Pagina:Zibaldone di pensieri I.djvu/453: differenze tra le versioni

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Sostengono come indubitato che l’uomo è perfettibile. Vale a dire ch’egli può perfezionare se stesso, perfezionar l’opera della natura. Considerate il sistema materiale del mondo, tanto nelle minime che nelle massime cose, tanto nell’organizzazione di un animale appena visibile, quanto nell’ordine degli astri, e voi troverete da per tutto un artifizio, una sapienza, una maestria tale, che non solamente non si può perfezionar nulla di quanto la natura ha fatto, non solamente non vi si può né aggiungere né levarne cosa alcuna, né alterare in nessun modo senza guastare, ma quando anche noi avessimo quella stessa potenza di fare che ha avuto la natura, non c’é uomo d’ingegno cosí sottile e profondo e sublime, che fosse capace non dico di condurre a termine, ma di concepir solamente un piano cosí magistrale, cosí minuto, cosí strettamente legato insieme e corrispondente, cosí perfetto in ogni menomissima parte, come quello che vediamo eseguito dalla natura. Io dunque dico all’uomo {{ZbPagina|372}}
{{ZbPagina|371}} come per lo contrario è provato che l’uomo senza società, non ha per natura o istinto, nessuna idea di Religione, e non ne ha verun bisogno, tutti i suoi doveri non riguardando che se stesso, ed avendo il loro immobile fondamento nell’istinto che lo porta ad amarsi e conservarsi. (2. Dec. 1820.).
il quale asserisce d’essere perfettibile, e di potersi, anzi doversi perfezionare da se: perfeziona il tuo corpo, la tua notomia, la tua costruzione organica, o almeno qualche parte di lei: se non puoi questo, almeno immagina un disegno piú perfetto, piú completo, piú giusto, piú conveniente, piú esatto, piú squisito di quello della natura, relativamente alla organizzazione ec. del tuo corpo. L’uomo si mette a ridere, e confessa che non solo non c’é cosa piú perfetta, ma ch’egli con lunghissimo studio, dal principio del mondo in poi, ancora non è arrivato a comprenderne interamente tutta la perfezione, e ogni giorno rivela qualche altra cosa da ammirare, ed accresce la sua maraviglia. Or come dunque non potendo perfezionare il tuo corpo, anzi non potendo neppur comprendere tutta la misura della sua perfezione naturale, presumi di perfezionare una parte tanto piú nobile, astrusa, e difficile, qual’é lo spirito? Come dunque la


{{ZbPensiero|x}}Sostengono come indubitato che l’uomo è perfettibile. Vale a dire ch’egli può perfezionare se stesso, perfezionar l’opera della natura. Considerate il sistema materiale del mondo, tanto nelle minime che nelle massime cose, tanto nell’organizzazione di un animale appena visibile, quanto nell’ordine degli astri, e voi troverete da per tutto un artifizio, una sapienza, una maestria tale, che non solamente non si può perfezionar nulla di quanto la natura ha fatto, non solamente non vi si può nè aggiungere nè levarne cosa alcuna, nè alterare in nessun modo senza guastare, ma quando anche noi avessimo quella stessa potenza di fare che ha avuto la natura, non c’è uomo d’ingegno così sottile e profondo e sublime, che fosse capace non dico di condurre a termine, ma di concepir solamente un piano così magistrale, così minuto, così strettamente legato insieme e corrispondente, così perfetto in ogni menomissima parte, come quello che vediamo eseguito dalla natura. Io dunque dico all’uomo{{ZbPagina|372}} il quale asserisce d’essere perfettibile, e di potersi, anzi doversi perfezionare da se: perfeziona il tuo corpo, la tua notomia, la tua costruzione organica, o almeno qualche parte di lei: se non puoi questo, almeno immagina un disegno più perfetto, più completo, più giusto, più conveniente, più esatto, più squisito di quello della natura, relativamente alla organizzazione ec. del tuo corpo. L’uomo si mette a ridere, e confessa che non solo non c’è cosa più perfetta, ma ch’egli con lunghissimo studio, dal principio del mondo in poi, ancora non è arrivato a comprenderne interamente tutta la perfezione, e ogni giorno rivela qualche altra cosa da ammirare, ed accresce la sua maraviglia. Or come dunque non potendo perfezionare il tuo corpo, anzi non potendo neppur comprendere tutta la misura della sua perfezione naturale, presumi di perfezionare una parte tanto più nobile, astrusa, e difficile, qual’è lo spirito? Come dunque la natura tanto perfetta maestra, tanto accurata e puntuale e finita e intera in tutto il resto, e nominatamente nel tuo corpo, è stata così stupida e manchevole e difettosa nella parte più rilevante di te, in quella parte da cui dipendeva l’uso di quel tuo corpo così perfetto, e che anche doveva molto influire sugli altri ordini di enti? Come ti ha lasciato da far tanto in quella parte che più le doveva premere, non avendoti lasciato nulla da fare in quella che importava meno, e ch’era subordinata alla prima? Come soprattutto presumi di perfezionare, non solo il tuo spirito,
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