Grand Tour/XI: differenze tra le versioni

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'''L’Italia è stata, per lunghi secoli, il Bel Paese che ogni persona colta del Continente era tenuta a visitare con il gran tour di cui il letterato, il filosofo, l’uomo politico dovevano riferire nel diario che, manoscritto o a stampa, si sarebbe aggiunto alla biblioteca i cui volumi più prestigiosi hanno scritto Montaigne e Göethe. La bellezza della Penisola è stata irreparabilmente compromessa da un’urbanizzazione la cui anarchia non ha avuto riscontro in nessuna nazione d’Europa, siccome in Francia, in Germania e in Inghilterra l’industrializzazione non ha compromesso le note caratteristiche degli scenari rurali come è stato consentito di fare in Italia. I muri che delineavano le terrazze in cui erano stati sagomati i rilievi dalla Valle d’Aosta alle Isole Lipari costituivano elemento essenziale del fascino del Bel Paese. Abbandonata l’agricoltura dei rilievi per lo spostamento nelle pianure del baricentro dell’economia, compresa quella agraria, l’immensa opera dell’”Italia ciclopica” si sta dissolvendo all’urto delle forze della natura e a quello dei mezzi moderni per la movimentazione della terra. Costituisce dovere precipuo della cultura agronomica consegnare alle generazioni future la memoria e le immagini di uno dei volti peculiari dell’Italia che presto non sarà più. L’Autore conclude auspicando che sotto l’egida dell’Accademia dei Georgofili venga affrontato l’inventario delle terrazze e dei ciglioni delle regioni italiane che la cultura naturalistica, quella storicistica e quella architettonica non hanno, fino ad ora, neppure tratteggiato.'''