Diario durante l'occupazione austriaca del 1917-18 a Tesis: differenze tra le versioni

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Nel pomeriggio venne il Comandante a trovarlo, un giovanotto anche bello, ma altero, quello che abita da Paolo. Ah, il nostro ospite non è per niente contento d'andare là a mensa, perchè ci sono troppi bambini, sono maleducati e regna una confusione terribile. Tutto il tempo bisogna gridare "Serra la porta! Serra la porta!" Ah, ridemmo per il modo comico con cui parla. Stassera mi fece un gran favore: s'informò presso il Comando se si può scrivere a mezzo la Svizzera e venne a darmene ragguaglio, offrendomi il suo aiuto. Davvero gliene sono assai grata! Io scrissi in francese: egli tradusse e poi inviò la lettera ai suoi pregandoli di passarla in Svizzera da dove partirà per l'Italia. Mi disse esser certo che arriverà e, nella speranza, mi rallegrò.
 
'''29 dicembre'''
 
Anche stamattina i soldati furono in moto assai presto. Dalle 8 alle 11 furono di servizio tranne cinque minuti di riposo; andai a trovare Anna per acquistare del vitello e, al ritorno, il tenente era attorno al fuoco. Noi facemmo gli gnocchi ed egli se la rideva del nostro maneggio: stette tutto intento a guardare quando li cuocemmo perchè in Germania non ne fanno mai. All'ora del pranzo, però, andò subito in camera, sicchè non potemmo offrirgliene un piatto. Gli dissi, tuttavia, che ciò sarà per un'altra volta, e la zia lo forzò a mangiarne due o tre: li trovò buoni.
 
Nel pomeriggio tornò agli esercizi e noi restammo con la gaia compagnia di Gustavo, cui facciamo sempre sberleffi. È proprio un buon ragazzo. Leggeva la rivista che mi spiegò l'ufficiale l'altra sera ed io lo minacciavo quando rideva. In verità gli italiani ne hanno fatto di peggio e non si può aversene a male se questi canzonano ora i nostri. Anche stassera l'ufficiale ricevette dolci e ce li offrì. In seguito domandò mezzo litro di vino ed era comica la scena fra lui e la zia: la zia diceve che attendesse a pagare, che c'era tempo, e faceva un mondo di gesti, mentre l'altro insisteva che non avrebbe dormito se non pagava, e ribatteva.
 
Sull'imbrunire però si fece triste assai. Era l'ora del crepuscolo, l'ora propizia ai ricordi, che ''"intenerisce il core a quei che han detto ai dolci amici addio".'' Seduto accanto al fuoco sospirava al pensiero di ritornare al fronte. ''"Credetemi"'' disse ''"sarò triste lasciando questa casa: mi ci trovavo bene come nella mia. Qui c'è la quiete interna, la pace: qui sono felice.'' ''Ancora due settimane e poi dovrò lasciare Tesis ... un mese forse e... la vita è finita.'' ''Ah, la guerra! Ho visto molto in quaranta mesi di guerra, ma gente buona come voi poca, oh, ben poca!"'' Andò a mettersi vicino alla finestra e stette immobile.
 
Credo che piangesse ... Povera gioventù, mi fa assai pena. Tutta la sera fu triste e non volle andare a letto: rimase solo un pezzo accanto al fuoco. Dio mio, com'è travagliata l'umanità e che tortura è questa! Compiangiamo e sentiamo l'affanno del nemico: e i nostri? Oh, il mio diletto quanto soffrirà e come sarà!
 
'''30 dicembre'''
 
Sono stata a Messa con un po' di pace. Al ritorno fui sempre attorno al fuoco. La zia è una donna assai di cuore e si doleva di vedere il tenente triste. Insisteva che gli parlassi perchè fuorviassi i pensieri ed io mi studiavo di assecondarla, sebbene avessi io bisogno di distrazione. Egli si meraviglia soprattutto perchè, sebbene nemici, li trattiamo bene: faccio apposta acciò si formi un buon concetto degli italiani.
 
Dopo pranzo obbligò Gigi di Fratta a dargli il fucile ed io m'interposi a convincere il cacciatore che, infatti, consegnò l'arma. Poi uscimmo un poco io e Maria, ma assai poco. La sera chiacchierammo molto della scuola italiana, della condizione degli insegnanti. Il tenente parlò degli usi della Romania, della Serbia: disse che là c'è della gente assai sudicia, assai cattiva, e parlò pure dei falsi costumi. Ci coricammo verso le dieci, tutti assieme.
 
'''31 dicembre'''
 
L'ultimo giorno dell'anno. Lo festeggiarono proprio i tedeschi, sebbene avessero in cuore il dolore per la prossima partenza. Ancora stamattina ci raccontarono che gli ufficiali erano stati a caccia ieri e avevano preso undici lepri per la cena di stassera. Furono tutti a far manovre fino alle undici e trenta. Pranzammo assieme assai allegri perchè finalmente è tornato Willy, l'attendente che partì il giorno di Natale. Oh, tutti gli facemmo festa quando entrò in cucina! È un tipo un po' originale giacchè fa mille smorfie e moine e noi perciò ce la godiamo. Raccontò all'ufficiale che fu fino a Villach, e che in Austria c'è molta neve.
 
Il tenente era felice perchè gli aveva portato la sua divisa nuova ed altra roba. La portò a Maria perchè la stirasse: era ridotta in uno stato deplorabile, pressata in una valigetta. Ma la gioia durò poco, perchè alle due giunse l'ordine che dopodomani devono partire. Lo seppi da Miutta Gazzetta, presso cui mi recai per acquistare due uova. Quando venni a casa lo dissi a Willy e a Gustavo, che stavano facendo il caffè, ma Gustavo non voleva credere.
 
Verso le quattro tornò il tenente dalle manovre e mi comunicò subito la nuova per loro assai triste, aggiungendo che qui verranno i soldati d'artiglieria. Ah, poveri noi! Non possiamo proprio aver la minima parte di pace: ora che ci comprendevamo un poco, conoscevamo gli uomini e potevamo fidarci di loro perchè seri e buoni, ora bisogna salutare questi e aspettare degli altri, chissà che gente dispettosa! Buoni come questi certo no: è così difficile trovar buone creature! Questo caro Gustavo che chiama la zia ''"mamma"'' e il tenente ''"signora nonna"'' con mille motti arguti, ci fanno compagnia poco discomoda.
 
Ma gli altri! ... Ah, vita, vita di guai! L'ufficiale fece colazione e poi andò a far toeletta. Scese di camera verso le cinque e fu assai triste tutta la sera, assai triste tanto che ne avevamo pena. Con voce commossa ringraziò tante volte la "nonna" di tutto quanto fece per loro. Io cercavo di animarlo dicendo che verrà presto la pace, ma era troppo avvilito. ''"Ho fatto tre anni a mezzo di guerra"'' diceva ''"ed ho visto molto: voi non conoscete le lotte della vita, ma io sì.'' ''Ho visto molte cose cattive e poco di buono.'' ''Qui stavo assai bene: avevo la pace, la gioia, tutto; e di tutto ciò non mi resterà che il ricordo, ma un ricordo eterno"''. Volle il mio indirizzo e lasciò il suo.
 
Chissà se scriverà più, poverino! Ho paura che in Francia ... Eppure sarei contenta di ricevere un suo scritto e sapere che è vivo dopo la guerra: con ciò non credo di far torto a Pietro. M'insegnò in tedesco gli auguri per il nuovo anno che vogliamo fare a Gustavo ed io li ridissi in italiano. Alle sette andò a Messa presso il Parroco, ove sono radunati tutti gli ufficiali. Noi restammo sole e pensavamo di coricarci presto, ma Gustavo ruppe i nostri disegni, perchè venne a sedersi attorno al fuoco col cuciniere e un altro collega, e disse che voleva attendere mezzanotte.
 
Che fare? Stare in buona compagnia e aver pazienza per tutta la sera. Sedette vicino a Maria e ci offrì della torta, liquori, vin brulé e dolci. Poveri giovani! Si capiva che cercavano di farsi animo, ma avevano in cuore un gran rammarico ... E Gustavo lo disse, un po' a gesti, un po' a parole: ''"oggi, qui insieme beviamo e ridiamo perchè domani in Francia bum, bum, e allora ... caput!"'' Ci commoveva assai. Verso le dieci venne un momento l'ufficiale e sorrise vedendoci riuniti. Aveva fatto un po' di coraggio e ci augurò ''"buon termine"'' dopo aver ringraziato ''"Signora nonna"'' ancora una volta.
 
Poco dopo ripartì e venne Willy, il quale è assai allegro. Volevamo andare a letto, ma ci ha trattenuto fino adesso perchè vedessimo i loro fuochi di mezzanotte. Allo scoccare preciso dell'ultima ora del 1917 spararono i mortaretti, poi le campane annunciarono l'anno novello! Anno nuovo, portaci la pace, portaci un po' di gioia, che ne abbiamo bisogno! Tutti i soldati furono nel cortile a cantare, correre e sparare colpi. Gustavo e Willy dalla terrazza, altri dalle case vicine, iniziarono i fuochi, mentre la banda suonava e si sentivano mille voci di canti diversi. Io mi inginocchiai in un canto del cortile e pregai: ''"Gran Dio, benedici l'Italia, benedici noi misere creature!"''