Pagina:Zibaldone di pensieri I.djvu/172: differenze tra le versioni

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{{ZbPagina|44}} forse spesso passano per coraggiosi, sono i più vigliacchi che mai, giacchè non sanno sostenere non solo la realtà ma neppur l’idea dell’avversità, e quando hanno sentore di qualche disgrazia che loro sovrasti o sia accaduta, subito corrono col pensiero, ad arroccarsi e trincerarsi e chiudersi e incatenacciarsi poltronescamente in dire fra se che non sarà nulla. Onde si vede alla prova delle evidenti disgrazie, come sieno codardi e si disperino, e dieno in frenesie e smanie da femminucce con urli pianti preghiere, tutte cose vedute e notate effettivamente da me in uno di cui ho e naturalmente doveva avere una gran pratica, del quale per l’altra parte è un perfettissimo e appropriatissimo ritratto quello che ho detto di sopra. Del resto è cosa pur troppo evidente che l’uomo inclina a dissimularsi il male, e a nasconderlo a se stesso come può meglio, onde è nota l’ degli antichi greci che nominavano le cose dispiacevoli   con nomi atti a nascondere o dissimulare questo dispiacevole, (del che v. Elladio appo il Meursio) la qual cosa certo non faceano solamente per cagione del mal augurio. E anche in italiano si dice, ''se Dio facesse altro di me'', per dire, ''s’io morissi'', (v. la Crusca in ''Altro'') e in latino in questo istesso caso, si quid humanum paterer, mihi accideret etc. e così in cento altri casi.
{{ZbPagina|44}} forse spesso passano per coraggiosi, sono i più vigliacchi che mai, giacchè non sanno sostenere non solo la realtà ma neppur l’idea dell’avversità, e quando hanno sentore di qualche disgrazia che loro sovrasti o sia accaduta, subito corrono col pensiero, ad arroccarsi e trincerarsi e chiudersi e incatenacciarsi poltronescamente in dire fra se che non sarà nulla. Onde si vede alla prova delle evidenti disgrazie, come sieno codardi e si disperino, e dieno in frenesie e smanie da femminucce con urli pianti preghiere, tutte cose vedute e notate effettivamente da me in uno di cui ho e naturalmente doveva avere una gran pratica, del quale per l’altra parte è un perfettissimo e appropriatissimo ritratto quello che ho detto di sopra. Del resto è cosa pur troppo evidente che l’uomo inclina a dissimularsi il male, e a nasconderlo a se stesso come può meglio, onde è nota l’εὺφημία degli antichi greci che nominavano le cose dispiacevoli τὰ δεινὰ con nomi atti a nascondere o dissimulare questo dispiacevole, (del che v. Elladio appo il Meursio) la qual cosa certo non faceano solamente per cagione del mal augurio. E anche in italiano si dice, ''se Dio facesse altro di me'', per dire, ''s’io morissi'', (v. la Crusca in ''Altro'') e in latino in questo istesso caso, si quid humanum paterer, mihi accideret etc. e così in cento altri casi.