Memorie per servire alla vita di Dante Alighieri/VI: differenze tra le versioni

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<div style="text-align:center;">''DELLA PUERIZIA DI DANTE, E DE' SUOI PRIMI STUDJ.''</div>
 
<big><big>L</big></big>a prima età di Dante si rende assai memorabile a cagione di essersi in essa invaghito di colei, per cui uscì dalla volgare schiera<ref>Inferno Canto II. verso 105.</ref> dei rimatori del suo secolo. Io intendo parlare di ''Beatrice Portinari'', dall'amor della quale come restasse tenacemente legato il nostro Dante, dietro il ''Boccaccio'' in tal forma lo raccontano quasi tutti gli scrittori della di lui vita. Era usanza vecchia in Firenze, che si solennizzassero con feste e conviti fra vicini e congiunti con i primi del mese di maggio, quasi per far mostra del giubbilo, che inspira il dolce aspetto della nuova ridente stagione<ref>Il ''Villani lib. 8. cap. 8.'' dice "che ogni anno per le calende di maggio quasi per tutta la Città si facean brigate, e compagnie di uomini e di donne, di sollazzi e balli". Ved. il Discorso di ''Domenico Manni'' sopra il costume di cantar Maggio, il qual costume ancora di presente si mantiene principalmente per la campagna ove più che nelle rumorose città durano le antiche usanze.</ref>. ''Folco Portinari'' cittadino di molta reputazione, e dotato di ampie facoltà aveva radunato nella propria casa gli amici suoi, e fra questi ''Allighiero Allighieri''<ref>Gli ''Allighieri'' non abitarono molto lontano da' ''Portinari'' come si è detto, poichè questi avevano le loro case, dove è ora il Palazzo già dei ''Duchi Salviati'', ora ''Ricciardi'' presso il canto dei ''Pazzi'', nel qual Palazzo furono incorporate le dette case con quelle de' Conti ''Guidi'', poi de' ''Cerchi'', come si legge nella storia della ''Bella Umiliana de' Cerchi'', scritta dal dotto ''Francesco Cionacci cap. 3 della part. IV. pag.'' 385. e 407. ''edizione di Firenze del'' 1682. in 4° anzi ''Folco'' suddetto era della cura di ''Santa Margherita'' come lo fu ''Dante'', lo che impariamo dal di lui testamento il quale avremo luogo di citare più a basso, ed in cui è descritta con i suoi confini la casa di sua abitazione, e le altri di altri ''Portinari''. Per questa adunque, sembra che resti confermato il racconto del Boccaccio.</ref> per solennizzare il primo giorno di detto mese. Ad una tal festa vi fu condotto dal padre, ''Dante'', benchè non avesse ancor terminato il nono anno della sua età; e questo sul finir del convito, essendosi con gli altri fanciulli suoi coetanei ritirato in disparte a trastullarsi, s'imbattè a prender dimestichezza con una piccola figliuola<ref>Il ''Boccaccio'' nella vita di ''Dante'', ed altri, dicono che ''Beatrice'' aveva forse otto anni; ma ''Dante'' stesso nel principio della vita nuova, ci assicura che ella era sul principio del nono anno, ed egli alla fine dello stesso.</ref> del detto ''Folco'', la quale oltre ad esser bellissima, era "assai leggiadretta secondo l'usanza fanciullesca, e ne' suoi atti gentile, e piacevole molto, con costumi, e con parole assai più gravi, e modeste, che il suo piccolo tempo non richiedeva"<ref>''{{AutoreCitato|Giovanni Boccaccio|Boccaccio}}'' loc. cit.</ref>. Un tal racconto non è per altro a mio parere conforme a quanto di se medesimo ha lasciato scritto ''Dante'', e forse il ''Boccaccio'' lo ha finto a suo capriccio per abbellire, secondo il suo costume, la verità sostanziale del fatto, di cui mi riserbo a parlare nel seguente paragrafo. Nella sua puerizia percdè ''Dante'' il genitore; nientedimeno essendo restato padrone di un comodo patrimonio<ref>Il Boccaccio scrive che Dante nacque "da assai lieta fortuna: lieta dico secondo la qualità del mondo, che allora correva" e lo conferma ''{{AutoreCitato|Leonardo Aretino}}''.</ref> ebbe campo, mercè l'attenta cura di coloro ai quali incumbeva il carico della sua educazione, di esercitarsi nelle arti liberali, e di apprendere gli elementi delle umane lettere. In Toscana mai si perdè affatto il sapere<ref>Vedasi quanto scrive sopra di ciò l'eruditissimo ''Lami'' nella ''parte I. del suo Odesporico pag. 229. e seg.'' ed il dotto canonico ''Bandini'' nella Prefazione posta innanzi al tom. I. del suo ''Specimen literaturae Florentinae saeculi XV.''</ref>, quantunque le infinite rivoluzioni, alle quali fu dopo la rovina dell'Impero Romano soggetto questo paese, avessero quivi, come altrove ricondotta l'ignoranza, e la barbarie dei secoli più remoti. Le invasioni dei barbari, e le continove guerre, che i piccoli signori, e le nascenti Repubbliche per difendersi dagli assalti dei prepotenti, o per allargare i confini del loro territorio si facevano scambievolmente, avevano reso gli uomini più atti al mestiero delle armi, che disposti a coltivare le scienze. Quando per altro venne al mondo il nostro ''Dante'', già i Fiorentini avevano una maggior cognizione dei buoni studj di quello che fosse per lo passato; ed il loro volgare idioma andava prendendo piede, avendo incominciato a scrivere in esso non tanto i prosatori, quanto il Poeta ser ''{{AutoreCitato|Brunetto Latini}}'' Segretario della Repubblica Fiorentina, "gran filosofo, e sommo maestro di rettorica, tanto in bene saper dire, quanto in ben dittare"<ref>Così lo chiama ''{{AutoreCitato|Giovanni Villani}}'' nel lib. VIII. cap. X. delle sue Storie. Egli era del Sesto di Porta del Duomo.</ref>. Aveva esso a' suoi concittadini il primo insegnato non solo la maniera di esprimere con ornato di parole le proprie idee, ma di regolare ancora secondo i precetti della politica, gli affari della loro Repubblica<ref>''Villani'' loc. cit. Tutti i nostri scrittori che parlano di ''Brunetto'' non sono parchi di lodi verso di lui, che per i suoi tempi fu certamente uomo di vaglia. Firenze per altro aveva avuto, ed aveva allora altri soggetti di qualche reputazione per il loro sapere, e sino nel 829. era Città di studio, come osserva il suddetto ''Bandini'' ove sopra, ritraendolo da un Capitolare di ''Lottario'' Imperatore e Re d'Italia pubblicato dal ''{{AutoreCitato|Ludovico Antonio Muratori|Muratori}}'' part. I. tom. II. rerum italicarum scriptorum, e di cui dal ''Muratori'' stesso si parla a quest'anno ne' suoi ''Annali d'Italia'', benchè confessi essere incerto il tempo in cui fu formato il suo Studio.</ref>, e questo ebbe pure la gloria di ammaestrare ''Dante'', che senza fallo di gran lunga lo avanzò nel possesso delle scienze le più sublimi, e nelle poetichè facoltà<ref>''Dante'' Cant. XV. dell'Inferno, vers. 82. e seg. ed altrove nel lib. I. della sua Volgare Eloquenza Cap. XIII. lo riprende di aver male scritto nella lingua volgare, e certo che ''Dante'' conosceva bene quanto egli era superiore al maestro, nonchè agli altri scrittori del suo secolo.</ref>.
 
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