Canti (Leopardi - Donati)/I. All'Italia: differenze tra le versioni

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<div align="right">''Settembre 1818''</div>
<poem>
O patria mia, vedo le mura e gli archi
E le colonne e i simulacri e l'erme
Torri degli avi nostri,
Ma la gloria non vedo,
Non vedo il lauro e il ferro ond'eran carchi
I nostri padri antichi. Or fatta inerme,
Nuda la fronte e nudo il petto mostri.
Oimè quante ferite,
Che lividor, che sangue! oh qual ti veggio,
Formosissima donna! Io chiedo al cielo
E al mondo: dite dite;
Chi la ridusse a tale? E questo è peggio,
Che di catene ha carche ambe le braccia;
Sì che sparte le chiome e senza velo
Siede in terra negletta e sconsolata,
Nascondendo la faccia
Tra le ginocchia, e piange.
Piangi, che ben hai donde, Italia mia,
Le genti a vincer nata
E nella fausta sorte e nella ria.
 
Se fosser gli occhi tuoi due fonti vive,
Mai non potrebbe il pianto
Adeguarsi al tuo danno ed allo scorno;
Che fosti donna, or sei povera ancella.
Chi di te parla o scrive,
Che, rimembrando il tuo passato vanto,
Non dica: già fu grande, or non è quella?
Perchè, perchè? dov'è la forza antica,
Dove l'armi e il valore e la costanza?
Chi ti discinse il brando?
Chi ti tradì? qual arte o qual fatica
O qual tanta possanza
Valse a spogliarti il manto e l'auree bende?
Come cadesti o quando
Da tanta altezza in così basso loco?
Nessun pugna per te? non ti difende
Nessun de' tuoi? L'armi, qua l'armi: io solo
Combatterò, procomberò sol io.
Dammi, o ciel, che sia foco
Agl'italici petti il sangue mio.
 
Dove sono i tuoi figli? Odo suon d'armi
O patria mia, vedo le mura e gli archi<br />
E ledi colonnecarri e idi simulacrivoci e l'erme<brdi />timballi:
In estranie contrade
Torri degli avi nostri,<br />
Pugnano i tuoi figliuoli.
Ma la gloria non vedo,<br />
Attendi, Italia, attendi. Io veggio, o parmi,
Non vedo il lauro e il ferro ond'eran carchi<br />
Un fluttuar di fanti e di cavalli,
I nostri padri antichi. Or fatta inerme,<br />
E fumo e polve, e luccicar di spade
Nuda la fronte e nudo il petto mostri.<br />
Come tra nebbia lampi.
Oimè quante ferite,<br />
Nè ti conforti? e i tremebondi lumi
Che lividor, che sangue! oh qual ti veggio,<br />
Piegar non soffri al dubitoso evento?
Formosissima donna! Io chiedo al cielo<br />
A che pugna in quei campi
E al mondo: dite dite;<br />
L'itala gioventude? O numi, o numi:
Chi la ridusse a tale? E questo è peggio,<br />
Pugnan per altra terra itali acciari.
Che di catene ha carche ambe le braccia;<br />
Oh misero colui che in guerra è spento,
Sì che sparte le chiome e senza velo<br />
Non per li patrii lidi e per la pia
Siede in terra negletta e sconsolata,<br />
Consorte e i figli cari,
Nascondendo la faccia<br />
Ma da nemici altrui
Tra le ginocchia, e piange.<br />
Per altra gente, e non può dir morendo:
Piangi, che ben hai donde, Italia mia,<br />
Alma terra natia,
Le genti a vincer nata<br />
La vita che mi desti ecco ti rendo.
E nella fausta sorte e nella ria.<br />
 
<br />
Oh venturose e care e benedette
Se fosser gli occhi tuoi due fonti vive,<br />
L'antiche età, che a morte
Mai non potrebbe il pianto<br />
Per la patria correan le genti a squadre;
Adeguarsi al tuo danno ed allo scorno;<br />
E voi sempre onorate e gloriose,
Che fosti donna, or sei povera ancella.<br />
O tessaliche strette,
Chi di te parla o scrive,<br />
Dove la Persia e il fato assai men forte
Che, rimembrando il tuo passato vanto,<br />
Fu di poch'alme franche e generose!
Non dica: già fu grande, or non è quella?<br />
Io credo che le piante e i sassi e l'onda
Perchè, perchè? dov'è la forza antica,<br />
E le montagne vostre al passeggere
Dove l'armi e il valore e la costanza?<br />
Con indistinta voce
Chi ti discinse il brando?<br />
Narrin siccome tutta quella sponda
Chi ti tradì? qual arte o qual fatica<br />
Coprìr le invitte schiere
O qual tanta possanza<br />
De' corpi ch'alla Grecia eran devoti.
Valse a spogliarti il manto e l'auree bende?<br />
Allor, vile e feroce,
Come cadesti o quando<br />
Serse per l'Ellesponto si fuggia,
Da tanta altezza in così basso loco?<br />
Fatto ludibrio agli ultimi nepoti;
Nessun pugna per te? non ti difende<br />
E sul colle d'Antela, ove morendo
Nessun de' tuoi? L'armi, qua l'armi: io solo<br />
Si sottrasse da morte il santo stuolo,
Combatterò, procomberò sol io.<br />
Simonide salia,
Dammi, o ciel, che sia foco<br />
Guardando l'etra e la marina e il suolo.
Agl'italici petti il sangue mio.<br />
 
<br />
E di lacrime sparso ambe le guance,
Dove sono i tuoi figli? Odo suon d'armi<br />
E il petto ansante, e vacillante il piede,
E di carri e di voci e di timballi:<br />
Toglieasi in man la lira:
In estranie contrade<br />
Beatissimi voi,
Pugnano i tuoi figliuoli.<br />
Ch'offriste il petto alle nemiche lance
Attendi, Italia, attendi. Io veggio, o parmi,<br />
Per amor di costei ch'al Sol vi diede;
Un fluttuar di fanti e di cavalli,<br />
Voi che la Grecia cole, e il mondo ammira.
E fumo e polve, e luccicar di spade<br />
Nell'armi e ne' perigli
Come tra nebbia lampi.<br />
Qual tanto amor le giovanette menti,
Nè ti conforti? e i tremebondi lumi<br />
Qual nell'acerbo fato amor vi trasse?
Piegar non soffri al dubitoso evento?<br />
Come sì lieta, o figli,
A che pugna in quei campi<br />
L'ora estrema vi parve, onde ridenti
L'itala gioventude? O numi, o numi:<br />
Correste al passo lacrimoso e duro?
Pugnan per altra terra itali acciari.<br />
Parea ch'a danza e non a morte andasse
Oh misero colui che in guerra è spento,<br />
Ciascun de' vostri, o a splendido convito:
Non per li patrii lidi e per la pia<br />
Ma v'attendea lo scuro
Consorte e i figli cari,<br />
Tartaro, e l'onda morta;
Ma da nemici altrui<br />
Nè le spose vi foro o i figli accanto
Per altra gente, e non può dir morendo:<br />
Quando su l'aspro lito
Alma terra natia,<br />
Senza baci moriste e senza pianto.
La vita che mi desti ecco ti rendo.<br />
 
<br />
Ma non senza de' Persi orrida pena
Oh venturose e care e benedette<br />
Ed immortale angoscia.
L'antiche età, che a morte<br />
Come lion di tori entro una mandra
Per la patria correan le genti a squadre;<br />
Or salta a quello in tergo e sì gli scava
E voi sempre onorate e gloriose,<br />
Con le zanne la schiena,
O tessaliche strette,<br />
Or questo fianco addenta or quella coscia;
Dove la Persia e il fato assai men forte<br />
Tal fra le Perse torme infuriava
Fu di poch'alme franche e generose!<br />
L'ira de' greci petti e la virtute.
Io credo che le piante e i sassi e l'onda<br />
Ve' cavalli supini e cavalieri;
E le montagne vostre al passeggere<br />
Vedi intralciare ai vinti
Con indistinta voce<br />
La fuga i carri e le tende cadute,
Narrin siccome tutta quella sponda<br />
E correr fra' primieri
Coprìr le invitte schiere<br />
Pallido e scapigliato esso tiranno;
De' corpi ch'alla Grecia eran devoti.<br />
Ve' come infusi e tinti
Allor, vile e feroce,<br />
Del barbarico sangue i greci eroi,
Serse per l'Ellesponto si fuggia,<br />
Cagione ai Persi d'infinito affanno,
Fatto ludibrio agli ultimi nepoti;<br />
A poco a poco vinti dalle piaghe,
E sul colle d'Antela, ove morendo<br />
L'un sopra l'altro cade. Oh viva, oh viva:
Si sottrasse da morte il santo stuolo,<br />
Beatissimi voi
Simonide salia,<br />
Mentre nel mondo si favelli o scriva.
Guardando l'etra e la marina e il suolo.<br />
 
<br />
Prima divelte, in mar precipitando,
E di lacrime sparso ambe le guance,<br />
Spente nell'imo strideran le stelle,
E il petto ansante, e vacillante il piede,<br />
Che la memoria e il vostro
Toglieasi in man la lira:<br />
Amor trascorra o scemi.
Beatissimi voi,<br />
La vostra tomba è un'ara; e qua mostrando
Ch'offriste il petto alle nemiche lance<br />
Verran le madri ai parvoli le belle
Per amor di costei ch'al Sol vi diede;<br />
Orme del vostro sangue. Ecco io mi prostro,
Voi che la Grecia cole, e il mondo ammira.<br />
O benedetti, al suolo,
Nell'armi e ne' perigli<br />
E bacio questi sassi e queste zolle,
Qual tanto amor le giovanette menti,<br />
Che fien lodate e chiare eternamente
Qual nell'acerbo fato amor vi trasse?<br />
Dall'uno all'altro polo.
Come sì lieta, o figli,<br />
Deh foss'io pur con voi qui sotto, e molle
L'ora estrema vi parve, onde ridenti<br />
Fosse del sangue mio quest'alma terra.
Correste al passo lacrimoso e duro?<br />
Che se il fato è diverso, e non consente
Parea ch'a danza e non a morte andasse<br />
Ch'io per la Grecia i moribondi lumi
Ciascun de' vostri, o a splendido convito:<br />
Chiuda prostrato in guerra,
Ma v'attendea lo scuro<br />
Così la vereconda
Tartaro, e l'onda morta;<br />
Fama del vostro vate appo i futuri
Nè le spose vi foro o i figli accanto<br />
Possa, volendo i numi,
Quando su l'aspro lito<br />
Senza baci moriste e senza pianto.<br />
<br />
Ma non senza de' Persi orrida pena<br />
Ed immortale angoscia.<br />
Come lion di tori entro una mandra<br />
Or salta a quello in tergo e sì gli scava<br />
Con le zanne la schiena,<br />
Or questo fianco addenta or quella coscia;<br />
Tal fra le Perse torme infuriava<br />
L'ira de' greci petti e la virtute.<br />
Ve' cavalli supini e cavalieri;<br />
Vedi intralciare ai vinti<br />
La fuga i carri e le tende cadute,<br />
E correr fra' primieri<br />
Pallido e scapigliato esso tiranno;<br />
Ve' come infusi e tinti<br />
Del barbarico sangue i greci eroi,<br />
Cagione ai Persi d'infinito affanno,<br />
A poco a poco vinti dalle piaghe,<br />
L'un sopra l'altro cade. Oh viva, oh viva:<br />
Beatissimi voi<br />
Mentre nel mondo si favelli o scriva.<br />
<br />
Prima divelte, in mar precipitando,<br />
Spente nell'imo strideran le stelle,<br />
Che la memoria e il vostro<br />
Amor trascorra o scemi.<br />
La vostra tomba è un'ara; e qua mostrando<br />
Verran le madri ai parvoli le belle<br />
Orme del vostro sangue. Ecco io mi prostro,<br />
O benedetti, al suolo,<br />
E bacio questi sassi e queste zolle,<br />
Che fien lodate e chiare eternamente<br />
Dall'uno all'altro polo.<br />
Deh foss'io pur con voi qui sotto, e molle<br />
Fosse del sangue mio quest'alma terra.<br />
Che se il fato è diverso, e non consente<br />
Ch'io per la Grecia i moribondi lumi<br />
Chiuda prostrato in guerra,<br />
Così la vereconda<br />
Fama del vostro vate appo i futuri<br />
Possa, volendo i numi,<br />
Tanto durar quanto la vostra duri.
</poem>
 
 
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