Pagina:Novellette e racconti.djvu/42: differenze tra le versioni

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e eoo le aperte palme cnlarelli percuotendo, insegna loro a stridere e a gridare quanto esce loro della gola; tanto che talvolta si ode un coro di fanciulli che piangono, di donne che rinfacciano la sua crudeltà alla maestra, e di maestra, la quale fa le sue difese, che Sofoele, ne Euripide non inventarono mai in tragedia coro a questo somigliante. Fra i diversi accidenti che nascono continuamente in quesia via, avvenne giovedi sera, che due fanciulli, volendo cuocere non so quai cavoli, e non avendo legna, accozzati certi pochi carboni, e postavi sopra una cesia molto grand:, tanto fecero a forza di polmone, che vi accesero il fuoco, il quale dopo di aver penato lunga pezza ad accendersi, si apprese tutto ad un tratto alla cesta, ch’era grandissima, e fece un incendio che parea Troja. Il fuoco si appiccò alla filigg’me e a certi travicelli del cammino, per modo che queito mandava fuori per la canna fiamma e faville come il Vesuvio, e fece non poca paura a tutti i vicini. Lo schiamazzo delle Amazoni era grande: tutte gridavano che si decapitasse il cammino ; ma quella che abitava nella casa ov’ era il fuoco, pensando che le dovesse costare a rifarlo, uscita sulla via e postasi appunto di sotto ad esso, con animo di donna spartani) gridava a due manovali ch’ erano già saliti sui tegoli : Non fate, o io non mi partirò di qua, e sul capo e sul corpo mio cascheranno le pietre che voi di colassù gitterete ; tanto che i manovali non sapeano che farsi. Se non che, crescendo tuttavia il fuoco, e vedendo essi il rischio, cominciarono con certe scuri a picchiare nel cammioo, e al primo picchio Pantasilea sbigottita parte dalle pici re che cominciavano a piovere, e parte dalle grida delle vicine, si ritrasse e diede campo che fosse finalmente ammorzato il fuoco. Non ai spensero però le cìance, le quali durarono quasi tutta la notte, e si rinforzarono la manina del venerdì, quando verso quattordici ore si posero, secondo la usanza, tutte le donne a sedere, a lavorare a narrare la passata paura. La variabile fortuna
con le aperte palme cularelli percuotendo, insegna loro a stridere e a gridare quanto esce loro della gola; tanto che talvolta si ode un coro di fanciulli che piangono, di donne che rinfacciano la sua crudeltà alla maestra, e di maestra, la quale fa le sue difese, che Sofocle, Euripide non inventarono mai in tragedia coro a questo somigliante. Fra i diversi accidenti che nascono continuamente in questa via, avvenne giovedì sera, che due fanciulli, volendo cuocere non so quai cavoli, e non avendo legna, accozzati certi pochi carboni, e postavi sopra una cesta molto grande, tanto fecero a forza di polmone, che vi accesero il fuoco, il quale dopo di aver penato lunga pezza ad accendersi, si apprese tutto ad un tratto alla cesta, ch’era grandissima, e fece un incendio che parea Troja. Il fuoco si appiccò alla filiggine e a certi travicelli del cammino, per modo che questo mandava fuori per la canna fiamma e faville come il Vesuvio, e fece non poca paura a tutti i vicini. Lo schiamazzo delle Amazoni era grande: tutte gridavano che si decapitasse il cammino; ma quella che abitava nella casa ov’ era il fuoco, pensando che le dovesse costare a rifarlo, uscita sulla via e postasi appunto di sotto ad esso, con animo di donna spartana gridava a due manovali ch’ erano già saliti sui tegoli: Non fate, o io non mi partirò di qua, e sul capo e sul corpo mio cascheranno le pietre che voi di colassù gitterete; tanto che i manovali non sapeano che farsi. Se non che, crescendo tuttavia il fuoco, e vedendo essi il rischio, cominciarono con certe scuri a picchiare nel cammino, e al primo picchio Pantasilea sbigottita parte dalle pietre che cominciavano a piovere, e parte dalle grida delle vicine, si ritrasse e diede campo che fosse finalmente ammorzato il fuoco. Non si spensero però le ciance, le quali durarono quasi tutta la notte, e si rinforzarono la mattina del venerdì, quando verso quattordici ore si posero, secondo la usanza, tutte le donne a sedere, a lavorare e a narrare la passata paura. La variabile fortuna