Memorie per servire alla vita di Dante Alighieri/X: differenze tra le versioni

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<poem>''Figliuol fui d'un beccajo di Parigi''</poem>
 
non è quì luogo il cercarlo dopo tanti che ne hanno parlato. Cosa troppo fuor di proposito sarebbe il farlo, bastando che per difesa di Dante si possa sostenere che un diritto era di certe famiglie, alcune delle quali sussistono ancora, il provvedere questa gran città delle bestie da macello, e formavano una specie di collegio come appresso i Romani, di che può vedersi l'Enciclopedia Art. ''Boncher'' e la Storia di Francia di ''Velly'' proseguita dal signor ''Villarel'' Vol. XIII. pag. 154. edizione in 12° Parigi 1764; onde altro quella espressione non significhi se non che ''Ugo'' era appunto discendente da una casata la quale godeva di tal privilegio. Egli è inverisimile che nel secolo XIII. vi fosse questa credenza? Comunque sia l'opinione avanzata da Dante era comune in quei tempi, e Giovanni Villani, che parla da Storico, la riporta come creduta dai più, ''lib. IV. cap. 3.'' E' quì da riferire ancora che Gaillard nella vita di Francesco I. tom. 8. pag. m. 198. e 199. narra ciò che ''Dante'' spaccia di ''Ugo Capeto'' ed asserisce che Luigi Alamanni avendolo mostrato a quel Re, questi andò in collera e fu sul punto di proibire la lettura di quel Poeta; ei la spaccia per calunnia, ma che tale sia, ha lasciato di provarlo, lo che far doveva, la storia non essendo dimenticata dai suoi ancora.</ref>. Stimò ''Dante'', il quale era del partito dei ''Cerchi''<ref>L'amicizia che passava fra ''Dante'' e ''Guido Cavalcanti'' implacabile nemico di messer ''Corso Donati'', e de' suoi, come si vede nella Storia di ''Dino Compagni lib. I.'', potè far sì, che il nostro Poeta aderisse più tosto al partito dei ''Cerchi'', che a quello dei ''Neri''; ed è probabile che ''Dante'' fosse uno di quei giovani, i quali al dire di ''Dino'' loc. cit. pag. 20. aveva il ''Cavalcanti'' inanimati contro messer ''Corso''. Imperciocchè essendo stata la sua famiglia della fazione Guelfa, pareva che Dante dovesse più ai ''Neri'', che ai ''Bianchi'' attaccarsi, con i quali tenevano tutti i Ghibellini. Si osservi poi che ''Dante'' non parlò nella sua Commedia con disprezzo della casata dei ''Cerchi'', come alcuni pensarono, ma che anzi ciò che ne dice ridonda in loro decoro. ''Cionacci Vita della B. Umiliana part. IV. cap. IV. § 23. e 24.''</ref>, benchè avesse per consorte una della casata dei ''Donati''<ref>Io non ho potuto fin quì scoprire se stretta parentela vi fosse fra la ''Gemma Donati'' moglie di Dante, e messer ''Corso'', ma certamente non pare che ''Dante'' avesse alcun riguardo all'affinità con i detti ''Donati'', e quindi l'alienazione dalla moglie.</ref>, che una tal venuta in Toscana di ''Carlo'' poteva apportar danno ai ''Bianchi'', ai quali il Pontefice ''Bonifazio VIII.'' mostrava bene di esser contrario<ref>Perchè sapeva il Pontefice che la maggior parte dei ''Bianchi'' era composta di ''Ghibellini'', ed in conseguenza di suoi nemici; o almeno perchè messer ''Corso Donati'' con altri suoi amici gli faceva credere che la parte Guelfa periva in ''Firenze''. ''Dino Compagni lib. I. pag. 23.''</ref>, e a tutta sua possa vi si oppose<ref>Nella condanna di ''Dante'', che noi accenneremo più sotto, si dice espressamente, che egli avea contraddetto alla venuta di ''Carlo'' in Toscana.</ref>, benchè inutilmente, come fra poco vedremo. In questo mentre essendo tornati alcuni della parte ''bianca'' dal loro confine, gli amici dei ''Donati'' si radunarono nella Chiesa di ''S. Trinità'', perchè dispiaceva loro di veder rimessi nella Patria quei cittadini, che odiavano come nemici, quantunque membri di un medesimo corpo, ed ivi risolsero di usare ogni mezzo per rovinargli. La Signoria mal volentieri sofferse un tal fatto, e per punire quei che avevano maneggiata la congiura, condannarono ''Messer Simone dei Bardi'', il Conte ''Guido da Battifolle'', e ''Federigo Novello'' suo figliuolo<ref>Bisogna confessare, che la storia di queste fazioni è molto oscura, e che gli Scrittori hanno confusi i fatti. ''{{AutoreCitato|Leonardo Aretino}}'' nella Vita di ''Dante'' narra diversamente queste cose; ma noi abbiamo piuttosto voluto seguitare ''Dino Compagni'', che meglio si può credere informato delle cose seguite sotto i suoi occhi. Ved. il primo ''libro delle sue Storie pag. 23. e 24.''</ref>. Ma non ostante questo, tanto si adoperarono i ''Neri'' presso ''Bonifazio'' VIII. che egli promesse di procurar ad essi l'ajuto del suddetto Carlo "il quale era partito di Francia per andare in Sicilia contra ''Federigo''" secondo figliuolo di ''Piero d'Aragona'', e successor di suo padre nel Regno. Giunto questi in Bologna si ristette per allora dall'intromettersi negli affari dei Fiorentini, che non avevano mancato di spedir colà Ambasciatori per pregarlo a non esercitare alcun segno di ostilità contro di loro, e passando presso ''Pistoja'' nell'agosto del 1301. senza entrare nella città, mostrando per altro contro ad essa mal talento, andò al Pontefice, da cui fu onorato del titolo di Conte di Romagna, Capitano del Patrimonio, e Signore della Marca di Ancona. Cominciò allora il Papa a trattare con i capi di parte ''nera'', e particolarmente con Messer ''Corso dei Donati'', di spedir ''Carlo'' in Toscana, prima che passasse in Sicilia contra ''Federigo''; e perciò fornitolo di danaro e di truppe, lo inviò per la parte di ''Siena'' a Firenze. Fermatosi ''Carlo'' nella detta città di ''Siena'' spedì alla nostra Repubblica alcuni Ambasciadori, e fra questi un messer ''Guglielmo'' "cherico, uomo disleale e cattivo, quantunque in apparenza paresse buono e benigno" per intendere se aderiva che venisse per Paciario in Toscana. Dopo una lunga consulta fu risoluto di sì, e per onorare maggiormente la venuta di ''Carlo'', la Signoria gli mandò incontro Ambasciadori commettendo ai medesimi, che procurassero di ottenere una capitolazione, in virtù della quale egli si obbligasse "che non acquisterebbe contro a noi niuna giurisdizione, nè occuperebbe niun'onore della città, nè per titolo d'impero, nè per altra cagione, nè le leggi della città muterebbe, nè l'uso"; lo che fu fatto. Stabilite in questa forma le cose, ''Carlo'' entrò in ''Firenze'' in giorno di domenica il dì 4. novembre 1301. con 1200 cavalli al suo comando, ed andò a smontare nelle case dei ''Frescobaldi'' di là d'''Arno''; le quali non erano ancora rinchiuse nel terzo cerchio della città. Quali scompigli, e quali revoluzioni accadessero allora in Firenze, e come con gran dissimulazione andasse procurando il detto ''Carlo'' di scacciare dal governo della Repubblica non solo, ma dalla Patria ancora i ''Bianchi'', perchè si sospettava che costoro fossero in cuore Ghibellini; lunga cosa sarebbe il distesamente narrarlo, tanto più che di tutto questo una sincera, e patetica storia ce ne ha lasciata il nostro ''{{AutoreCitato|Dino Compagni}}'', il quale fu presente, ed ebbe mano in ciò che allora accadde. Or ''Dante'', come si disse, avendo con altri suoi compagni nel Priorato impedita la venuta in ''Firenze'' di ''Carlo'', dopo che egli a dispetto loro vi fu arrivato, e che cominciò a portarsi in modo da far comparire il mal'animo, che nutriva contro i ''Bianchi'', essendo stato eletto per potestà messer ''Cante Gabrielli da Gubbio'', fu lo stesso Dante mandato in esilio, e condannato in pena pecuniaria.
 
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