In lotta con la nevrosi: differenze tra le versioni

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dammi quiete,
Padre!
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'''Limone del Garda, 8 ottobre 1989'''
 
'''La vita'''
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Più langue
più mi affasciana
e più l’amo.
Ogni giorno mi alzo
perché lei si alza,
e mi viene incontro.
Lotto duramente,
mi apro un varco
tra vipere e scorpioni
per incontrarla.
Non cedo,
ne sogno l’alba,
i miei occhi
scrutano nelle tenebre
il suo arrivo: la vita.
Non posso rassegnarmi
che essa
si spenga in me.
Solo perché una cultura
di morte
e di autoannientamento
l’ha prostrata.
Ora
le apro le braccia
e grido con forza: vieni!
Non tarderanno
a varcare la mia porta
i suoi dolci passi.
La sposerò per sempre.
La vita.
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'''Le mie paure'''
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Ritorneranno?
Non lo so.
Abitualmente
sono sempre puntuali.
Da vari anni.
Ieri sera
sono proprio state brutali,
crudeli.
Hanno infierito, morso,
stritolato, sbranato.
E poi vomitato.
Ero solo,
senza difese.
Il vicinante
dista mille passi
da me.
Ho voluto io
questa distanza.
Perché la lotta fosse aperta e chiara
e alla fine
un vincitore.
Perché non sfuggissi
le mie paure
in qualche caldo tepore.
Perciò
non avevo altra scelta:
o la pazzia
o la serena accoglienza
dei miei fantasmi.
Mentre essi mi divoravano,
pensavo:
è bello sapere
in questo torbido oggi
che domani
il sole
ancora sorgerà,
canteranno ancora gli uccelli,
le onde del lago
si accavalleranno
sulla spiaggia.
I bimbi
continueranno a ridere.
Se un uomo
riesce ancora a pensare questo,
può vivere,
ne ha il diritto.
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