Memorie per servire alla vita di Dante Alighieri/XI: differenze tra le versioni

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<div style="text-align:center;">''DI CIO' CHE ACCADDE A DANTE DOPO IL SUO ESILIO.''</div>
 
<big><big>S</big></big>entitasi da ''Dante'' la nuova del suo esilio, prestamente partito di Roma, a ''Siena'' si condusse per intender più da vicino la relazione del fatto<ref>''{{AutoreCitato|Leonardo Bruni|Leonardo Aretino}}'' Vita di ''Dante''.</ref>. Quivi avendo saputo chiaramente ciò che era seguito nella sua patria, nè vedendo alcun riparo, pensò di unirsi con gli altri esuli, e incamminatosi alla volta di ''Arezzo'', a ''Gargonza'' piccolo Castello soggetto alla dettà Città<ref>''Gargonza'' è un Castello in Capo della ''Valdambra'' sul confino dell'Agro Sanese, ed Aretino presso ''Civitella'' del Vescovo, poi compreso nel Vicariato del Monte S. Savino. Questo Castello dai Guelfi di Firenze fu tolto agli Aretini il dì 24. Maggio 1308. ''Giovanni Lelmi'' Diario ''pubblicato'' dal ''Lami'' nelle sue ''Deliciae Erudit. pag. 82 e seg. colla P. III. dell'Istoria Sicula dei Buonincontri''.</ref>con loro si abboccò. Appena furono riuniti insieme i ''Bianchi'' in ''Firenze'', che risolverono di fermarsi in ''Arezzo'' per raccorre un'esercito, col quale potessero tentare di aprirsi a forza la strada per il ritorno nella loro patria. Elessero con questo fine per loro Capitano il Conte ''Alessandro da Romena''<ref>E' rammentato da ''Dante'' nel C. XXX. dell'Inferno vers. 77.</ref>, e fecero dodici Consiglieri, del numero dei quali fu il nostro Dante<ref>''Leonardo Aretino'' loc. cit.</ref>. In ''Arezzo'' si trovava allora messer ''Busone dei Raffaelli di Gubbio'', il quale come Ghibellino era stato discacciato dalla Patria due anni avanti, cioè nel mese di Giugno 1300<ref>Il sopraccitato ''Francesco Maria Raffaelli nel suo Trattato della Famiglia della persona degl'Impieghi ec. di messer Busone da Gubbio cap. IV.''</ref>; e quì contrasse quel forte nodo di amicizia col nostro Poeta, mercè la quale si rese celebre il suddetto ''Busone'', particolarmente per aver poi dato ricetto in sua casa allo stesso Dante. ''Dino Compagni''<ref>''lib. 2. pag. 50.''</ref>ci narra che in quel tempo era Potestà di Arezzo ''Uguccione della Faggiuola'', e che aderendo ai disegni del Pontefice ''Bonifazio'' per ambizione di vedere inalzato il suo figliuolo al Cardinalato, fece tante ingiurie ai ''Bianchi'' dell'Umbria, e della Toscana, che doverono partirsi da detta città, e andarsene a ''Forlì'' dove era Vicario della Chiesa ''Scarpetta degli Ordalaffi''. Ma noi possiamo seguitare le orme dei ''Bianchi'', nè facil cosa sarebbe l'indagare, se con essi sempre vi fu il nostro Poeta. Egli è per altro molto probabile, che almeno ''Dante'' sempre stesse a portata di profittare di qualunque occasione gli si presentasse, e che con i consigli, se non altro, ajutasse i suoi Cittadini, che con esso avevano comune la disgrazia di stare fuori della loro patria. Un moderno storico Pisano racconta esservi costante fama che ''Dante'' intorno a questo tempo se ne venisse a ''Pisa''; "che quivi procurasse ogni mezzo possibile con gli altri fuorusciti di Firenze d'interessar nella loro causa i Pisani, acciò dessero loro ajuti più potenti, ed efficaci per ottenere il loro ritorno in patria a forza d'armi; che Dante certamente più dotto ed eloquente degli altri ne trattasse col Senato; che trovandosi allora i Pisani in quiete con la Repubblica fiorentina per la pace poco prima giurata, e stanchi altresì, ed afflitti dalla precedente lunghissima e sanguinosissima guerra, non vollero perciò pigliar nell'affare de' fuorusciti parte maggiore di quella che per patto di confederazione erano tenuti di prendere per i Ghibellini, e che perciò rigettassero le istanze e le premure di ''Dante''". Per lo che, soggiunge lo stesso, nacque nell'animo di lui tanto sdegno, che d'indi in poi mostrossi così nemico de' ''Pisani'', che quantunque Ghibellini non meno di lui, non ostante gli maltrattò con quelle nere invettive le quali andò scrivendo nel Canto XXXIII dell'Inferno. Ma siccome non fa quest'Autore molto conto di simile tradizione, quindi ancor noi passando avanti senza dirne di più osserveremo, che afflitto sommamente ''Bonifazio VIII'', dalle ingiurie fattegli da ''Filippo il Bello'' Re di Francia suo capital nemico, mentre minacciava una strepitosa vendetta, terminò di vivere il dì 11. Ottobre 1303. e nè 22. dello stesso mese gli successe nel Papato il Cardinal ''Niccolò dell'Ordine de' Predicatori, Vescovo d'Ostia'', il quale prese il nome di ''Benedetto XI''.