Pagina:Dieci lettere di Publio Virgilio Marone.djvu/68: differenze tra le versioni

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<div align="center"><font size=5>L E T T E R A&nbsp;&nbsp;&nbsp;D E C I M A</font><br /><br /><font size=2>''Ai Legislatori della nuova Arcadia P. Virgilio Marone; Salute''.</font></div>
<center>LETTERA DECIMA</center>

<center>Ai Legislatori della nuova Arcadia, P. Virgilio, Salute.</center>


Furono affisse più copie della Riforma qua e là negli Elisi pe’ vari boschetti a’ poeti italiani assegnati. I più antichi e più illustri di loro soffrirono in pace il giudizio severo intorno a loro fatto da noi; ma gli altri ne furono molto scontenti. Color soprattutto che se ne videro esclusi e neppur vi trovarono il nome loro, gran lamenti ne fecero, ed avrebbon più tosto voluto sostenere le critiche, purché vi fossero nominati. Non è cosa più grave a un poeta quanto il vedersi dimenticato. Vi furon tra gli altri i settecentisti, che sel recarono a offesa. Ma noi li femmo avvertire, che il tempo esser deve il giudice primo dell’opere, e delle poetiche cose principalmente; esser eglino ancor troppo giovani; vivere i loro amici, i loro concittadini, i coaccademici loro, e quindi al secolo susseguente doversene riserbar il giudicio, perché potesse riuscire sincero, e libero veramente. Or, vedendo la turbazione, che mostravano tutte quell’ombre del torto lor fatto, e parendo male ad alcuno, che tante rime e fatiche dovessero andare in perdizione, il Fracastoro, che sa talora opportunamente scherzare:
Furono affisse più copie della Riforma qua e là negli Elisi pe’ vari boschetti a’ poeti italiani assegnati. I più antichi e più illustri di loro soffrirono in pace il giudizio severo intorno a loro fatto da noi; ma gli altri ne furono molto scontenti. Color soprattutto che se ne videro esclusi e neppur vi trovarono il nome loro, gran lamenti ne fecero, ed avrebbon più tosto voluto sostenere le critiche, purché vi fossero nominati. Non è cosa più grave a un poeta quanto il vedersi dimenticato. Vi furon tra gli altri i settecentisti, che sel recarono a offesa. Ma noi li femmo avvertire, che il tempo esser deve il giudice primo dell’opere, e delle poetiche cose principalmente; esser eglino ancor troppo giovani; vivere i loro amici, i loro concittadini, i coaccademici loro, e quindi al secolo susseguente doversene riserbar il giudicio, perché potesse riuscire sincero, e libero veramente. Or, vedendo la turbazione, che mostravano tutte quell’ombre del torto lor fatto, e parendo male ad alcuno, che tante rime e fatiche dovessero andare in perdizione, il Fracastoro, che sa talora opportunamente scherzare:
— Io, — disse, — siccome medico, il carico prendo di non lasciar perire tanta ricchezza. I medici e gli speziali d’Italia si lagnano di veder l’arti lor decadute ed han
— Io, — disse, — siccome medico, il carico prendo di non lasciar perire tanta ricchezza. I medici e gli speziali d’Italia si lagnano di veder l’arti lor decadute ed han