Pagina:Manzoni.djvu/142: differenze tra le versioni

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il Manzoni scrivendo, e questo riposo che l’autore ed il lettore sono obbligati a prendere dopo due strofe, non è atto troppo ad agevolare l’intelligenza di quello che deve seguire. Lasciando poi stare che non è mai venuto in mente ad alcuno, e al Manzoni meno che ad altri, che ''alcuna virtù amica'' possa immaginarsi di far risalire in cima d’un monte quel macigno che n’è precipitato, nessuno si sentirà disposto a commuoversi al pensiero poco dopo espresso che l’uomo, per il peccato originale, sia caduto nella condizione medesima di quel macigno che non può da sè risorgere a quell’altezza, onde la giustizia o la vendetta di Dio lo precipitò. La comparazione dal maggior numero de’ lettori che declamano l’Inno del ''Natale'', non è, per fortuna, intesa; si guarda alla similitudine e non all’oggetto comparato; se fosse intesa, più tosto che commuovere, quasi offenderebbe. Ed il Manzoni non era di certo commosso, quando intonava il suo Inno. Proseguendo, il Poeta s’infiamma nel suo canto mistico e trova parole eloquenti per esprimere alcuni alti concetti; ma il Bambino Gesù si vede poco, quel Bambino che nei rozzi canti popolari di Natale, i quali si sentono in Italia, in Francia, in Ispagna, si ode veramente piangere, ha freddo, è povero, è accarezzato, è venerato. Io mi ricordo essermi intenerito, da fanciullo, cantando in coro con ingenua fede uno di que’ rozzi idillii natalizii innanzi al Presepio; nessuno potrebbe innanzi al Presepio cantare ora tutto il ''Natale'' del Manzoni, perchè troppi versi vi sono, i quali avrebbero bisogno di commento per venire intesi, atti benissimo a significare alle persone colte (che pur troppo, in Italia almeno,
il Manzoni scrivendo, e questo riposo che l’autore ed
il lettore sono obbligati a prendere dopo due strofe,
non e atto troppo ad agevolare l’intelligenza di quello
che deve seguire. Lasciando poi stai che non e mai
venuto in mente ad alcuno, e al Manzoni meno che ad
altri, che alcuna virtù amica possa immaginarsi di far
risalire in cima d`un monte quel macigno che n’e precipitato, nessuno si sentirà disposto acommuoversi al
pensiero poco dopo espresso che l’uomo, per il peccato originale, sia caduto nella condizione medesima
di quel macigno che non può da se risorgere a quelYaltezza, onde la giustizia o la vendetta di Dio lo preÈ2 cipitò. La comparazionedal maggior numero de’ lettori
che declamano l’Inno del Natale, non e, per fortuna,
intesa; si guarda alla similitudine e non all’oggetto
comparato; se fosse intesa, più tosto che commuovere, quasi ofienderebbe. Ed il Manzoni non era di certo
commosso, quando intonava il suo Inno. Proseguendo,
il Poeta s’intiamma nel suo canto mistico e trova parole
1; eloquenti per esprimere alcuni alti concetti; ma il Bambino Gesu si vede poco, quel Bambino che nei razzi
canti popolari di Natale, i quali si sentono in Italia, in
Francia, in Ispagna, si ode veramente piangere, ha
freddo, è povero, e accarezzato, e venerato. lo miricordo essermi intenerito, da fanciullo, cantando in
coro con ingenua fede uno di quefrozzi idillii natalizii innanzi al Presepio; nessuno potrebbe innanzi al
Prcsepio cantare ora tutto il Natale del Manzoni, perche
troppi versi vi sono, i quali avrebbero bisogno di commento per venire intesi, atti benissimo a significare.,
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