Pagina:Zibaldone di pensieri I.djvu/442: differenze tra le versioni

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{{ZbPagina|356}} principii di religione esattamente considerati; di quella religione che a buon diritto si vanta per la più misericordiosa ec. Ma la ragione è così barbara che dovunque ella occupa il primo posto, e diventa regola assoluta, da qualunque principio ella parta, e sopra qualunque base ella sia fondata, tutto diventa barbaro. Così vediamo le tante barbarie delle religioni antiche, se ben queste fossero figlie dell’immaginazione. E anche senza i principii religiosi, è pur troppo evidente che la sola stretta ragione, ci porta alle conseguenze specificate di sopra. Non c’è che la pura natura la quale ci scampi dalla barbarie, con quegli errori ch’ella ispira, e dove la ragione non entra. S’ella ci fa piangere la morte dei figli, non è che per un’illusione, perchè perdendo la vita non hanno perduto nulla, anzi hanno guadagnato. Ma il non piangerne è barbaro, e molto più il rallegrarsene, benchè sia conforme all’esatta ragione. Tutto ciò conferma quello ch’io voglio dire che la ragione spesso è fonte di barbarie (anzi barbarie da se stessa), l’eccesso della ragione sempre; la natura non mai, perchè finalmente non è barbaro se non ciò che è contro natura, (25. Nov. 1820.) sicchè natura e barbarie son cose contraddittorie, e la natura non può esser barbara per essenza.
é bene, in poi. Dove l’autore insomma viene a concludere che non esiste legge naturale, o secondo i Deisti che combatte, o anche, come pare, secondo la propria persuasione, giacch’egli ne vuol dedurre che non esiste regola di condotta, esclusa la religione, solo canone dei doveri morali. E nel principio propriamente del Capo 6. dice, l’uomo ha riconosciuto dovunque ed in qualunque tempo la distinzione essenziale del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto; e malgrado i vari errori nella estimazione degli atti liberi considerati come virtuosi o viziosi, non v’ebbe mai alcun popolo che confondesse le nozioni opposte del delitto e della virtú. Siamo d’accordo. Cosí nel bello, tutti hanno la nozione della convenienza, e nessuno ne ha il tipo. Ma stando cosí la cosa, le diverse opinioni non si possono chiamare errori, come voi fate; perché non esiste il tipo del buono morale; e perché non erra quell’etiope che crede la figura della sua nazione, la piú perfetta e la sola bella nel genere umano.


Alla p.161. I fasti della rivoluzione abbondano di altre prove di quello ch’io dico, e dimostrano qual fosse l’assunto dei riformatori. Si eressero altari alla Dea ragione: Condorcet nel piano di educazione presentato all’Assemblea legislativa ai 21 e 22 Aprile 1792 proponeva l’abolizione e proscrizione anche della religion naturale, come irragionevole e contraria alla filosofia, e cosí di tutte le altre religioni. (Essai sur l’indifférence en matiére de religion Ch.5. presso alla fine, nota) Non parlo del {{ZbPagina|358}}

nuovo Calendario, della festa all’Essere Supremo di Robespierre ec. In somma lo scopo non solo dei fanatici, ma dei sommi filosofi francesi o precursori, o attori, o in qualunque modo complici della rivoluzione, era precisamente di fare un popolo esattamente filosofo e ragionevole. Dove io non mi maraviglio e non li compiango principalmente per aver creduto alla chimera del potersi realizzare
{{ZbPensiero|x}}Alla p.343. Vedilo ancora sulla fine del Capo 5. da quel passo abbastanza lungo di Rousseau, Tutto ciò che sento esser bene,{{ZbPagina|357}} è bene, in poi. Dove l’autore insomma viene a concludere che non esiste legge naturale, o secondo i Deisti che combatte, o anche, come pare, secondo la propria persuasione, giacch’egli ne vuol dedurre che non esiste regola di condotta, esclusa la religione, solo canone dei doveri morali. E nel principio propriamente del Capo 6. dice, l’uomo ha riconosciuto dovunque ed in qualunque tempo la distinzione essenziale del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto; e malgrado i vari errori nella estimazione degli atti liberi considerati come virtuosi o viziosi, non v’ebbe mai alcun popolo che confondesse le nozioni opposte del delitto e della virtù. Siamo d’accordo. Così nel bello, tutti hanno la nozione della convenienza, e nessuno ne ha il tipo. Ma stando così la cosa, le diverse opinioni non si possono chiamare errori, come voi fate; perchè non esiste il tipo del buono morale; e perchè non erra quell’etiope che crede la figura della sua nazione, la più perfetta e la sola bella nel genere umano.


{{ZbPensiero|x}}Alla p.161. I fasti della rivoluzione abbondano di altre prove di quello ch’io dico, e dimostrano qual fosse l’assunto dei riformatori. Si eressero altari alla Dea ragione: Condorcet nel piano di educazione presentato all’Assemblea legislativa ai 21 e 22 Aprile 1792 proponeva l’abolizione e proscrizione anche della religion naturale, come irragionevole e contraria alla filosofia, e così di tutte le altre religioni. (Essai sur l’indifférence en matière de religion Ch.5. presso alla fine, nota) Non parlo del{{ZbPagina|358}} nuovo Calendario, della festa all’Essere Supremo di Robespierre ec. In somma lo scopo non solo dei fanatici, ma dei sommi filosofi francesi o precursori, o attori, o in qualunque modo complici della rivoluzione, era precisamente di fare un popolo esattamente filosofo e ragionevole. Dove io non mi maraviglio e non li compiango principalmente per aver creduto alla chimera del potersi realizzare un sogno e un utopia, ma per non aver veduto che ragione e vita sono due cose incompatibili, anzi avere stimato che l’uso intiero, esatto, e universale della ragione e della filosofia, dovesse essere il fondamento e la cagione e la fonte della vita e della forza e della felicità di un popolo.
(27. Nov. 1820.)


{{ZbPensiero|x}}Il vigore e il ben essere del corpo conferisce alla serenità dell’animo, e la serenità dell’animo al vigore e al ben essere del corpo. Come per lo contrario la debolezza o mal essere del corpo, e la tristezza dell’animo. Così la natura aveva congegnata e ordinata ogni cosa alla più felice condizione dell’uomo.


{{ZbPensiero|x}}Alla p.223. Le dottrine non rimontano mai verso la loro sorgente, e la Riforma invano si sforzava d’arrestare il corso del fiume che la trascinava, dice l’Essai sur l’indifférence en matière de religion, a poco più di un terzo del Capo 6. Così tutte le sette, istituzioni, corporazioni, ogni cosa umana si guasta e perde quando s’allontana da’ suoi principii, e non c’è altro rimedio che richiamarvela, cosa ben difficile, perchè l’uomo non torna indietro senza qualche ragione universale, necessaria ec. come sovversioni del globo, o di
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