Pagina:Zibaldone di pensieri II.djvu/15: differenze tra le versioni

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{{ZbPensiero|458/1}} Quanta parte abbia nell’uomo il timore piú della speranza si deduce anche da questo, che la stessa speranza è madre di timore, tanto che gli animi meno inclinati a temere, e piú forti, sono resi timidi dalla speranza, massime s’ella è notabile. E l’uomo non può quasi sperare senza temere, e tanto piú quanto la speranza è maggiore. Chi spera teme e il disperato non teme nulla. Ma viceversa la speranza non {{ZbPagina|459}} deriva dal timore, benché chi teme speri sempre che il soggetto del suo timore non si verifichi. (26 dicembre 1820). Osservate che la passione direttamente opposta al timore, è la speranza. E nondimeno ella non può sussistere senza produrre il suo contrario.



{{ZbPensiero|x}} Quanta parte abbia nell’uomo il timore piú della speranza si deduce anche da questo, che la stessa speranza è madre di timore, tanto che gli animi meno inclinati a temere, e piú forti, sono resi timidi dalla speranza, massime s’ella è notabile. E l’uomo non può quasi sperare senza temere, e tanto piú quanto la speranza è maggiore. Chi spera teme e il disperato non teme nulla. Ma viceversa la speranza non {{ZbPagina|459}} deriva dal timore, benché chi teme speri sempre che il {{pt|sog-|soggetto}}
{{ZbPensiero|459/1}}Le Filippiche di Cicerone, contengono l'ultima voce romana, sono l'ultimo monumento della libertà antica, le ultime carte dov'ella sia difesa e predicata apertamente e senza sospetto ai contemporanei. D'allora in poi la libertà non fu più l'oggetto di culto pubblico, nè delle lodi, e insinuazioni degli scrittori (non solo romani, ma quasi possiamo dire di qualunque nazione, se non de' francesi ultimamente. E infatti colla libertà romana spirò per sempre la libertà delle nazioni civilizzate.) Quelli che vennero dopo, la celebrarono nel passato come un bene, la biasimarono