Memorie per servire alla vita di Dante Alighieri/XVI: differenze tra le versioni

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<center>''Che le muse lattar più ch'altri mai,''</center>
 
ed a cui le Toscane Lettere sono più che ad ogni altro debitrici di gran parte del loro lustro, e della loro grandezza, fu collocato sopra la Porta dello Studio Fiorentino per opera del Senatore e Cavalier ''Baccio Valori'', quasi per dimostrare che ''Firenze'' non si vanta di avere avuto alcun altro soggetto di ''Dante'' più famoso, e più grande nelle Lettere. Che se a lui non fu innalzato nel nostro Duomo un decoroso Deposito, come aveva pensato di far la Repubblica, almeno si volle, che la sua effigie dipinta in tela<ref>Un tal maestro ''Antonio'' dell'Ordine di ''S.Francesco'', il quale spiegava pubblicamente in Duomo la Commedia di ''Dante'', fece ivi collocare un quadro dipinto in tela (''Ricordo manoscritto nella Riccardiana in un Codice cart. in fogl. o 11. num. V. pag. 180'') con alcuni versi stampati dall'indefesso Dott. ''Lami'' nel suo Catalogo dei manoscritti della Libreria Riccardi. Presentemente in luogo di questo quadro, il quale è nelle stanze dell'opera di detta Chiesa, un'altro se ne osserva, in cui è rappresentato il Poeta ''Dante'' con i suoi tre regni, e la veduta di ''Firenze''. Sotto si leggono i seguenti versi, che si credono fatti da ''{{AutoreCitato|Coluccio Salutati}}'':
 
<poem>''Qui Coelum cecinit mediumque, imumque tribunal,''
''Lustravitque oculis cuncta Poeta suis,''
''Doctus adest Dantes''</poem></ref>
 
{{Sezione note}}