Fiore di virtù/I: differenze tra le versioni

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Lo secondo amore, che si chiama parentado, nasce da uno naturale movimento d'animo che induce le persone ad amare gli suoi parenti, siccome n'ammaestra la natura. Disse un profeta: Non ti fidare in colui che non'ama gli suoi parenti, perocchè chi non ama le sue cose, e come amerà egli altrui? Salomone dice: Tutte l'acque escono dal mare, e tutte ritornano al mare: le persone sono fatte di terra, e in terra ritorneranno; e conoscendo le tribolazioni e le miserie del mondo, io lodo più gli morti che gli vivi, e più beato chi non è nato, che non ha veduto il male che si fa sotto al sole. Due cose si trovano sempre l'una contraria all'altra, che il male è sempre contrario al bene, la morte è contraria alla vita. Le ricchezze e le virtù allegrano il cuore dell'uomo, ma sopra tutto è l'amore d'Iddio.
 
Lo terzo amore, il quale si dice amistade, ovvero compagnia, si è di volere ogni cosa lecita e onesta insieme; e fondasi e fermasi in su uno congiungimento di vita, che diletta alle persone di volere stare insieme. E lo effetto di questo amore discende per tre cagioni: la prima si è per bene che l'uomo vuole o spera dallo amico che egli ama, e non per altro; questo si è amore di falsitade, che non si puote appellare propriamente amore: lo secondo effetto, per ben che vuole che abbia lo suo amico: lo terzo si è amare la persona per Dio; per la virtù del quale amore nasce la virtuosa amicizia. E, siccome pruova Fra Tommaso, per tre cose si mantiene l'amico: prima, amarlo di puro cuore; secondo, fare quello che si creda che gli piaccia; l'altra si è guardarsi da quello che si crede che gli stia in dispiacere, ovvero che gli sia danno; chè gli amici si s'acquistano e mantengonsi per tre cose, onorandogli in presenza, laudandogli in assenza, e servendogli a bisogni. Salomone dice: Al fedele amico nessuna cosa si può apparecchiare.<ref>''Apparecchiare'' è in senso di agguagliare; dal provenzale ''pareille'' onde gli antichi facevano ''pareglio'' (''simile, uguale'' ec.), e quindi ''parecchio'' per il cangiamento del ''gl'' in ''cch''.</ref> Ovidio dice: In prosperità troverai molti amici, e nelle avversitadi solo rimarrai. Quattro cose sono meglio vecchie che giovani: l'amico, il vino, il pesce e l'olio. Aristotile dice: Quanto l'albero è maggiore, cotanto gli fa mestiero di maggiore sostentamento; e come maggiore è la persona, più le fa mestiero amici; chè nessuno bene si può avere essendo solo, e perciò la beatitudine della persona non è altro che amistade. Tullio disse: Se una persona andasse in cielo e vedesse la virtù e le bellezze d'Iddio, e le grandezze del sole e della luna e delle stelle, e tutte l'altre bellezze del cielo, e poi tornasse in terra, niente le parrebbe questa cotale allegrezza, se non avesse persona con cui potesse ragionare, siccome a sè stesso. {{AutoreCitato|Platone|Plato}} dice: Innanzi che tu ami l'amico, provalo; e quando l'arai provato, amalo di puro cuore. Lo Decreto dice: Le amistà che si fanno con una cattiva persona, non possono mai essere se non cattive, o per vile cagione. Ancora il buono si corrompe per compagnia del rio: ed il rio diventa buono, e la infamia si toglie da dosso, accompagnandosi con più onesto e migliore di lui.
 
Lo quarto amore, che volgarmente si chiama innamoramento, ovvero vagheggiamento, si è di tre maniere. Lo primo amore si è concupiscenza, ch'è quando l'uomo ama la donna solo per diletto che voglia di lei, e non per altro; come fanno la maggior parte delle persone. La dilettazione di questo amore si è tutta nel corporale diletto, e, secondo che prova Fra Tommaso, nessuno non ama cosa alcuna se non ha speranza d'averne alcun bene o alcuno diletto, avvegnachè sia talora male, ma quanto al suo piacere, egli è pur bene. Sicchè in ciascheduno amore conviene che sia qualche dilettazione corporale o intellettuale. La corporale discende e viene per cinque principali sensi del corpo, ch' i' ho detto di sopra. La intellettuale viene da immaginare dello intelletto, e si è troppo maggiore, come pruova lo detto Fra Tommaso; sicchè tutto il diletto dello amore della concupiscenza si è nella dilettazione corporale, abbandonando lo intellettuale diletto, lasciando il maggiore per lo minore, siccome cosa che non cura d'altro che del proprio diletto suo, non guardando alcuno onore o piacere della donna, pure che possa soddisfare all'animo suo, a modo che fanno le bestie; e però propriamente non si può appellare amore. Aristotile dice: Amore non è altro che volere che la persona che l'uomo ama, abbia bene; e chi ama altrui per bene che voglia da lui, e non per altro, non l'ama, perchè non vuole il bene di lui, anzi vuole pur lo suo; e di questo cotale amore di concupiscenza si può dire che tratte la Regola dell'amore, la quale dice che l'amore niente si puote negare alla mente, e degli diletti della mente non si puote saziare, e sempre è timoroso in palese, e se e' sia veduto dalla cosa amata trema per la subita veduta, ed è costretto dalla continua immaginazione della cosa ch'egli ama, ed è cosa piena di sollecita paura; poco dorme, meno mangia, e sempre istà in pensiero e in malinconia. Socrate dice: Nessuna servitù è maggiore ch'essere suggetto e servo d'amore. {{AutoreCitato|Platone|Plato}} ragiona: Amore non ha occhi; sicchè questi innamorati in tal modo si possono piuttosto appellare odiatori, secondo la regola, e servilmente ciechi: sempre stanno in pensiero e in paura: la ragione si è, perchè questo cotale amore di concupiscenza non è virtù, anzi è vizio di lussuria. Frate Tommaso dice: L'animo di ciascheduna persona sempre si conviene muovere per forza di ragione in amare tutte le cose buone e belle; chè avvegna ch'una persona non faccia bene a non amare alcuno, non è al mondo se non matto palese a chi non piacciono le cose buone e belle, quando le vede, e ch'e' non abbia dilettazione immaginandole senza niuna altra villana dilettazione corporale. Santo Bernardo dice: Amore non è altro che trasformazione nella cosa amata, trasformandosi in atti e modi e costumi, e in volere nella sua condizione.
 
Lo quinto si è amor naturale, il quale non è in podestà delle persone, e induce l'animo di ciascuno in amare lo suo simile. Fra Tommaso dice che ciascuna persona del mondo naturalmente sempre si pruova in amare quello ch'è simile di lui o per corporale forma, o per natura, o per usanza, o per costume, reputando bestie e matti esser coloro i quali non amano i loro simili per sano intelletto, e non per altro rispetto. E di questo si può fare pruova per gli uccelli e per le bestie, e per tutti gli altri animali che non hanno alcuno intelletto, chè tutti s'accompagnano, e dilettano di stare con lo suo simile senza alcuno carnale diletto; e così non è cosa al mondo che non tragga alla sua natura. Aristotile dice che tutte le persone del mondo sono nate sotto certe costellazioni; e quegli che formati sono sotto una costellazione, naturalmente deono essere d'una complessione, e sempre si deono amare e compiacersi più insieme, che quegli che sono formati sotto diverse costellazioni: e però a ciascuno pare bello e buono ad amare tutte quelle cose che se gli affanno; salvo che quella cotale similitudine non gli meni ad alcun danno; avvegnachè naturalmente tutti gli artefici s'amino insieme per la similitudine del mestiero: ma la maggiore parte, l'uno dice male dell'altro per la invidia, per la quale l'uno ha sospetto l'altro; e per questa ragione l'uomo superbo ha in odio l'umile; e così generalmente per tutte le cose che per somiglianza possono tornare a danno. E naturale cagione si è questa, che tutte le persone del mondo amano anzi la sua utilità, che l'altrui: sicchè, coloro che dicono che nessuno uomo ama mai le donne se non per piacere, s'ingannano, secondo che tu puoi vedere manifestamente per quello c'ho detto di sopra. Tullio dice: Amore perfetto non è altro se non amare altrui non per forza, nè per paura, nè per utilitade; chè assai è la utilitade che séguita pura della intellettiva dilezione d'amore. {{AutoreCitato|Platone|Plato}} dice: Vuo' tu conoscere chi è simigliante a te? guarda colui che tu ami senza cagione.
 
Perchè dalle donne discende lo informamento d'amore, sono fermo d'essere loro difenditore a ciascuno che dice di loro, per ordine. E imprimamente arrecherò certe autorità di savj che hanno detto bene delle femine, e poi dirò l'autorità di coloro che n'hanno detto male; e alla fine concorderò queste autoritadi insieme e darò verace soluzione, volendo tagliare le lingue a' malvagi dicitori.
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L'autorità del bene delle femine si sono queste: Salomone dice: Chi trova la buona femina trova bene e allegrezza, e chi scaccia la buona femina discaccia bene da sè. Salomone dice, che la buona femina è corona del suo marito, e onora le case e le ricchezze, e' parenti. Iddio manda la savia femina. Ancora: La savia femina rifà la sua casa, e la matta la disfà. Siccome l'uomo senza i quattro elementi non potrebbe durare al mondo, così non potrebbe durare senza femina: e però si puote mettere per quinto elemento. Se le femine non fossono, gli uomini invecchierebbono, e perirebbe il mondo; e se le femine si dessino alle scienze<ref>Altrove si leggo ''provassono le scienze ec.'', che non è brutta variante.</ref> e alle usanze del mondo come fanno gli uomini, s'alluminerebbono per la loro sottigliezza.
 
Le autorità contrarie sono queste: Salomone dice, che non è asprezza sopra il capo del serpente, e non è ira sopra quella della femina. Ancora: È meglio a stare col leone o col dragone, che stare con una rea femina: per la femina venne il primo peccato, e per lei tutti morimmo. Salomone dice: Di mille uomini ho trovato uno buono, ma delle femine non posso trovare nessuna. Ancora: Non istar con alcuna femina, chè delle vestimenta nascono le tarme, e della femina nasce la iniquità. Ancora: È meglio la iniquità dell'uomo che la bontà della femina. Ancora: Se la femina avesse signoria sopra lo suo marito, ella lo farebbe stare molto male. Marsilio dice: Chi ha femina, crede; nè ode, nè vede. Dice uno savio: Tre cose caccian l'uomo fuori di casa: lo fumo, la casa mal coperta, e la ria femina. Dice Origene, che la femina è capo del peccato ed è arme del diavolo, ed è occasione della perdita del paradiso, madre d'ogni vizio, ed è corruzione della legge antica. Ipocrate disse a una femina che portava fuoco in mano: Più arde quella che 'l porta, che 'l fuoco che è portato. Omero dice d'un'altra ch'era inferma in su il letto: Il male sta col male. Salustio dice d'una che imprendea a leggere: Là ov'è lo veleno del serpente s'aggiugne lo veleno dello scorpione. {{AutoreCitato|Platone|Plato}} disse a certe femine che piangeano un'altra ch'era morta: Il male s'attrista perchè il male è partito. Avicenna disse di un'altra ch'imprendea a scrivere: Non moltiplicare il male col male.