Raimondo Montecuccoli (Mariani): differenze tra le versioni

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| Nome e cognome dell'autore = Carlo Mariani
| Titolo =Raimondo Montecuccoli (Mariani)
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| Anno di pubblicazione = 1869
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Carlo Mariani
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Passò in cattività due anni; ma questo tempo non andò perduto per lui, avvegnaché ei consacrossi agli studi con tutto il calore dell’animo suo, in modo che non solamente si perfezionava in tutti i rami del militare sapere, ma eziandio erudissi nella giurisprudenza, nella filosofia e persino nella medicina. Uscito di prigionia, cambiato con lo Schlang, ufficiale svedese, allorché seppe la sua patria minacciata da gravi pericoli, ottenuta licenza, abbandonava le bandiere di Ferdinando II e recavasi celermente in Italia a offrire la sua spada e i suo servigi a Francesco I, Duca di Modena.
 
Era di que’ tempi signore di Parma, Odoardo Farnese, che possedeva con molte altre terre anche il ducato di Castro, stato un giorno concesso dalla Chiesa alla sua famiglia in forma di investitura feudale. Per le guerre sostenute da Parma contro gli Spagnuoli, il Farnese aveva preso denaro a presto, assegnando ai creditori un censo sui redditi di Castro. Ma questi dando frutti insufficienti, i creditori, che per la massima parte erano dei Monti di Roma, altamente gridavano contro il duca Odoardo; e i Barberini, a lui nimicissimi soffiavano nel fuoco nell’intento di costringerlo a patteggiare la cessione di Castro.
 
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Nel 1657 il Montecuccoli veniva creato maresciallo di campo e in tal anno sposavasi a Margherita, figlia del principe Diechtristein, donna, la quale alle eminenti qualità d’un’anima virtuosa e gentile univa i pregi d’una rara bellezza. La guerra, che di que’ tempi erasi accesa in Polonia lo toglieva ben presto alle domestiche gioie, per recarsi con le schiere mandate dall’Imperadore in soccorso di Giovanni Casimiro, il quale, appena salito al trono per la morte di Ladislao IV, vedeva il suo regno invaso da’ Cosacchi, che avevano alzato bandiera di rivolta. Fu questa una guerra, non lunga ma sanguinosa; quelli, da prima vincitori, vennero poscia dal Re vinti e domati; e a Zborow fermarono la pace, la quale se accontentò i Cosacchi, perché patteggiata con giustizia, fece però malcontenta la nobiltà polacca; onde opponendosi essa allo eseguimento de’ patti convenuti, le armi, appena posate, si ripresero; ma nell’anno 1651 i Cosacchi, compiutamente sbaragliati furono costretti ad assoggettarsi alle dure leggi loro imposte dal vincitore. Nemmeno questa pace fu di lunga durata; ché i malcontenti Cosacchi, spinti da’ Moscoviti e dagli Svedesi, i quali soffiavano nel fuoco eccitandoli a nuova rivolta, fatta alleanza con lo Czar, nel vegnente anno uscirono ancora alla campagna.
 
E qui ha principio la lunga serie di que’ mali che tanto afflissero e trascinarono alla estrema rovina quella terra, così feconda d’eroi, di martiri e di anime generose.
 
Carlo Gustavo, che siedeva in allora sul trono di Svezia, credendo opportuno il momento a compiere i vasti disegni di Gustavo Adolfo, sceso nel 1655 in Polonia con numerosa schiera di sue genti, impadronivasi di Varsavia e, dopo lungo e sanguinoso contrasto, anche di Cracovia, mentre i Moscoviti, trionfando dei Polacchi a Wilna e a Grodno, facevano eleggere lo Czar Re di Polonia con l’atto di Wilna: tale l’origine dei diritti dell’imperadore di Russia su quello sventurato paese.
 
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L’Austria allora mandava ad aiutarlo nella impresa grossa schiera di sue milizie, scegliendo a governale il generale Hatzfeld e affidando al Montecuccoli il comando della cavalleria; e quando Hatzfeld fu spento, Raimondo assunse la somma del governo degli imperiali, che in breve tempo tolse agli Svedesi Cracovia e altre terre, che essi avevano in mano. In quel mezzo la Danimarca, che aveva rivolto le armi contro la Svezia, trovavasi sopraffatta dalle genti nimiche, le quali assediavano Copenaghen; il suo Re mandava allora per aiuti in Austria, in Prussia e in Polonia, e i soccorsi non mancarono. Gli imperiali, condotti dal Montecuccoli, avanzano verso la Danimarca, con essi le schiere del signore di Brandeburg e i Polacchi con Czarnieski; in su le prime la vittoria sorride a’ confederati, ma i loro sforzi cadono a vuoto contro l’isola di Fionia, dove le milizie svedesi eransi fortemente trincerate; i tentativi di sbarco in quell’isola, resi impossibili dall’energica difesa di queste.
 
Ma il savio consiglio del Montecuccoli induce i confederati a conquistare la Fionia assaltando i nimici nella Pomerania, come già un dì Roma liberavasi dalle armi africane inviando sue legioni a conquistare Cartagine. Gli Svedesi, costretti a dividersi per salvare quella provincia, perdono la Fionia, ove, sebbene combattano col coraggio della disperazione, sono compiutamente sbaragliati e distrutti. La sapienza del generale italiano salvava Copenaghen, la quale già ridotta agli estremi stava per cadere in potestà degli assedianti, e raffermava sul suo trono il Re danese, prossimo all’ultima rovina.
 
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Non potendo più servire l’imperio con la spada, giudice e legislatore sedette nel Consiglio di guerra. Per non iscostarsi mai da Leopoldo, più che signore, suo amico, lo seguiva in Lintz, dove poco dopo spegnevasi: tal tristissimo avvenimento accadeva il 16 ottobre del 1681!
Tutti lo piansero e soprammodo l’esercito, da lui sempre guidato sul sentiero della gloria, e che con lui aveva tante volte e splendidamente trionfato.
 
Fu Raimondo Montecuccoli valentissimo nel condurre eserciti; assai valoroso nella pugna. Scrisse con molto sapere e con militare eloquenza la lunga guerra da lui combattuta con le armi cesaree contro le genti mussulmane. Dettò pure e con molta erudizione le sue Memorie intorno all’arte bellica e in brevissime pagine trattò e ridusse a forma di scienza la nuova arte, sorta allora con Gustavo Adolfo di Svezia, il quale meritamente può dirsene il creatore.
L’invidia de’ tristi tentò sovente d’opprimerlo; ma la sua virtù vinse sempre i calunniatori codardi, e sorse più fulgida e ricca di gloria. Osservantissimo della cristiana religione e del suo culto, senza vana ostentazione, senza ombra di folli pregiudizi.