come la greca e l’italiana. V. senza fallo quel passo di Thomas (13 agosto 1820).
Non solamente il bello ma forse la massima parte delle cose e delle verità che noi crediamo assolute e generali, sono relative e particolari. L’assuefazione è una seconda natura, e s’introduce quasi insensibilmente, e porta o distrugge delle qualità innumerabili, che acquistate o perdute, ci persuadiamo ben presto di non potere avere, o di non poter non avere, e ascriviamo a leggi eterne e immutabili, a sistema naturale, a Provvidenza ec. l’opera del caso e delle circostanze accidentali e arbitrarie. Aggiungete all’assuefazione, le opinioni i climi i temperamenti corporali o spirituali, e persuadetevi che molto ma molto poche verità sono assolute e inerenti al sistema delle cose. Oltre all’indipendenza da queste verità che può trovarsi in altri sistemi di cose (13 agosto 1820).


{{ZbPensiero|206/3}} La grazia propriamente non ha luogo se non nei piaceri che appartengono al bello. Una novità, un racconto curioso, una nuova piccante, tutto quello che punge o muove o solletica la curiosità, sono irritamenti piacevoli, ma non hanno che far colla grazia. E quelli che appartengono ai cibi, o a qualunque altro piacere, parimente, somigliano alla grazia e possono esserne esempi, ma non confondersi con lei. Perciò la grazia va definita semplicemente, un irritamento nelle cose che appartengono al bello, tanto sensibile quanto intellettuale, come il bello poetico ec.{{ZbPagina|207}}


{{ZbPensiero|206/1}}In somma dal detto qui sopra e da mille altre{{ZbPagina|207}} Le grazie della lingua sono piú che mai relative a quelle persone che la intendono perfettamente ec. e non mai assolute. Cosí le grazie attiche, toscane ec. forse piú graziose per gli altri italiani che per gli stessi toscani, a cagione di una certa sorpresa ec. ma poco o nulla agli stranieri.
{{ZbPensiero|207/1}}Le grazie della lingua sono piú che mai relative a quelle persone che la intendono perfettamente ec., e non mai assolute. Cosí le grazie attiche, toscane ec., forse piú graziose per gli altri italiani che per gli stessi toscani, a cagione di una certa sorpresa ec., ma poco o nulla agli stranieri.


{{ZbPensiero|207/2}}Oggidí è cosa molto ordinaria che un uomo veramente singolare e grande si distingua al di fuori per un volto o un occhio assai vivo, ma del resto per un corpo esilissimo e sparutissimo e anche difettoso. {{Ac|Pope}}, Canova, {{Ac|Voltaire}}, {{Ac|Descartes}}, Pascal. Tant’è: la grandezza appartenente all’ingegno non si può ottenere oggidí senza una continua azione logoratrice dell’anima sopra il corpo, della lama sopra il fodero. Non cosí anticamente, dove il genio e la grandezza era piú naturale e spontanea, e con meno ostacoli a svilupparsi, oltre la minor forza della distruttrice cognizione del vero, inseparabile oggidí dai grandi talenti, e il maggior esercizio del corpo riputato cosa

{{ZbPensiero|207/1}}Oggidí è cosa molto ordinaria che un uomo veramente singolare e grande si distingua al di fuori per un volto o un occhio assai vivo, ma del resto per un corpo esilissimo e sparutissimo e anche difettoso. Pope, Canova, Voltaire, Descartes, Pascal. Tant’é: la grandezza appartenente all’ingegno non si può ottenere oggidí senza una continua azione logoratrice dell’anima sopra il corpo, della lama sopra il fodero. Non cosí anticamente, dove il genio e la grandezza era piú naturale e spontanea, e con meno ostacoli a svilupparsi, oltre la minor forza della distruttrice cognizione del vero inseparabile oggidí dai grandi talenti, e il maggior esercizio del corpo riputato cosa nobile e necessaria, e come tale usato anche dalle persone di gran genio, come Socrate ec. E Chilone uno de’ sette savi non credeva alieno dalla sapienza il consigliare come faceva, εὖ τὸ σῶμα ἀσκεῖν (Laerz.), e questo consiglio si trova registrato fra i documenti della sua sapienza. In particolare poi quanto alla politica, oggidí l’uomo di stato si può dir che sia come l’uomo di lettere, sempre occupato alle insaluberrime fatiche del gabinetto. Ma nelle antiche repubbliche chi aspirava agli affari civili, e nella sua giovanezza fortificava necessariamente il corpo cogli esercizi la milizia ec. senza i quali sarebbe stato quasi infame; e lo stesso esercizio della politica era pieno di azione corporale, trattandosi di agire col popolo, clienti, impegni ec. ec. Cosí anche la vita di qualunque altro uomo di genio era sempre piena di azione nell’esercizio stesso delle sue facoltà.
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