Rime (Dino Frescobaldi)/Un sol penser che mi ven ne la mente: differenze tra le versioni
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Un sol penser che mi ven ne la mente
mi dà con
che
di volere ascoltar
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una battaglia forte, aspra e dura,
che sì crudel mi dura,
Ché
{{R|10}}riceve il petto nella parte manca
da le parole che
la prima de le qual si fa sì franca,
che giugne equal con virtù di saetta,
dicendo al cor: «Tu perdi quella gioia,
{{R|15}}onde conven che la tua vita moia».
In questo dir
che dove nascer suol conforto in pria
or piu tosto si cria
quel che mi fa di vita sperar morte:
{{R|20}}e quivi cresce con tanta ferezza
questa speranza, che così
E se le mie vertù fosser accorte
{{R|25}}a far di loro scudo di merzede,
vienvi un disdegno che lo spezza e taglia;
e questi è
che dice a la seconda aspra battaglia:
«
{{R|30}}e dò lor forza di crudel martiri».
La terza vien così fera parlando,
e di tal crudeltà segnoria porta,
che non faria di morir la speranza.
{{R|35}}Questa mi dice così ragionando:
«Vedi Pietà,
la qual fedita e morta
fu nel partir della tua bella amanza.
In te convien che cresca ogni pesanza
{{R|40}}tanto, quanto ogni tuo ben fu
ché quel piacer che prima il cor
soavemente co la sua dolcezza,
così come si mise umìle e piano,
{{R|45}}or disdegnoso
Canzon, di quello onde molto mi duole
tu porterai novella
a quella giovanetta donna bella,
che più
{{R|50}}Tu la vedrai disdegnosa ridendo
render grazia a colui
che
mi fa così per lei morir piangendo.
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