Della vita, studi e costumi di Dante: differenze tra le versioni

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§10. Poiché detto abbiamo delli affanni suoi publici, e in questa parte mostrato il corso di sua vita, diremo ora del suo stato domestico e de' suoi costumi e studii.
 
{{AutoreCitato|Dante Alighieri|Dante}}, innanzi la cacciata sua di Firenze, contuttoché di grandissima ricchezza non fusse, nientedimeno non fu povero, ma ebbe patrimonio mediocre, e sufficiente a vivere onoratamente. Ebbe un fratello chiamato Francesco Aldighieri; ebbe moglie, come di sopra dicemmo, e più figliuoli, de' quali ancora oggi resta successione e stirpe, come di sotto faremo menzione. Case in Firenze ebbe assai decenti, congiunte con le case di Geri di messer Bello suo consorto; possessioni in Camerata e nella Piacentina ed in Piano di Ripoli: suppellettile abbondante e preziosa, secondo lui scrive. Fu uomo molto pulito, di statura decente e di grato aspetto, e pieno di gravità: parlatore rado e tardo, ma nelle sue risposte molto sottile. La effigie sua propria si vede nella chiesa di Santa Croce, quasi al mezzo della chiesa dalla mano sinistra andando verso l'altar maggiore, e ritratta al naturale ottimamente, per dipintore perfetto del tempo suo. Dilettossi di musica e di suoni, e di sua mano egregiamente disegnava; fu ancora scrittore perfetto, ed era la lettera sua magra e lunga e molto corretta, secondo io ho veduto in alcune epistole di sua mano propria scritte. Fu usante in giovanezza sua con giovani innamorati, e lui ancora di simile passione occupato, non per libidine, ma per gentilezza di cuore; e ne' suoi teneri anni versi d'amore a scrivere cominciò, come veder si puote in una sua operetta vulgare, che si chiama ''{{TestoCitato|Vita nuova|Vita Nuova}}''. Lo studio suo principale fu poesia, ma non sterile, né povera, né fantastica; ma fecundata e inricchita, stabilita da vera scienza e da moltissime discipline.
 
§11. E per darmi ad intendere meglio a chi legge, dico che in due modi diviene alcuno poeta. Un modo si è per ingegno proprio agitato e commosso da alcuno vigore interno e nascoso, il quale si chiama furore e occupazione di mente. Darò una similitudine di quello che io vo' dire: beato {{AutoreCitato|San Francesco d'Assisi|Francesco}} non per iscienza, né per disciplina scolastica, ma per occupazione e astrazione di mente, sì forte applicava l'animo suo a Dio, che quasi si trasfigurava oltre al senso umano, e conosceva di Dio più che né per istudio né per lettere cognoscono i teologi; così nella poesia, alcuno per interna agitazione e applicazione di mente poeta diviene; e questa si è la somma e la più perfetta spezie di poesia: e onde alcuni dicono i poeti essere divini, e alcuni li chiamano sacri, e alcuni li chiamano vati. Da questa astrazione e furore che io dico, prendono l'appellazione; gli esempii li abbiamo da Orfeo e da {{AutoreCitato|Esiodo|Esiodo}}, de' quali l'uno e l'altro fu tale, quale di sopra è stato da me raccontato; e fu di tanta efficacia Orfeo, che e sassi e selve moveva con la sua lira; ed {{AutoreCitato|Esiodo|Esiodo}}, essendo pastore rozzo e indotto, solamente bevuta l'acqua della fonte Castalia, senz'altro studio poeta sommo divenne: del quale abbiamo l'opere ancora oggi, e sono tali, che niuno de' poeti litterati e scientifici lo vantaggia. Una spezie adunque di poeti è per interna astrazione ed agitazione di mente; l'altra spezie è per iscienza, per istudio, per disciplina ed arte e per prudenzia: e di questa seconda spezie fu {{AutoreCitato|Dante Alighieri|Dante}}; perocché per istudio di filosofia, teologia, astrologia ed arismetica e geometria, per lezioni di storie, per revoluzione di molti e varii libri, vigilando e sudando nelli studii, acquistò la scienza la quale dovea ornare ed esplicare con li suoi versi.