Memorie per servire alla vita di Dante Alighieri/VIII: differenze tra le versioni

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:A ciascun'alma presa, e gentil core ec.</ref>, ''Dante da Majano''<ref>''Dante da Majano'' fiorì intorno al 1290, e fu uno di quelli che cooperarono per l'ingrandimento della Toscana poesia. Amò una donna Siciliana chiamata ''Nina'', in lode della quale compose ed ordinò diverse bizzarrìe, che erano allora alla moda. ''Crescimbeni Comment. alla Stor. della volg. Poesia vol. I. lib. I., cap. 8. pag. 108'' e ''cap. 19. pag. 178.'' Ancor questa ''Nina'' si dilettò di poesia, come dice detto ''Crescimbeni loc. cit. vol. II. part. III. lib. 2 pag. 84'' e tanto amò ''Dante'', che si faceva chiamare la ''Nina di Dante''. Egli poi fu dei primi che introdussero le Lettere missive in Sonetti; (''Crescimbeni loc cit. pag. 93.'') il qual'uso avendo seguitato l'Allighieri, fra le mentovate rime si trova una risposta del detto ''Dante da Majano'' al più volte citato sonetto, che principia
:A ciascun'alma presa, e gentil core ec.
</ref>, ''{{AutoreCitato|Cecco Angiolieri|Cecco Angiolieri}}''<ref>''Cecco Angiolieri'', di cui parla il ''Boccaccio'' nella ''nov. 4. della 6. Giorn.'' visse sul finire del XIII. secolo. Più sonetti scrisse a ''Dante'', i quali sono nella raccolta ''dell'Allacci'', e da alcuno di essi apparisce che egli fosse suo amico, ma da uno assai satirico si viene in chiaro, che fu veramente suo emulo. Ved. il ''Crescimbeni'' ne' ''Commenti alla Stor. della volg. Poesia vol. II. part. II. lib. 2. pag. 103.''</ref>, ''Busone da Gubbio''<ref>Di lui dovremo dovremo più in basso a ragionare.</ref>, ''Buonagiunta degli Orbigiani'' da Lucca<ref>E' nominato da ''Dante'' nel XXIV. Cant. del Purg. e certo con lode. Di questo antico Rimatore ne parla il ''Bembo nel lib. 2. delle sue Prose, il Redi nelle annotazioni al suo Ditirambo pag. 101. e 236. ed il Crescimbeni'' loc. cit. 1. pag. 59.</ref>, ''Dino Frescobaldi''<ref>Più a basso si vedrà, come secondo alcuni, costui fu amico di ''Dante''. Nella dolcezza, e vaghezza della Poesia non fu inferiore a ''Cino'', come ci assicura il ''Crescimbeni'' loc. cit. lib. I. pag. 59.</ref>, ''Gervasio Ricobaldo'' Ferrarese e canonico di Ravenna<ref>Questo celebre storico, e poeta mori verso l' anno 1297. Ved. il ragionamento posto in principio delle rime scelte de' poeti ferraresi antichi e moderni di sopra mentovato, ed impresso in ''Ferrara'' nel 1713. in 8° per gli eredi di ''Bernardino Pomatelli'' Imp. Episc. e l'ab. ''Tiraboschi'' nell'opera che quì sotto citiamo: tom. IV. lib. 2. cap. 6. § 5.</ref>, ''Brandino'' o ''Bandino''<ref>Così si chiama questo famoso poeta dei Padovani, ricordato nel libro ''de vulgari eloquentia'', dall'''Allacci'' , e dal ''Co. Mazzucchelli'' negli scrittori d'Italia.</ref> da Padova o sia Ildebrandino, ed altri che possono vedersi annoverati dal dottissimo ab. ''{{AutoreCitato|Girolamo Tiraboschi|Girolamo Tiraboschi}}'' nelle sue storie della letteratura italiana<ref>Tomo IV. lib. 3. e tom. V. Modena in 4°.</ref> dopo il canonico ''Giovan Mario Crescimbeni'' ed il ''Quadrio''. Vi è stato anche chi ha detto, che egli avesse stretta amicizia in ''Firenze'' col famoso ''Francesco Stabili'', detto volgarmente ''Cecco d'Ascoli'', la di cui tragica fine lo ha renduto più celebre, che alcuna delle sue opere. Ma che ''Cecco'' si trovasse in ''Firenze'' prima che da essa fosse esiliato il nostro Poeta, e che con lui si applicasse a disputar sopra diversi punti di Filosofia, come il dice padre ''Appiani'', non mi pare che si possa francamente asserire senza confondere i tempi. Comunque sia, questi due Letterati è certo che si conobbero almeno per lettera; che lo ''Stabili'' si dimostrò ne' suoi Scritti un'ardito disprezzatore della Commedia del nostro ''Dante'', e che di ''Guido Cavalcanti'' ancora non ebbe alcuna stima<ref>Nel cap. I. del Lib. I. 4. esamina con molto rigore la celebre Canzone di Guido Cavalcanti, che incomincia.
<center>''Donna mi prega perch'io voglia dire''</center></ref>. Era lo ''Stabili'', come dalle sue Opere apparisce, uno spirito ambizioso, disprezzante ed altiero che delle cose sue aveva maggiore opinione di quelle, che ad un Filosofo convenisse.