Già, quasi a comune nostra ricordanza: differenze tra le versioni

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Già, quasi a comune nostra ricordanza, dilettissimi Figliuoli, e Fratelli in Gesù Cristo, abbiamo veduto cambiarsi in diverse forme di Governo e gli Imperi, ed i Regni della nostra Europa, e nelle moltissime vicende accadute abbiamo anche inteso frequentemente ripetersi quelle parole: ''Digitus Dei est hic''. Ma il pubblico memorando avvenimento accaduto fra di noi nel brevissimo corso di pochi giorni, per cui si cangiò la faccia del Regno, è un fatto, che Noi non possiamo descriverlo più vivamente, ed opportunamente, che colle energiche parole del Reale Profeta; Disse Iddio: adesso incomincio: ''Et dixi; nunc cœpi'': Questo cangiamento proviene dalla mia destra. ''Hæc mutatio dexteræ Excelsi''. A noi ora non toccò di vedere militari falangi innondare le belle contrade del Piemonte per darci nuove leggi, nuovi sistemi di Governo. Noi ora da straniere formidabili Potenze non fummo guidati a cangiare la forma dell'ordine politico, no, questo non avvenne. I voti universali della Pedemontana nostra Nazione, le pubbliche acclamazioni dirette a sciegliere nella moltitudine delle varie forme di Governo quella, che dalla Spagnuola Costituzione è prescritta, bastò ad apportare quell'inaspettato cangiamento, che, avvalorato dal braccio Onnipossente, diventò la soda, fondamentale base della nostra Monarchia. A questi riflessi opportunamente giova rissovvenirci di quelle acclamazioni sonore, e rimbombanti, che per lo spazio di pochi giorni si fecero sentire attorno attorno alla Città di Gerico. Voci, grida, clamori, quali nulla più riputavansi da' Cananei, che vano rimbombo di umana voce, o di metallica tromba, pure furono quelle, che all'improviso diroccarono le alte mura e le sode Torri, che la munivano. Tanto avvenne a giorni nostri. Nulla più fu necessario per compire la grande impresa, che stupeffatte seco noi ammirano e le vicine, e le lontane Nazioni. Affrettiamoci dunque, dilettissimi, a presentare a Dio i nostri ringraziamenti per quanto gli piacque di operare fra di noi. Affrettiamoci di offerire a piedi del Divino Trono le nostre Preghiere, affinchè Dio misericordioso si degni di rassodare a pubblico bene quanto a pubblici voti si ottenne. ''Confirma hoc Deus, quod operatus es in nobis''.
 
Inerendo pertanto all'incarico avuto dalla R. Segretaria di Stato per gli affari interni, ordiniamo, che nel giorno di domani 20 corrente alle ore undici e mezzo, come fu da Noi concertato colle Illustrissime Autorità Militari, e Civili si canterà un solenne {{TestoCitato|Te Deum|TE DEUM}} nella Nostra Cattedrale in ringraziamento a Dio per le moltiplici grazie ricevute in così fausti avvenimenti; alla quale solenne funzione sin d'ora invitiamo, e preghiamo d'intervenirvi le Illustrissime Autorità Militari, e Civili di questa Città; il Capitolo dell'Insigne Collegiata di S. Secondo, e tutti i Sig.<sup>ri</sup> Parrochi della Città unitamente al loro Clero.
 
Nelle Chiese Parrocchiali della Nostra Diocesi, previo avviso, ed invito delle Autorità Locali, sì canterà dai Sig. Parrochi un solenne {{TestoCitato|Te Deum|TE DEUM}} nel primo giorno festivo consecutivo alla ricevuta della presente nostra lettera, aggiugnendo dopo il prescritto versetto ''pro gratiarum actione'', il versetto ''Domine salvum fac'' {{Sc|Regem Nostrum {{AutoreCitato|Carlo Felice di Savoia|Carolum Felicem}}}}, e dopo l'Orazione prescritta ''pro gratiarum actione'', si dirà quella per S. R. M. ripetendo in essa il predetto nome.
 
Quali poi debbano essere d'ora in avvenire i nostri doveri, ed interessamenti e verso la Patria, e verso del nostro Reale Sovrano, potranno i Sig. Parrochi raccoglierli dalla qui unita circolare, che si compiacque di spedirci S. E. il Ministro. In essa vedranno epilogato tutto ciò, che può somministrare materia di più lunghe, ed adattate istruzioni al loro Popolo, per animarlo a tenersi cara una Costituzione, la quale ha per base la Santa nostra Religione Cattolica, Apostolica, e Romana; e per indurlo a sempre più porgere all'Altissimo fervorose preghiere, affinché si degni di mantenere la stretta unione di un solo volere in tutti gl'abitanti di questo fortunato Stato, e si degni di spargere ogni più copiosa, ed opportuna abbondanza di grazie sopra di Sua Maestà il nostro Re {{Sc|{{AutoreCitato|Carlo Felice di Savoia|Carlo Felice}}}}, e sopra della sua Reale Consorte {{Sc|Maria Cristina}}; come pure egualmente sopra di Sua Altezza Serenissima l'invitto Principe Reggente {{AutoreCitato|Carlo Alberto di Savoia|{{Sc|Carlo Alberto}} di {{Sc|Savoja}}}}, Principe di Carignano, sotto i di cui Auspizj abbiamo fondata speranza di passare felici, e tranquilli i nostri giorni.