In lotta con la nevrosi: differenze tra le versioni

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uomini, animali,
e cose dei tempi andati.
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'''Settimo (Ve) 7 dicembre 1989'''
 
'''RICORDI'''
<poem>
Ero fanciullo.
Ricordo
la vasta campagna:
mi perdevo in essa,
tra gli alberi nudi
dell’inverno,
sempre raccolti
nell’ovattata nebbia.
Mi sentivo a mio agio
nel cuore della nebbia,
sicuro,
come nel ventre
di mia madre.
Ancora ricordo la casa,
la dolce casa
dove Rina
in assenza della madre morta,
portava la fatica
della nostra fanciullezza,
mia e di Luigina.
Ricordo mio padre,
duro
ma protettivo.
Ed ancora:
le trasognate serate
passate nel calore
della stalla
dove
animali ed uomini
scrivevano insieme
le vicende della vita.
Rammento le allegre risate
che si perdevano
nella grande pianura estiva.
Come sogno
quei tempi sereni,
senza spaccature,
di pura dolcezza!
Quando lo stesso dolore
veniva guarito
dal sole, dalla pioggia
e dalla scarna esistenza
che ognuno tesseva
per l’altro
come un caldo panno
sulle spalle del ferito.
ognuno ha fatto allora
del suo meglio
per dare senso alla vita.
Ci siamo dati tutti
una mano.
Ciascuno a modo suo.
La vita
ci condusse poi
per strade diverse,
impegnative.
Ma allora,
là nella stretta casa
di Settimo
regnava la pace.
Ora, io sono diventato
ciò che quella casa
mi seminò
di serenità
e di pazienza.
Forse per tutti questi motivi,
inconsciamente,
sono venuto
a vivere qui,
una vita simile,
in questo luogo deserto
del lago.
Spoglia di tutto,
lontana dal paese.
Per ricondurre tutto all’essenziale,
allo stretto necessario
di un tempo.
Per riportare in superfice
le ricchezze di allora,
i buoni valori
che il passar degli anni
non hanno distrutto.
Non esistono, infatti,
difficoltà così grandi
che non generino
abbondante grazia.
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