Pagina:Zibaldone di pensieri I.djvu/102: differenze tra le versioni

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{{ZbPensiero|1/5}}Dal niente in letteratura si passa al mezzo e al vero, quindi al raffinamento: da questo non c’é esempio che si sia tornato al vero. Greci e latini italiani. Lo squisito gusto del volgo de’ letterati non può essere se non quando ei non è ancora corrotto. P.E. i cinquecentisti volgari non peccavano d’altro che di poco, non di troppo, e però erano attissimi a giudicar bene del molto, o sia del vero bello, come faceano.
{{ZbPensiero|1/5}}Dal niente in letteratura si passa al mezzo e al vero, quindi al raffinamento: da questo non c’è esempio che si sia tornato al vero. Greci e latini italiani. Lo squisito gusto del volgo de’ letterati non può essere se non quando ei non è ancora corrotto. P.E. i cinquecentisti volgari non peccavano d’altro che di poco, non di troppo, e però erano attissimi a giudicar bene del molto, o sia del vero bello, come faceano.




{{ZbPensiero|1/6}}Il trecento fu il principio della nostra letteratura, non già il colmo, imperocché non ebbe se non tre scrittori grandi: il quattrocento non fu corruzione né<section end="1" /> <section begin="2" />{{ZbPagina|2}} raffinamento del trecento, ma un sonno della letteratura (che avea dato luogo all’erudizione) la quale restava ancora incorrotta e peccava ancora piú tosto di poco. {{AutoreCitato|Angelo Poliziano|Poliziano}}, {{AutoreCitato|Luigi Pulci|Pulci}}. Il cinquecento fu vera continuazione del trecento e il colmo della nostra letteratura. Di poi venne il raffinamento del seicento, che nel settecento s’é solamente mutato in corruzione d’altra specie, ma il buon gusto nel volgo dei letterati non è tornato piú, né tornerà secondo me, perché dal niente si può passare al buono, ma dal troppo buono o sia dal corrotto stimo che non si possa.
{{ZbPensiero|1/6}}Il trecento fu il principio della nostra letteratura, non già il colmo, imperocché non ebbe se non tre scrittori grandi: il quattrocento non fu corruzione né<section end="1" /> <section begin="2" />{{ZbPagina|2}} raffinamento del trecento, ma un sonno della letteratura (che avea dato luogo all’erudizione) la quale restava ancora incorrotta e peccava ancora piú tosto di poco. {{AutoreCitato|Angelo Poliziano|Poliziano}}, {{AutoreCitato|Luigi Pulci|Pulci}}. Il cinquecento fu vera continuazione del trecento e il colmo della nostra letteratura. Di poi venne il raffinamento del seicento, che nel settecento s’è solamente mutato in corruzione d’altra specie, ma il buon gusto nel volgo dei letterati non è tornato piú, né tornerà secondo me, perché dal niente si può passare al buono, ma dal troppo buono o sia dal corrotto stimo che non si possa.