Pagina:Zibaldone di pensieri II.djvu/15: differenze tra le versioni

Nessun oggetto della modifica
Alebot (discussione | contributi)
m Wikipedia python library
Corpo della pagina (da includere):Corpo della pagina (da includere):
Riga 1: Riga 1:
''sans être compatriotes, ils étoient tous Romains.'' (ch.6. fin. p. 80. dove però egli parla sotto un altro rapporto.) Quando tutto il mondo fu cittadino Romano, Roma non ebbe piú cittadini; e quando cittadino Romano fu lo stesso che Cosmopolita, non si amò nè Roma nè il mondo: l’amor patrio di Roma divenuto cosmopolita, divenne indifferente, inattivo e nullo: e quando Roma fu lo stesso che il mondo, non fu piú patria di nessuno, e i cittadini Romani, avendo per patria il mondo, non ebbero nessuna patria, e lo mostrarono col fatto (24 dic. 1820).
sans être compatriotes, ils étoient tous Romains.'' (ch.6. fin. p. 80. dove però egli parla sotto un altro rapporto.) Quando tutto il mondo fu cittadino Romano, Roma non ebbe piú cittadini; e quando cittadino Romano fu lo stesso che Cosmopolita, non si amò nè Roma nè il mondo: l’amor patrio di Roma divenuto cosmopolita, divenne indifferente, inattivo e nullo: e quando Roma fu lo stesso che il mondo, non fu piú patria di nessuno, e i cittadini Romani, avendo per patria il mondo, non ebbero nessuna patria, e lo mostrarono col fatto (24 dic. 1820).




{{ZbPensiero|x}}Quanta parte abbia nell’uomo il timore piú della speranza si deduce anche da questo, che la stessa speranza è madre di timore, tanto che gli animi meno inclinati a temere, e piú forti, sono resi timidi dalla speranza, massime s’ella è notabile. E l’uomo non può quasi sperare senza temere, e tanto piú quanto la speranza è maggiore. Chi spera teme, e il disperato non teme nulla. Ma viceversa la speranza non {{ZbPagina|459}} deriva dal timore, benchè chi teme speri sempre che il soggetto del suo timore non si verifichi (26 dic. 1820).
{{ZbPensiero|x}}Quanta parte abbia nell’uomo il timore piú della speranza si deduce anche da questo, che la stessa speranza è madre di timore, tanto che gli animi meno inclinati a temere, e piú forti, sono resi timidi dalla speranza, massime s’ella è notabile. E l’uomo non può quasi sperare senza temere, e tanto piú quanto la speranza è maggiore. Chi spera teme, e il disperato non teme nulla. Ma viceversa la speranza non {{ZbPagina|459}}deriva dal timore, benchè chi teme speri sempre che il soggetto del suo timore non si verifichi (26 dic. 1820).