Pagina:Manzoni.djvu/84: differenze tra le versioni
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Te perdendo, ha perduto.</poem> |
Te perdendo, ha perduto.</poem> |
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L’Imbonati sorride mestamente, e risponde:<poem> |
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Se non fosse |
Se non fosse |
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Ch’io l’amo tanto, io pregherei che ratto |
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Quell’anima gentil fuor delle membra |
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Prendesse il vol, per chiuder |
Prendesse il vol, per chiuder l’ali in grembo |
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Di Quei |
Di Quei ch’eterna ciò che a Lui somiglia. |
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Che, fin |
Che, fin ch’io non la veggo, e ch’io son certo |
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Di mai più non lasciarla, esser felice |
Di mai più non lasciarla, esser felice |
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Pienamente non posso. A questi accenti |
Pienamente non posso. A questi accenti |
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Chinammo il volto, e taciti ristemmo; |
Chinammo il volto, e taciti ristemmo; |
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Ma, per gli occhi |
Ma, per gli occhi d’entrambi, il cor parlava.</poem> |
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Dopo questo omaggio che il giovine Poeta, preteso ateo, rende per le parole |
Dopo questo omaggio che il giovine Poeta, preteso ateo, rende per le parole dell’Imbonati alla credenza in Dio e nella immortalità dell’anima umana, egli domanda all’ombra dell’Imbonati quale impressione essa abbia provato nel punto della morte.<ref>Questa pareva una preoccupazione forte nel Manzoni: noi abbiamo veduto nelle lettere che scrive intorno all’Arese moribondo com’egli si sdegni contro il sacerdote che viene a crescere il terrore della morte; è noto poi come l’estrema agonia del Manzoni sia stata dolorosa, pel terrore che lo invase nell’ultimo momento.</ref> Essa risponde evasivamente che non provò alcun dolore, che le parve liberarsi da un breve sonno; ma poi, ridesta alla vita eterna, le increbbe non ritrovarsi più vicina la cara donna che vegliava, con amorosa pietà, al fianco di lui infermo. Altro l’Imbonati non può rimpiangere di questa vita mortale, nè il tristo mondo ch’egli abbandonò. Anima virtuosamente stoica e {{pt|scet-|}} |