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{{centrato|
===I===
}}
<poem>
Chi è, disser, costui, che solitario, altero
Sul nostro capo il verso empio saetta,
E su la gloriosa luce del nostro impero
L'ombra sua getta?

{{Pt||{{R|5}}}}Chi è costui, che i tetri sogni sferrando a volo,
Come falchi addestrati in noi li avventa;
E di amor, di giustizia all'affamato stuolo
Parlar si attenta?

Torbido evocatore di pazze ombre, l'abisso
{{Pt||{{R|10}}}}O non vede o non cura a cui cammina:
Con l'occhio, acre di febbre, all'orizzonte fisso.
Ecco, ei ruina!

E noi frattanto in aurea rete impigliamo il biondo
Amore e l'affoghiamo entro al bicchiere:
{{Pt||{{R|15}}}}Noi ci tiriamo dietro inguinzagliato il mondo
Come un levriere.

Che importa, se al nostro uscio Lazzaro derelitto
Frignando invidj a' nostri cani il pranzo?
Avrà, quand' ei non sia ad alcun Fascio ascritto,
{{Pt||{{R|20}}}}Pur qualche avanzo.

Che ci fa, se a quest'ora al suon della mitraglia
Nel ribelle Tigrè riddi la morte?
Terran le nostre schiere, in qual che sia battaglia.
Fronte alla sorte!

{{Pt||{{R|25}}}}Pugnate, eroici petti, cadete: ad una voce
Noi gridiam « Viva! » e alziam colmo il bicchiere:
Le vostre salme avranno la medaglia e la croce
Di cavaliere.

L'onor della bandiera val bene una tal guerra :
{{Pt||{{R|30}}}}Chiedon vendetta i nostri morti; e poi
L'ufficio glorioso d'incivilir la terra
L'abbiamo noi!

Gli Abissini, si sa, son predoni, selvaggi,
E con loro bisogna esser maneschi:
{{Pt||{{R|35}}}}Trucidar donne, vecchi, fanciulli; arder villaggi...
Viva Radetzki!

In ogni caso, giova a noi, spiriti lini,
Mandar la calda giovinaglia a spasso:
La guerra a chi la plètora ha d'odj cittadini
{{Pt||{{R|40}}}}È un buon salasso.

Urla, profeta nero, i tuoi strambotti audaci
All'egre ciurme ch'aizzando vai:
Noi delibiamo intanto con labbra arse da' baci
Reno e Tokai!</poem>

{{centrato|
===II===
}}<poem>
{{Pt||{{R|45}}}}Non ei però si arresta. La pensierosa faccia
Torce da lor, qual da bruttura, altrove,
Mormorando con voce ch'è fede, e par minaccia
Eppur si muove!

Diritto, nella tragica sera che preme il mondo.
{{Pt||{{R|50}}}}Strali e sogni vibrando all'età rea,
Passa incontaminato tra 'l bulicame immondo,
Non uomo. ldea.

Volano a lui dintorno dagli spazj stellati
Corruscanti fantasmi, ignee chimere,
{{Pt||{{R|55}}}}Fronti di lauro cinte, petti di palma ornati.
Falangi austere.

Ah! non hai tu, regina, cui {{AutoreCitato|Dante Alighieri|Dante}}}} un trono eresse
Sovra i popoli tutti, a Dio vicino,
Tu, nel cui core eterno di tutto il mondo lesse
{{Pt||{{R|60}}}}{{AutoreCitato|Giambattista Vico|Vico}}}} il destino:

Tu, santa, cui {{AutoreCitato|Giuseppe Mazzini|Mazzini}}}} invocava in ginocchio
Nel freddo esilio; tu ch'a' più begli anni
Schiacciavi, del Nizzardo sotto al fulmineo cocchio,
Sette tiranni;

{{Pt||{{R|65}}}}Non hai tu, donna, or ora a turpi sgherri in braccio
Inebbriati di poter maligno,
A chi dicesti: « Pensa! » gittato in volto il ghiaccio
Del tuo sogghigno?

Non hai tu, che d' oltraggio le pure anime cibi,
Non hai tu, che d' oltraggio le pure anime cibi,
{{Pt||{{R|70}}}}Negati il pane al giusto, il culto al Vero,
{{Pt||{{R|70}}}}Negati il pane al giusto, il culto al Vero,